IL PASTONE TEDESCO – GIORNO 13
Poche sorprese in Germania: i tanti pareggi, la delusione dell'Ucraina e la Georgia che va agli ottavi
Dai pareggi del gruppo E ai colpi di scena nei prossimi ottavi di finale, passando per la sorprendente qualificazione della Georgia e il record amaro dell'Ucraina. Tutto sotto la lente del "Pastone Tedesco"
Il pastone, nel linguaggio giornalistico, è – dice la Treccani – un “servizio che riporta i fatti politici del giorno insieme con dichiarazioni e informazioni”. Per ogni giorno dell’Europeo di Germania, dall’esordio fino alla finale, qui ci saranno i fatti del giorno. Quelli seri e quelli no. Quelli del campo, quelli degli spalti, quello che c’è intorno. Questo, insomma, è il Pastone Tedesco.
Il punto. Va tutto, più o meno, come previsto. Compreso il gruppo E, quello con Belgio, Ucraina, Romania e Slovacchia, in cui tutte partivano alla pari e tutte finiscono pari, a quattro punti, e l’Ucraina arriva quarta per aver subito troppi gol nella prima partita. Le altre passano.
Dopo tredici giorni di fila e trentasei partite l’Europeo (ma non questa rubrica) si ferma per due giorni. Si ricomincia sabato con gli ottavi di finale, due partite al giorno. Giusto il tempo di scaldare i motori.
Che ottavi saranno
Tabellone alla mano, ora è come se si giocassero due Europei. Da una parte ci sono Spagna, Germania, Portogallo, Francia e pure il Belgio (che prima o poi si ricorderà di avere buoni giocatori), dall’altra una tra Romania, Paesi Bassi, Austria e Turchia avrà sicuramente accesso alla semifinale. All’Italia tocca la Svizzera, ma questo si sapeva già, e poi un percorso non impossibile se dovesse andare avanti. Ma giova ricordare, intanto, che senza il gol di Zaccagni segnato in quel modo e a sette secondi dalla fine contro la Croazia, a quest’ora staremmo a raccontare l’Europeo degli altri, perché non saremmo finiti tra le migliori terze.
Che storia la Georgia
La Georgia va agli ottavi. Ed è una bellissima frase, una storia non da poco, una nazione giovane, in cui i giovani sfilano con la bandiera dell’Europa, va avanti nel torneo, è tra le sedici migliori. E, se anche le rotazioni di Martinez hanno di fatto creato un Portogallo di riserva, comunque finisca potrà dire di aver battuto Cristiano Ronaldo, il 26 giugno del 2024. Kvaratskhelia potrà dire di aver segnato nella partita contro colui che era il suo idolo, quando era giovanissimo e ancora non sapeva di diventare a sua volta una stella. Ma soprattutto sarà il popolo a festeggiare, dopo le grandi manifestazioni dopo la qualificazione all’Europeo e dopo giorni in cui, in tv, quasi il 90 per cento delle persone ha visto le partite in tv (ma l’altro dieci probabilmente non trovava più il telecomando).
Ucraina da record. Ma non come pensava
Nessuna squadra, da quando si giocano gli Europei, era stata eliminata dopo aver fatto quattro punti nella fase a gironi. È capitato all’Ucraina, e forse niente può racchiudere meglio la delusione di un popolo che a quest’Europeo aveva dato un significato profondo e che sapeva di poter far parlare di sé continuando ad andare avanti. Ogni partita è stata un’occasione, ogni partita sarebbe stata un’occasione in più. Ma il meccanismo delle qualificazioni è spietato e, poi, diciamo pure che con il Belgio in teoria non avrebbe dovuto esserci partita. Qui si apre il capitolo Belgio, se non la delusione del torneo per il suo passo lento, sicuramente una delle squadre che ha reso al di sotto delle aspettative e neanche poco. Finora, almeno.
Slovacchia-Romania, in effetti, è finita pari
Io ve l’avevo detto: andare a recuperare il “pastone” di ieri, nella parte dal titolo “Slovacchia-Romania finirà pari”. Del resto, voi cosa avreste fatto? Con un pareggio si qualificano entrambe, anche se la Slovacchia probabilmente da terza (e infatti: terza), ma la Romania da prima. E chi se ne importa se passi da terza, magari non hai un tabellone favorevole: importa passare quando non hai smisurate ambizioni e già andare avanti è un risultato divertente. Forse anche quando hai ambizioni e rischi la figuraccia. Slovacchia e Romania si sono inseguite, ma solo per poco. Poi hanno fatto ciò che avrebbe fatto qualunque squadra senza che si usi alcuna metafora dolciaria. E chi, oggi, vi dirà che il “biscotto” è brutto è solo perché non era direttamente coinvolto. Oppure è De Coubertin, che magari è appena tornato dall’isola dove vivono Elvis Presley e gli altri.
Repubblica Ceca-Turchia si tinge di giallo
No, non è un mistero. Ma il conteggio di una partita che ha visto l’arbitro sventolare venti cartellini: uno rosso, due gialli che sono valsi un’espulsione e altre ammonizioni sparse. Si giocavano un posto, se l’è preso la Turchia segnando nel recupero. E in questi giorni ci torno, sui gol segnati nei minuti di recupero.
Ma, in realtà, sono diventati tutti più buoni
Avete notato? Poche proteste, pochi assembramenti di giocatori, nessuna caccia all’arbitro. Sono diventati più buoni i calciatori? No, ha retto la nuova disciplina importa dal coordinatore degli arbitri europei, Roberto Rosetti, che essendo italiano di proteste e sceneggiate in campo ne ha viste a sufficienza. E’ bastato dire: con l’arbitro può parlare, per chiedere spiegazioni, solo il capitano. Tutti gli altri nel momento in cui lo fanno si guadagnano un cartellino giallo, con la chiara indicazione ai direttori di gara di non aver paura di sventolarne più di uno in occasione di tensione troppo altra o, peggio, accerchiamento minaccioso. Non sono stati fiscali gli arbitri del torneo, ma non hanno vissuto nessun clima troppo teso. Se depotenzi le proteste, hai il pallone con il chip, il Var e tutti gli ausili tecnologici possibili le partite diventano gestibili. E l’Italia, che ha come portiere Donnarumma, come fa per protestare, chiedere spiegazioni? Stesso problema lo ha la Slovenia, il cui capitano è Oblak. In quel caso a inizio partita i portieri devono indicare chi in campo fa le loro funzioni, nel caso l’azione fosse lontana. La Germania, invece, ha preferito cambiare e dare la fascia a Gundogan, al posto del solito Neuer. Ma è anche vero che all’inizio dell’Europeo i tedeschi non avevano ancora scelto con quale portiere giocare.