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in vasca

Il nuoto prova a farsi pop, ma cosa ne pensano i nuotatori?

Francesco Caligaris

Per la prima volta nella storia, i Trials olimpici statunitensi si sono svolti in uno stadio da football americano, davanti a 20mila persone. Lo stesso avverrà ai Giochi di Los Angeles 2028: capienza massima 38mila spettatori. Giro di voci dal Trofeo Settecolli di Roma per conoscere il punto di vista dei principali atleti italiani ed europei

Il nuoto ci sta provando in tutti i modi. Vuole farsi pop, ampliare il suo pubblico, uscire dai propri spazi e conquistarne altri. L’ultima novità arriva dall’America: alle Olimpiadi di Los Angeles 2028 verrà costruita una piscina temporanea al SoFi Stadium di football americano, lo stadio dei Rams e dei Chargers, sede del Super Bowl 2022. Capienza di 70mila posti dimezzata a 38mila, un record per i Giochi. Come nuotare allo Juventus Stadium pieno, roba da calciatori. E ieri sono terminati a Indianapolis i Trials olimpici statunitensi organizzati nell’impianto dei Colts, un’altra squadra Nfl, con il dato massimo di 20.689 spettatori. “Sono rimasta sbalordita”, ha detto Katie Ledecky al New York Times, “spero che tutto questo faccia progredire il nostro sport”.

E da questa parte dell’oceano, cosa ne pensano? “È un’ottima cosa”, dice al Foglio Katinka Hosszú, ungherese, 97 medaglie internazionali in vasca lunga e in vasca corta tra Olimpiadi, Mondiali ed Europei, “ovviamente adoro il nuoto, e vorrei che avesse un’esposizione sempre maggiore. Ne guadagnerebbero tutti se sempre più persone seguissero questo sport, conoscessero gli atleti e si appassionassero ai risultati”. “Bellissimo, spero di essere a Los Angeles per fare la mia sesta Olimpiade anche per questo”, le fa eco la svedese Sarah Sjöström, che di medaglie internazionali ne ha vinte 95.

“È uno stadio della madonna”, si lascia scappare Gregorio Paltrinieri, “quindi fortunato chi ci sarà perché è una grande location. Io… non lo so”. Simona Quadarella ammette che “negli Stati Uniti comunque c’è una concezione del nuoto che in Italia non c’è, ma sicuramente è un bene per tutti”, e così la pensano anche Nicolò Martinenghi (“Vuol dire che il nostro sport sta crescendo, no? Speriamo che si continui così”) e la giovane Sara Curtis (“Sono contenta che il nuoto stia cercando di andare oltre certi confini”). D’accordo anche Massimiliano Rosolino, sempre con la battuta in canna: “Magari per vedere qualcosa bisognerà portarsi il binocolo, però è giusto così. Mi ricordo che alle Olimpiadi di Atlanta 1996 c’erano circa 15mila spettatori e per noi era già incredibile”.

C’è chi ha ancora in mente gli Europei di Roma 2022, quando l’Italnuoto vinse 35 medaglie davanti a circa 8mila persone per ogni sessione di gare. “L’impatto sarà forte”, spiega Benedetta Pilato, “però mi ricordo che agli Europei il calore del pubblico aiutava tanto. Per come sono fatta io, mi gaserei”. “Quand’eravamo a Roma”, aggiunge Alberto Razzetti, “sembrava che ci fossero 30mila persone in piscina, era fantastico. In questi giorni ho visto qualche video dell’atmosfera dei Trials e penso che sia un bel passo in avanti per il nuoto, perché è stimolante per tutti cercare di alzare sempre di più il livello”.

Tra molte voci entusiaste, però, una spicca per il suo realismo, e naturalmente è quella di Thomas Ceccon, “il numero primo” del nuoto italiano, come da perfetta definizione del suo allenatore Alberto Burlina. “È bellissimo, 20mila spettatori per i Trials sono davvero tanti”, commenta, “ma io queste cose le chiamo le ‘americanate’. Negli Stati Uniti fanno tutto un po’… troppo, forse. Potrebbe essere un problema perché non siamo abituati e perché sì, può galvanizzare, ma può anche fare l’effetto opposto. Rischia di diventare una variabile in più in un evento già delicato come le Olimpiadi, può andare a tuo vantaggio solo se sei capace di gestirla. Nei prossimi quattro anni bisognerà prepararsi anche per questo”.

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