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verso Parigi 2024

Cosa aspettarsi dalla ginnastica ritmica azzurra alle Olimpiadi

Stefania Moretti

A poco più di 40 giorni dalle prove olimpiche piccola rassegna sullo stato di forma, le aspettative e i sogni delle nostre atlete che proveranno a conquistare qualche medaglia a Parigi 2024

Il conto alla rovescia è iniziato. Poco più di 40 giorni separano le stelle della ritmica azzurra dalle Olimpiadi. Tra l’8 e il 10 agosto le nostre atlete, Sofia Raffaeli, Milena Baldassarri e le “farfalle”, andranno a prendersi un potenziale appuntamento con la storia. Come a Tokyo 2020, quando l’Italia, con Baldassarri, centrò il miglior piazzamento olimpico individuale di sempre: sesta in finale all around (la classifica complessiva che somma i punteggi degli esercizi a nastro, palla, clavette e cerchio). Mai nessuna ginnasta tricolore era arrivata così in alto ai Giochi.

Ma questo un’èra fa. In quattro anni la ritmica azzurra ha compiuto una rivoluzione chiamata Sofia Raffaeli. Tra Tokyo e Parigi, “il vulcano di Chiaravalle” - città della ginnasta, provincia di Ancona - è esploso, superando le migliori prima di lei (Baldassarri e Alexandra Agiurgiuculese). Raffaeli ha polverizzato un record dopo l’altro: prima campionessa mondiale italiana (Bulgaria 2022); primo oro all around nostrano internazionale (World Cup Atene 2022); prima azzurra a vincere 5 medaglie su 5 a una World Cup (Tashkent 2023). Sofia è ancora tra i giganti, ma fatica. L’anno scorso ha ceduto lo scettro di miglior ginnasta mondiale alla tedesca Darja Varfolomeev, brillando d’argento dietro di lei. Copione identico all’ultima Coppa del mondo a Milano, 21-23 giugno. Un osservatorio in anteprima sulle Olimpiadi, non solo perché i Giochi sono alle porte, ma anche perché, alla World Cup sotto la Madonnina, la Nazionale si è misurata con molte future avversarie francesi.

A Milano, Raffaeli si è ritrovata ancora con l’argento al collo, dietro Varfolomeev. Ma la missione del “vulcano” a Parigi è possibile: non deve cercare per forza l’oro per scrivere un’altra volta la storia. Le “basterà” ripetere l’operazione milanese e rientrare tra le prime tre: sarebbe la prima italiana della ritmica su un podio olimpico. Vietato sbagliare, però. Perché, oltre a Varfolomeev, la bulgara Stiliana Nikolova e l’israeliana Daria Atamanov non vogliono restare a guardare.

Più difficile, per Milena Baldassarri, fare meglio del suo sesto posto in Giappone. A Milano si è piazzata 16esima. Dovrà qualificarsi tra le prime 10 su 24 per centrare la finale parigina e coronare la carriera in quella che per lei, a 23 anni, potrebbe essere l’ultima Olimpiade (per Raffaeli, ventenne, è la prima).

Se l’obiettivo è diventare leggenda, le “farfalle” di Emanuela Maccarani dovranno aspirare al massimo risultato possibile. Dal ‘96 - anno in cui la ritmica a squadre è entrata nel programma olimpico - il team azzurro ha vinto un argento e due bronzi all around (Atene 2004, Londra 2012, Tokyo 2020). Il metallo più prezioso nel concorso generale manca al palmarès della squadra, per questo sarebbe storico. Ma in casa, a Milano, Alessia Maurelli, Martina Centofanti, Laura Paris, Daniela Mogurean e Agnese Duranti sono arrivate terze, dietro Cina e Brasile in forte ascesa. La coperta del podio a squadre è ancora più corta perché, oltre alle new entry, ci sono le rodate Bulgaria, Israele e Spagna. Ma soprattutto, c’è una squadra - quella azzurra - che si è persa e fatica a ritrovarsi. Mai come nell’ultimo biennio le “farfalle” sono sembrate così appannate e inclini all’errore. Per loro, forse, l’imperativo prescinde dalle medaglie ed è ricominciare a splendere. Se non d’oro, almeno della stessa luce di qualche anno fa, quando vederle sbagliare era raro e, se accadeva, si rialzavano come nessuno. Parigi è il cielo in cui tornare a volare alto.

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