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Il Foglio sportivo

Ecco come “le pippe” hanno conquistato Roma, anche senza italiani

Marco Gaetani

Al Foro italia il Premier padel. Roma è diventata una delle capitali europee del padel, come testimoniano l'alto numero di appassionati e le partite di caratura internazionale che vengono ospitate

Non sarà il massimo per i puristi della racchetta, che probabilmente non se ne fanno una ragione, ma la settimana che sta per concludersi ha visto il Foro Italico diventare la patria del padel. Il tempio della terra rossa ha assunto contorni nero e blu, quelli dei campi del Premier Padel, il circuito che ha avuto la capacità di assumere il ruolo dominante che un tempo fu del World Padel Tour. E così, tra le statue del Pietrangeli, di un campo il cui fascino non solo rimane inalterato anno dopo anno, ma riesce addirittura a guadagnare sacralità con il tempo che scorre e lo rende unico a livello mondiale, si fanno spazio i vetri: un’onta proprio per il buon Nicola, che senza mezze misure aveva definito il padel “il trionfo delle pippe”. 
A Roma, un po’ a sorpresa, il Premier Padel aveva gettato le basi per il suo futuro dominio: era il 2022 quando la Città Eterna era stata scelta come sede di uno dei major del nuovo circuito, quando ancora il World Padel Tour appariva in piena salute. In realtà, la scelta aveva perfettamente senso: l’Italia è già seconda al mondo per numero di campi alle spalle dell’inarrivabile Spagna, secondo il report della Federazione internazionale, e Roma traina da tempo questo boom. Due anni dopo quella prima edizione, al terzo giro capitolino l’organizzazione ha dovuto sfidare soprattutto delle temperature folli, spezzando il calendario giornaliero delle partite per evitare l’ira dei giocatori: sessione mattutina con inizio alle 9, impegni serali con avvio alle 18. Capita così che le mattine del Foro Italico siano materiale per gli appassionati particolarmente tenaci, con campi semideserti nonostante il livello altissimo del torneo: cielo grigio e 35 gradi, una combinazione che sfiancherebbe chiunque. Ma la vicinanza ai vetri e la tensione agonistica rendono comunque il mix vincente: se nel Centrale l’effetto è quello di un teatro, sui campi secondari l’agonismo è tracimante e capita anche che partite tiratissime vengano decise quasi per un regolamento di conti personale, come è capitato in un tie-break particolarmente sudato – in tutti i sensi – tra il duo spagnolo Ruiz-Gonzalez e quello argentino Chozas-Capra, con Gonzalez particolarmente infiammato per via di qualche battuta di troppo in arrivo da spalti ritenuti evidentemente un po’ troppo argentini per i suoi gusti. 

Il clima cambia, in tutti i sensi, quando il sole inizia a concedere una tregua. I viali del Foro Italico abbracciano gli appassionati che staccano dalle incombenze del lavoro e si precipitano a guardare i giocatori più forti del mondo: dal periodo pandemico in avanti, Roma è infatti diventata una delle capitali europee del padel, una delle città con il maggior numero di praticanti, con i circoli di tutti i quadranti cittadini che si sono ritrovati in fretta e furia a sostituire gli ormai inutilizzati campi da calciotto e, in alcuni casi, di tennis, per convertirli in strutture in grado di ospitare partite di padel di ogni tipologia, dal principiante agli accaniti da 4-5 scontri a settimana. Più facile da giocare almeno a un livello iniziale rispetto al tennis, numericamente più agevole da organizzare rispetto a un calcio a 5 o a 8, il padel ha finito per azzannare fette di mercato inimmaginabili solamente prima della pandemia. 

Quando sul Foro Italico scende la sera, tra una birra ghiacciata e un pezzo di pizza al taglio, il popolo del padel si riunisce per aspettare gli smash di Coello, i numeri di Tapia, le giocate strabilianti di Galan, nomi che per chi segue questo sport che coltiva un nemmeno troppo velato desiderio olimpico sono ormai sciorinati con la naturalezza con cui si parla di Sinner, Alcaraz e Medvedev. All’Italia, per ora, quel che manca è proprio una coppia maschile in grado di porsi nei discorsi di vertice: è un processo che richiede del tempo, una generazione ancora tutta da formare, che magari esiste già, ma non coglierà frutti se non tra un decennio, mentre al femminile c’è Carolina Orsi che sta sgomitando per un posto al sole e che a Roma è stata sorpresa dalla sua storica compagna in Nazionale e nel Circolo Canottieri Aniene, Giorgia Marchetti. Il weekend sarà all’insegna dello spettacolo, favorito dal clima e dalle fasi clou del torneo. Con buona pace dei puristi. 

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