il pastone tedesco
L'Europeo molto italiano dell'Italia
Gli Azzurri hanno faticato a mettere in fila un po’ di passaggi, a sembrare pericolosi, hanno messo in campo i nervi dopo il gol subito ma a lungo non è accaduto nulla. Poi Zaccagni ha fatto un gol meraviglioso. La Spagna invece ha vinto ancora e ora è la favorita
Il punto. L’Italia ha passato il turno qualche secondo prima della fine e abbiamo già il primo accoppiamento degli ottavi: giocheremo contro la Svizzera. Passa a punteggio pieno la Spagna e ora fa paura. Oggi giornata piena: quattro partite, due gironi che si delineano. Pomeriggio con Paesi Bassi-Austria e Francia-Polonia, serata con Inghilterra-Slovenia e Danimarca-Serbia.
Il pastone, nel linguaggio giornalistico, è – dice la Treccani – un “servizio che riporta i fatti politici del giorno insieme con dichiarazioni e informazioni”. Per ogni giorno dell’Europeo di Germania, dall’esordio fino alla finale, qui ci saranno i fatti del giorno. Quelli seri e quelli no. Quelli del campo, quelli degli spalti, quello che c’è intorno. Questo, insomma, è il Pastone Tedesco.
È tutto così italiano
Abbiamo giocato male, pensato di meritare l’eliminazione e passato gran parte del tempo a fare calcoli per cui non eravamo pronti nemmeno alle superiori per capire come potevamo passare da terzi. Abbiamo a lungo pensato che ok, abbiamo Donnarumma, ora ci mancano solo gli altri dieci. Io, ma l’ho già confessato, a un certo punto ho pensato che se proprio dovevamo fare una figuraccia come quella che stavamo facendo, almeno era per un gol di Modric. Abbiamo faticato a mettere in fila un po’ di passaggi, a sembrare pericolosi, abbiamo messo in campo i nervi dopo il gol subito ma, ehi, questi non sono l’Albania. Poi abbiamo fatto un gol meraviglioso con Zaccagni a sette secondi dalla fine, abbiamo visto Calafiori crollare in lacrime (chissà quanto avrà temuto di vedersi rinfacciare quello sfortunato autogol) e Donnarumma piegarsi per la fatica e la tensione, ora pensiamo che forse è cambiato tutto e stai a vedere che questo Europeo non diventa una favola. È tutto così italiano, che nemmeno Stanis di Boris sarebbe capace di dirlo.
Forse è vero: la Spagna è da finale anche con le riserve
Ha detto Sylvinho, il commissario tecnico dell’Albania, che se la Spagna gioca l’Europeo anche con la squadra di riserve può arrivare in finale e giocarsela. Probabilmente contro la Spagna dei titolari, suppongo. E forse ha ragione, e forse abbiamo la vera favorita del torneo. Forse perché la partita contro l’Italia ha svelato la vera identità della squadra di De La Fuente: una che non è vero che ha abbandonato il possesso palla sposando le verticalizzazioni, ma che ora ha una cosa e l’altra. Soprattutto che ci crede tantissimo e che non balbetta mai. Contro l’Albania non è servito moltissimo, ma finire con tre vittorie su tre il girone è un segnale. Ora ha creato anche intorno a sé la fama della squadra invincibile: vuol dire partire in vantaggio quando si gioca. L’Albania ha finito, ma ha vissuto ventitré secondi da ricordare. Contro l’Italia, ovviamente.
La Francia e l’iniziativa politica dimenticata
Potrebbe nascere un problema all’interno della Francia, ma nel dubbio è meglio passare e farsi sovrastare dal calcio. La posizione presa da molti calciatori, soprattutto da Mbappé e Thuram sulle elezioni legislative del 30 e del 7 luglio continua a essere fonte di dibattito in ogni conferenza stampa. I due, stando ai sondaggi, avevano favorito una leggera rimonta del Fronte popolare sul partito di Le Pen-Bardella, che poi però sembra essere rientrata. Ma c’è una cosa che manca e che fa pensare a uno spogliatoio non proprio granitico su questo: Mbappé aveva annunciato un’iniziativa comune di tutta la squadra, mentre la Federcalcio continuava a predicare neutralità. Ma di questa iniziativa non si è più parlato: certo, poi Mbappé ha dovuto pensare al suo naso rotto, alla mascherina, al recupero, la Francia è stata travolta dalle partite da giocare, il campo ha preso il sopravvento. Ma c’è chi sospetta che dietro questo ritardo nell’iniziativa ci sia qualcosa di più. Quindi, meglio giocare e vincere. Contro la Polonia, ferma a zero, potrebbe essere possibile e valere il primo posto nel girone. Perché quando ci sono tensioni, anche striscianti, è l’unico modo per eliminarle. O quantomeno non farlo esplodere.
L’Austria e il senso dei dark horses
L’Olanda ha fermato la Francia, poteva vincere. Ma occorre prestare attenzione all’Austria, occorre prestare attenzione ai Dark Horses dell’Europeo, come sono stati definiti dagli osservatori internazionali. Un momento: cosa sono questi cavalli oscuri? Nelle corse dei cavalli, un paio di secoli fa, erano i cavalli che nessuno teneva in considerazione, in qualche modo, e che invece a sorpresa erano capaci di vincere. L’Austria può vincere il torneo davvero? No, nessuno lo pensa. Appunto. Ma la vittoria contro la Polonia e la grande considerazione di cui gode l’allenatore Rangnick, soprattutto per il lavoro fatto in questi anni, ma anche per la lettura della partita che poteva sembrare fatale, li mettono comunque in corsa per il prossimo turno e poi, chissà. Torniamo ai Dark Horses, c’è chi ha proprio fatto calzare l’identikit sull’Austria. The Athletic ha elencato i motivi: i dark horses non possono essere considerati favoriti prima del torneo (l’Austria non lo è), non possono avere un gran pedigrée internazionale (dal 1954, terzi in Coppa del mondo, sono una volta sono arrivati alla fase a eliminazione diretta), hanno un record recente degno di considerazione (sono arrivati all’Europeo con sette partite senza sconfitta) e poi giocatori simbolo e un allenatore mitico (tutti presenti). Insomma, sappiamo che forse passano entrambe le squadre, ma siamo curiosi di vedere l’Austria, adesso.
Inghilterra-Slovenia: ha ragione Lineker o Kane?
Anche l’Inghilterra ha un problema. Per capirci: quando pensiamo che dopo una sconfitta ci siano critiche eccessive nei confronti della nostra Nazionale, forse non abbiamo mai letto cosa accade in Inghilterra dopo un pareggio della propria Nazionale: critiche a Southgate anche feroci, a molti calciatori, il dubbio profondo sulle capacità della squadra che è sì ricca di talento, ma forse stanca, forse svogliata, forse gestita male. Sintetizziamo dicendo, ad esempio, che Gary Lineker, un simbolo del calcio inglese, ha definito “merda” la prestazione, oggettivamente brutta e scoraggiante, che ha portato al pareggio contro la Danimarca e che ha fatto piovere critiche sulla squadra. Lineker, ma anche Shearer, insomma delle bandiere della Nazionale. Alle quali ha risposto Harry Kane, un altro sotto accusa, che prima l’ha presa larga, dicendo che è giusto che siano onesti nelle analisi, ma anche che hanno una responsabilità perché sono molto ascoltati dalla gente, ma poi è andato dentro, secco: “Il punto è che non abbiamo vinto nulla come nazione per molto, molto tempo e anche molti di questi giocatori ne facevano parte, quindi sanno quanto sia dura”. Tradotto: noi possiamo non vincere, ma nemmeno voi siete stati capaci. Non male. Controrisposta degli osservatori: sono opinionisti, non cheerleader della Nazionale. Il clima è questo, oggi c’è la Slovenia, che un po’ spera di poterne approfittare.
I roligan danesi, la birra gratis, la Serbia
I tifosi della Serbia sono tra i più ostici (mettiamola così) dell’Europeo. Ma anche gli inglesi proprio con buone referenze non si presentano. Ma contro la Danimarca gli inglesi hanno partecipato a una festa vera e proprio (risultato a parte, che però essendo un pareggio potrebbe anche non aver scontentato nessuno, guardando agli ottavi). Perché? Perché i tifosi della Danimarca, autoproclamatisi i tifosi più amichevoli dell’Europeo, hanno trovato la chiave della fratellanza: la birra. Un danese amante della Nazionale è arrivato in Germania con un autobus che ha fatto autografare da tutti i giocatori e prima della partita con l’Inghilterra, grazie a un pub che gli ha fatto da sponsor, ha offerto birra gratis ai tifosi inglesi, a patto che si presentassero sul posto sotto braccio a un tifoso danese. Missione riuscita, l’Uefa ha poi chiesto al bus, pieno di magliette della Nazionale e con un “campetto” sul tetto, di mettersi alla testa del corteo dei tifosi della Danimarca che andava verso lo stadio, anche per il messaggio che c’era davanti al mezzo: il bus dei “roligan”. Chi sono? Rolig in danese vuol dire “calmo, allegro”, roligan di fatto sono gli anti-hooligan. Chissà se con i serbi funzionerà.