Romelu Lukaku (foto Ap, via LaPresse)

euro 2024

Romelu Lukaku e la paura del Belgio

Marco Gaetani

Il centravanti sta diventando il simbolo di una Nazionale che ha sempre sentito enormemente la pressione del grande appuntamento dopo percorsi di qualificazione solitamente impeccabili:

Come in uno di quegli incubi intermittenti, che riprendono esattamente dal punto precedente nonostante un turbolento risveglio nel cuore della notte, Romelu Lukaku si è ritrovato a essere l’emblema di un Belgio incapace di vivere con serenità un grande torneo internazionale e di mettere a fuoco tutto il potenziale a disposizione. Il centravanti di proprietà del Chelsea, che in Belgio-Croazia a Qatar 2022 aveva sprecato l’inverosimile nei minuti finali, ha approcciato la partita di apertura della rassegna per i Diavoli Rossi fallendo occasioni sotto porta a non finire e vedendosi due volte beffato dal Var, prima per un fuorigioco millimetrico sul quale avrebbe potuto fare meglio in termini di posizionamento, quindi per un mani di Openda segnalato dalla tecnologia dei sensori interni al pallone.

Ma a prescindere dagli episodi che certamente non hanno aiutato il Belgio contro la Slovacchia, Lukaku sta diventando il simbolo di una Nazionale che ha sempre sentito enormemente la pressione del grande appuntamento dopo percorsi di qualificazione solitamente impeccabili: un calciatore forte, in alcuni momenti della sua carriera persino fortissimo, che manca il passo decisivo per regalare al suo paese una gioia incommensurabile. L’ultimo Lukaku visto in Italia, quello nell’incarnazione romanista, ha confermato pregi e difetti che hanno contraddistinto quello che potremmo riassumere come il “post-Conte”. È un attaccante capace ancora di mettere insieme numeri in grado di collocarlo nei discorsi di mercato delle big ma i gol vanno anche pesati e la sensazione è che Lukaku abbia intrapreso la parte discendente della sua parabola: per certi versi è fisiologico, considerando che si parla di un attaccante in circolazione ad alti livelli dal 2009, ma è ancora relativamente giovane, avendo solamente 31 anni.

Belgio-Romania ha il sapore del dentro o fuori per la formazione allenata da Domenico Tedesco: dall’altra parte c’è la grande sorpresa del primo turno dei gironi, una squadra che sembra animata da un furore persino spropositato per l’inizio di un grande torneo. Lukaku dovrà smentire i critici, farsi carico dell’attacco e diventare risolutivo. Tedesco si è schierato in difesa della sua stella: “Romelu sa come fare gol, è stato solamente molto sfortunato. Ma mentalmente è fortissimo e ne uscirà vincente. I problemi li analizzerò internamente con i miei giocatori, non ho intenzione di puntare il dito contro nessuno: dobbiamo restare un gruppo unito”.

Il flop in Qatar agli ultimo Mondiali pareva l’ultimo atto del ciclo della Generazione d’Oro del Belgio, l’arrivo in panchina di Tedesco aveva però riacceso l’entusiasmo, con il solito cammino immacolato fino all’Europeo (dieci vittorie e quattro pareggi dal momento della sua entrata in carica) e alla solita doccia fredda che nei tornei precedenti aveva assunto facce sempre diverse. Oggi, in questo momento di depressione, il volto del Belgio è sempre più quello di Lukaku, uno degli ultimi a resistere insieme a Kevin de Bruyne della generazione dei Courtois e degli Hazard. Dai suoi gol passa l’eventuale riscatto. Dagli errori, invece, passerebbe il ritorno a un incubo intermittente che questo gruppo si porta dietro dal 2022.

Di più su questi argomenti: