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facce da euro 2024

Gli oneri e gli onori di Kevin De Bruyne

Giorgio Burreddu

Riuscirà il capitano a guidare i suoi compagni lontano dalle paure che a ogni grande competizione internazionale assillano il Belgio? Con la Romania c'è riuscito

Quando tutti perdono la rotta è il capitano che indica la direzione. A Euro 2024 lo ha fatto Kevin De Bruyne. Belgio-Romania l’ha risolta lui con un gol generato dalla riscossa. E con una partita piena di coraggio. La Sueddeutsche Zeitung, quotidiano tedesco, la fa troppo facile, non ci mette l'epica: "Se il Belgio passerà, gran parte del merito sarà di De Bruyne. Se il Belgio non avrà successo, probabilmente sarà per colpa dei colleghi di De Bruyne che non sono riusciti a sfruttare le intuizioni". Ma i capitani si prendono oneri e onori, per questo sono disposti ad affondare insieme alla nave. Un’eventualità nemmeno tanto remota, visto che per i diavoli rossi la sfida contro l’Ucraina è già da dentro o fuori. Intanto, però, l’esordio horror contro la Slovacchia è stato digerito e i belgi sono dunque rimasti a galla. Tutti aggrappati alla figura di De Bruyne, 33 anni tra una manciata di giorni (il 28), capello in stile boy band, meshato, sguardo fiero, responsabilità di uno che conosce i mari del pallone.

A fine di ogni partita corre in tribuna ad abbracciare la famiglia, se l’è portata anche in Germania. Dopo la sconfitta all’esordio il peggio è stato andare a consolare il figlio che piangeva e piangeva e non voleva mandare giù quella brutta cosa che ti fa arrabbiare. Allora, per farsi perdonare, novanta minuti dopo De Bruyne gli ha portato il premio da mvp con tanto di gol a corredo. In Olanda hanno scritto che Kevin è diventato "una figura paterna a tutti gli effetti". A un certo punto della vita può anche capitare, gli anni ti rendono più saggio e coscienzioso e gli altri ti vedono come un esempio. Tutti lo chiamano professore. Ma De Bruyne non insegna calcio, lo genera. Il soprannome si lega più all’istinto che unisce Kevin ai suoi compagni di Nazionale, e fa molto father and son: "Molti ragazzi di ventuno, ventidue o ventitré anni partecipano per la prima volta a un torneo. Mi sento responsabile di trasmettere le mie conoscenze", ha detto dopo la vittoria contro la Romania.

Con più di cento partite (103), di questa Nazionale De Bruyne è l’anima. Anche se poi, da anni, il Belgio promette promette e mica mantiene. "Abbiamo giocato tutti i tornei più importanti e vissuto molti momenti fantastici. Anni fa era molto meno di così". La figura di De Bruyne è un calco del capitano coraggioso. Uomini che a un certo punto della gara si sistemano la fascia, prendono il pallone, e guardano in faccia i problemi. Maradona ne fu capostipite. Ma ci sono altri nomi che emergono dalle nebbie dei tempi. Obdulio Varela dell’Uruguay campione del mondo negli Cinquanta, Igor Netto dell’Urss campione d’Europa nei Sessanta. Capitani che hanno tenuto a galla la ciurma nei momenti difficili. De Bruyne ha vinto sei titoli, sette coppe nazionali e una Champions League in nove stagioni al Manchester City. All’insegna della bellezza e della fantasia. "Negli ultimi anni ho giocato in una delle squadre più forti del mondo. Arriverà il momento in cui smetterò di far parte della Nazionale. Sento di dover aiutare la squadra perché poi i giovani dovranno sostituirci".

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