a pedali

Rodolfo Muller e il suo Tour prima del Tour de France

Marco Pastonesi

È stato il primo e unico italiano a partecipare al primo Tour de France nel 1903. Era nato a Livorno da famiglia svizzera, aveva vissuto a Parigi ed era innamorato della bicicletta

Il primo e unico italiano a partecipare al primo Tour de France nel 1903. Quarto nella classifica finale. Non solo. Il primo corridore a correre – in bici, sia chiaro - il Tour prima del Tour. Inviato speciale al servizio del quotidiano “L’Auto-Vélo” che organizzava quelle sei tappe per 2.428 km.

Rodolfo Muller (il suo nome completo Carlo Edoardo Rodolfo Muller) era nato a Livorno, in via Cecconi 17, il 12 agosto 1876. Quarto figlio (dei sette) di Eugenia e Edoardo Muller, svizzeri di Herisau, trasferitisi per espandere la loro impresa commerciale. Quando la situazione economica precipitò, i Muller traslocarono a Parigi. E Rodolfo (o Rodolphe), biondo, magro, ostinato, atletico, resistente, innamorato della bici e appassionato di ciclismo, penetrò nel mondo dello sport e dei sogni. Cominciò su una bici a quattro posti. Esordì su strada nella Parigi-Cabourg e arrivò terzo. Debuttò su pista a Roubaix in una 48 ore e giunse secondo. Alla fine del secolo disputò seigiorni anche negli Stati Uniti. Nel frattempo si era cimentato in una Parigi-Milano (ci mise 69 ore) e a Livorno stabilì il primato italiano delle 12 ore senza gregari (307,350 km, quasi 26 di media).

Un libriccino racconta la storia di Rodolfo Muller. S’intitola “Un tour prima del Tour…”, comprende suoi testi originali, fotografie per la maggior parte dell’archivio della famiglia, disegni e bozzetti di Marie-Claude Heydemann, Adeline Koehl Furderer e Hélène Koehl. Le cronache di Muller, da esploratore solitario, su una bicicletta Columbia, statunitense, senza catena e a cambio di velocità, sono pratiche e anche ironiche. “Eccomi partito… e arrivato a Briare. Oggi ho percorso solo 120 km. È poco per un aspirante alla vittoria nel Tour de France. Chiedo scusa ma sono partito da Parigi piuttosto tardi e la strada fino a Montgeron non permette di correre. E poi, a Melun e a Fontainebleau ho troppi amici e gli amici, come il pessimo fondo stradale, rallentano sempre”, “Ho dormito a 10 km da Lione in un albergo ignobile”, “Arrivo a La République, nome altisonante per un borgo tanto pietoso situato proprio sulla cresta della montagna”, “Cimici! Accendo una candela. Le belve tornano a casa alla velocità della Parigi-Madrid. Ma mi trasferisco in un altro hotel”, “Infine si arriva a Tolosa con una grande strada che penetra nel cuore della città. Da lì, dei ciclisti ci guideranno fino al velodromo dove termineremo con uno sprint finale più o meno riuscito. Come se 423 km di strada non bastassero!”, “A partire da Chartres… No, non insisto oltre, conoscete l’itinerario meglio di me, e poi ci saranno abbastanza ciclisti parigini per accompagnarvi al Parc des Princes dove le acclamazioni accoglieranno i vincitori”.

Muller si dimostra preciso su bivi e distanze, pignolo sulla presenza di cani randagi, scrupoloso sulla necessità di istituire una rete di controllori. Giunto a 4.39’30” dall’amico Maurice Garin (ma a soli 10’ dal podio), Muller avrebbe continuato a correre (primo in una mille chilometri sulla pista parigina del Vel d’Hiv) e cominciato a lavorare (direttore dei magazzini dei Cicli J.C.).

Del doppio Tour di Rodolfo Muller era già stato scritto, a cominciare da Paolo Facchinetti in “Tour de France 1903” (Ediciclo, del 2003), ma qui c’è di più. Pubblicato dalle Edizioni Polistampa di Livorno grazie anche ai patrocini del Comune di Livorno e dell’Associazione Livorno delle Nazioni e al contributo dell’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo, “Un tour prima del Tour…” è composto da 56 pagine e costa 12 euro.

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