il pastone tedesco
Anche lo 0-0 è apparso a Euro 2024, con i tifosi degli arbitri
Francia e Paesi Bassi giocano bene, divertono, ma non segnano. E non era mai accaduto agli Europei tedeschi. Oggi tocca al Portogallo. Consiglio non richiesto a Cristiano Ronaldo: bravo, ma anche meno
Il punto. Non c’era ancora stato uno 0-0 finora: lo hanno fatto Francia e Olanda, ma nel girone sembra tutto più o meno chiaro perché possiamo dare la Polonia fuori, visto che ha perso contro l’Austria la seconda partita consecutiva. Si è risollevata l’Ucraina, ed è una bella notizia. Oggi si rivede il Portogallo, contro la Turchia, e non sarà facile. In agguato, nel girone, la Georgia che sfida la Repubblica Ceca. Serata con amici o con Belgio-Romania. O entrambe le cose.
Il pastone, nel linguaggio giornalistico, è – dice la Treccani – un “servizio che riporta i fatti politici del giorno insieme con dichiarazioni e informazioni”. Per ogni giorno dell’Europeo di Germania, dall’esordio fino alla finale, qui ci saranno i fatti del giorno. Quelli seri e quelli no. Quelli del campo, quelli degli spalti, quello che c’è intorno. Questo, insomma, è il Pastone Tedesco.
Dio del calcio, non perdonarli
Lo so che non c’entra direttamente con l’Europeo, se non perché stavano guardando Italia-Spagna, ma io credo che esista un dio del calcio. E so che punirà chi è entrato in casa di Roberto Baggio, mentre con la moglie, i figli maschi e la suocera guardava Italia-Spagna, ha rinchiuso i quattro in uno stanzino e ha colpito Baggio con il calcio della pistola, ferendolo. So che il dio del calcio lo farà, perché è lui ad aver mandato Roby sulla terra, rendendolo la sua rappresentazione divina tra noi umani.
Ma quello che arbitra è Taylor!
La differenza tra avere Mbappé e non averlo probabilmente è nel fatto che se la Francia è uscita dal campo incolume lo deve a Maignan e al Var che ha annullato un gol all’Olanda. Perché sì, vanno bene tutti i pensieri filosofici sul gruppo e sulla tattica, ma uno dei migliori giocatori del mondo è meglio averlo in campo. A proposito di chi era in campo: i lettori romanisti avranno preso molto male la presenza di Anthony Taylor come arbitro (di alcuni ho le prove), che è uno dei direttori di gara considerati come la personificazione del male per la finale di Europa League del 2023 (ma anche da altri tifosi per altri macroscopici errori) e uno dei migliori del mondo dagli organi del calcio. Dev’essere una cosa tipo quei meme sugli acquisiti online: quando lo ordini, quando ti arriva a casa.
Yaremchuk, l’invasione russa, i gol, la vittoria
Il 23 febbraio 2022 Roman Yaremchuk giocava nel Benfica ed era in campo nell’ottavo di Champions League contro l’Ajax. L’Ucraina aveva i russi alle porte e già sentiva la paura di una guerra incombente, il Benfica era sotto 2-1 e proprio Yaremchuk segnò il gol del pareggio. Impazzì di gioia, si tolse la maglia da gioco perché sotto ne aveva un’altra: nera, con il tryzub, il simbolo dell’Ucraina, grigio. Baciò più volte quella maglia, fu ammonito. “Segno per il Benfica, è il mio lavoro. Ma penso al mio paese, siamo in una situazione complicata”, disse. Molto più che complicata, in realtà: il giorno dopo è quello dell’invasione russa in Ucraina, dell’inizio della guerra. Il 28 febbraio, con le bombe che esplodevano nel suo paese, Roman è in panchina nella partita con il Victoria Guimaraes. Al 62’ l’allenatore lo manda in campo al posto di Nunez; i compagni gli portano la fascia da capitano e gliela fanno indossare, il pubblico si alza in piedi e applaude. Roman piange, poi gioca. Da lì, per l’attaccante, cominciano giorni solo di preoccupazioni: perde peso e concentrazione, il fisico e le prestazioni non sono più le stesse. La guerra è la sua priorità, vuole fare qualcosa per il suo paese: raccoglie soldi per le forze armate, compra giubbotti antiproiettile per i ragazzi di Leopoli, si preoccupa di salvare i suoceri, che erano a Cherniv, sotto le bombe. A un certo punto a chiesto a Yarmolenko, altro giocatore della Nazionale ucraina, che è di Cherniv, di aiutarlo a far fuggire i genitori della moglie, riuscendoci. Ieri Yaremchuck ha segnato il gol decisivo per l’Ucraina, che ha battuto la Slovacchia dopo essere andata sotto per prima, ed è una bella storia.
Rangnick indovina tutto, Lewandowski solo giusti consigli
Un po’ mi sono sbagliato: Polonia-Austria non è stata una partita noiosa. Ognuno ha schierato il migliore che aveva, quando ha potuto. Solo che il migliore della Polonia è Lewandowski, che dopo l’infortunio che gli ha fatto saltare la prima, ha giocato solo gli ultimi trenta minuti senza avere né il tempo né il fisico per brillare. L’azione migliore l’ha fatta in panchina quando a un certo punto si è alzato, ha detto qualcosa a un uomo dello staff tecnico che l’ha prontamente riferito a quello più vicino all’allenatore. Non sappiamo cosa ha detto, ma poco dopo ha segnato Piatek e quindi è bello credere che il consiglio giusto sia stato il suo. Il migliore dell’Austria è Ralf Rangnick, che ha impegnato due anni di lavoro (venendo dal Manchester United) per creare una squadra che adesso sembra poter sorprendere, nel torneo. Ieri Rangnick ha indovinato i cambi nell’intervallo e nel secondo tempo, cambiando la partita e rendendola più facile per i suoi. Un allenatore contro un aspirante tale: ha vinto quello più esperto.
E dai, Cristiano: anche meno
L’ho detto che non si può parlare del Portogallo senza essere costretti a parlare di Ronaldo, ed eccomi. Prima del debutto c’era la certezza che Roberto Martinez lo avrebbe fatto giocare sempre e senza alcun tentennamento perché l’ultimo commissario tecnico che lo ha messo in discussione è stato esonerato, praticamente, per questo. Poi c’è stata la partita e il suo continuo tentativo di essere decisivo, evidentemente forzato ma che metteva in risalto la voglia di essere ancora protagonista. Prima della seconda gara, contro la Turchia, ci sono due strascichi della partita contro la Repubblica Ceca: il primo è dopo il gol di Conceicao, decisivo nei minuti di recupero. Uno di quei momenti in cui la gioia non la contieni (soprattutto se eri partito in svantaggio e ci sta un’esultanza incontrollata), ma anche uno di quei momenti in cui se il gol lo hai subito vorresti essere lasciato in pace a disperarsi. Cristiano ha invece agitato i pugni vicino al viso di Jindrich Stanek, portiere ceco, ancora seduto sull’erba dopo essere stato beffato. Gli ha esultato in faccia, senza nessun pregresso, nessuna provocazione precedente, solo per irriderlo e, insomma, ci sono modi migliori per festeggiare. L’altro strascico è un’immagine prima di battere una punizione. Ormai Cristiano Ronaldo, che le punizioni vuole battere tutte anche se ne segna molto poche, ha il suo rito: lo sguardo fisso sul pallone, la posa statuaria, e sa che le telecamere in quel momento ne inquadrano l’espressione: ecco, prima di calciare una punizione contro la Repubblica Ceca (calciata, ovviamente, male), ha chiaramente detto “Bismillah”, che – dice Wikipedia – “indica la formula araba "In nome di Dio il Clemente il Misericordioso" con cui si aprono tutte le sure del Corano, salvo la sura IX: (la sura al-Thawba, "del ritorno penitente a Dio" o "del perdono")”. Insomma, ci sono anche altri modi per meritarsi i duecento milioni di contratto dei sauditi. Non per una questione religiosa, ma per un sibillino opportunismo. Dai, Cristiano, a Roma dicono: anche meno.
Il “cavallo pazzo” della Romania
La notizia è che se oggi vedete in campo un calciatore con i capelli blu non è più una notizia: è Andrei Ratiu, il cavallo pazzo della Romania, il calciatore più fotografato all’esordio sia per il look, sia per la faccia tra le mani come quando dici “mamma mia, che è successo” subito dopo il primo, bellissimo, gol di Stanciu. Ratiu ha attirato l’attenzione per il blu in testa, che inizialmente sembra una citazione della Romania di Hagi, che nel 1998, durante i Mondiali in Francia, vide scendere in campo diversi giocatori con i capelli ossigenati per aver vinto contro Colombia e Inghilterra. Invece non è così: il calciatore nato in Transilvania, ma trasferitosi a sei ani in Spagna, con quel colore vuole rendere omaggio a sé stesso. È uno dei giocatori più veloci della Liga (dove gioca nel Rayo Vallecano) e con quel colore si ispira a Sonic, il velocissimo personaggio dei videogame. Il dato della velocità è venuto fuori durante una partita contro il Real Madrid, quando marcava Vinicius jr: Vinicius, in quella partita, toccò il massimo di 36 km all’ora, lui si fermò, per modo di dire, a 35,6, diventando il secondo più veloce del campionato. Oggi toccherà al Belgio non farsi prendere.
La Georgia e il calcio di importazione
Alla prima giornata la Georgia ha perso, pur dando vita con la Turchia a una delle partite più belle viste fin qui all’Europeo, e oggi contro la Repubblica Ceca cerca di prendersi qualcosa per nobilitare il suo torneo. Che, però, è stato un successo già raggiungere, soprattutto perché non per caso. C’è un progetto alla base e non è quello, capita, di pescare giocatori dall’estero con un parente lontanissimo di origini georgiane, ma un vero e proprio piano di sviluppo dei talenti, prendendo ad esempio il modello Barcellona. Una nazionale giovanissima sin dalla data di fondazione, visto che fino al 1990 i calciatori georgiani giocavano nella Russia e solo nel 1992 la Federcalcio georgiana è diventata membro Uefa e Fifa. Ma costruita con criterio: c’entra l’arrivo di due ex tecnici delle giovanili del Barça: Álex García e Andrés Carrasco, ai quali viene dato il compito di creare l’accademia della Dinamo Tbilisi. Lì i calciatori più promettenti si allenano coltivando il talento, vengono seguiti, a volte anche scelti tra i ragazzi che giocano per strada e poi continuano il loro sviluppo provando ad andare a giocare nei massimi campionati europei. Si allenano, da ragazzi, in Georgia con la mentalità e lo stile della Cantera del Barcellona. Il risultato è che nel settore giovanile della Dinamo Tbilisi è cresciuto il 70% della squadra guidata dal francese Willy Sagnol, compresi Khvicha Kvaratskhelia e Giorgi Mamardashvili, i due giocatori simbolo. E, anche, con il risultato di partite belle come quella con la Turchia, con il gioco delle squadre al servizio del talento individuale e non il contrario. Diciamocelo: se la Georgia va ancora un po’ avanti nell’Europeo non dovrebbe dispiacerci.
Pensavate di aver visto tutto? Anche i tifosi degli arbitri?
Spunta sempre qualche tipo bizzarro in tornei così: un Europeo o un Mondiale porta con sé la comparsa di fenomeni per cui chiedersi “ma davvero?”. Tifosi singolari, gente con travestimenti buffi, uomini che, d’accordo, amano il calcio, ma potrebbero anche dimostrarlo diversamente. In Germania, ad esempio, sono spuntati i tifosi degli arbitri. Sì, né di una squadra né di un’altra tra quelle in campo: tifano per davvero per l’arbitro. Se vi state preoccupando del fenomeno come fosse un grosso problema di stabilità emotiva, vi rassicuro: sono gruppetti, vestiti – ovviamente – da direttore di gara, ma fatti di poche persone, armate di fischietto e bandierine. Qualche giorno fa sventolavano cartelli “No referee, no party” e “Ref, your shirt please”. Ora possiamo tutti insieme continuare a pensare che non esistano realmente.