Il Foglio sportivo
Pozzecco è l'uomo dei miracoli
L’Italia del basket aggrappata al suo commissario tecnico per agguantare le Olimpiadi. Parla il presidente Gianni Petrucci
"Mi auguro che il Coni abbia previsto le divise olimpiche anche per il basket”. Gianni Petrucci, antico navigatore in tutti i mari dello sport italiano, la butta lì cercando di scacciare la scaramanzia che lo accompagna, mentre vola verso Portorico dove l’azzurra del basket sarà impegnata nel torneo preolimpico. “Sarà difficilissimo, ma ci si crede”, aggiunge, sognando che il suo sport riesca a confermare la qualificazione di Tokyo a vent’anni dall’impresa delle imprese, la medaglia d’argento conquistata ad Atene nel 2004. “Tutti pensano alla Lituania, ma Portorico che gioca in casa non è una squadra facile. Hanno ottimi giocatori e una certa tradizione. È dagli anni Sessanta che hanno una buona Nazionale che noi non battevamo facilmente. Le ultime due partite le abbiamo vinte, una di tanto, ma l’altra soffrendo”. In mezzo c’è anche la passeggiata del Datome Day di Ravenna. Comunque sono tre anni che Portorico lo battiamo e la partita combattuta (90-83) è stata nel preolimpico di Belgrado che poi ci condusse a Tokyo. Allora dovemmo battere la Serbia in casa sua, questa volta l’avversario finale dovrebbe essere la Lituania. Si comincia il 2 luglio con il Bahrain, si prosegue il 4 con i padroni di casa e poi se andasse tutto bene la finale il 7 con la Lituania. Manca Fontecchio, la nostra stellina Nba, alle prese con il recupero dopo un infortunio, ma c’è il ritorno di Danilo Gallinari. “Io ringrazio chi c’è e non penso agli assenti. Abbiamo un Gallinari in grande spolvero, il vero Gallinari che ci sta mettendo l’impegno di un esordiente, ma non mi sorprende perché in Nazionale si è sempre comportato bene mettendosi al servizio degli altri”.
Petrucci nella sua carriera sportiva ha avuto tanti allenatori, segretario generale della Figc, presidente del Coni, presidente della Fip due volte. “Ho avuto Sacchi, Vicini, il primo Bearzot. Trapattoni, Lippi (perché in Germania la federazione era commissariata e io ero presidente del Coni, non mi sono perso una partita) Sacchetti, Messina, Pianigiani e Pozzecco”. Mica male. E il Poz dove lo mette? “Pozzecco è l’uomo dei miracoli, lui ha sempre fiducia e pure i giocatori ce l’hanno. Crea un entusiasmo che è difficile vedere in tante altre persone. È un grande allenatore sul campo, dovreste vedere come sono attenti i giocatori quando spiega. Chi non lo conosce pensa che Pozzecco sia solo quello che si vede in certe sue sceneggiate, certe sue esagerazioni. Ma lui è molto di più, è un grande allenatore. Se ne sono convinti anche molti suoi critici che oggi stravedono per lui”. La differenza rispetto agli altri suoi allenatori è un sentimento. “L’affetto”. Per il Poz il presidente prova affetto sincero e il Poz lo ricambia. Stanno diventando una coppia di fatto. “Il suo contratto scade dopo il preolimpico, ma gli ho già proposto il rinnovo comunque vada”. Quest’anno gli ha dato il permesso di andare a sedersi su una panchina di Eurolega, accettando l’offerta del Villeurbanne a metà stagione. Un’avventura finita male dopo un paio di mesi. “Dall’esperienza in Francia è tornato con una gran voglia di rivincita perché non meritava di essere trattato con quella cafonaggine da un grande ex giocatore come Tony Parker. Aveva il diritto di cambiarlo anche se lo aveva scelto lui, ma non doveva dirgli cose che non merita”. Parker che dell’Asvel è il presidente lo accusò di essersi arreso aspettando l’esonero. Ma un Poz senza entusiasmo è difficile immaginarselo anche in una partita alla PlayStation. Quest’anno poi al suo fianco ha un uomo speciale, il nuovo capo delegazione, il nuovo responsabile di tutte le nazionali maschili: “Gigi Datome è un valore aggiunto per questa nazionale e adesso che verrà a Roma ci si dedicherà al 100 per cento. Sta lavorando benissimo con Trainotti. Ha un futuro da dirigente, lo vedo interessante. Ma Gigi è un uomo speciale, me ne sono accorto quando arrivando in albergo a Trento andava a scegliersi un libro sulla libreria invece di correre in camera”. Un episodio che ha raccontato in Afternoon, il Podcast che il suo Melli-Datome ha appena ricominciato a pubblicare. Un giorno Datome potrebbe candidarsi a diventare presidente Fip. Per ora Petrucci non vuole lasciare la poltrona, anche se per la prima volta avrà un avversario pericoloso, Guidi Valori che è entrato in gioco con la grazia di un elefante, presentando la sua candidatura mentre Petrucci e la moglie erano in ospedale dopo un brutto incidente stradale. “Vado avanti per la mia strada, consapevole di avere una squadra straordinaria. Non parlo di altri”, commenta senza polemiche. E aggiunge: “Il basket in Italia continua a suscitare un grande entusiasmo, i palazzetti sono pieni, la Serie A ha battuto tutti i record di presenze, la Serie A2 ha battuto tutti i record di audience televisivo. Oggi nessuno cede il titolo che ha conquistato sul campo come accadeva qualche anno fa. I presidenti delle leghe, Gandini, Maiorana e Protani stanno lavorando benissimo. Non c’è crisi nei tesseramenti”. Una ricerca di StageUp, racconta che la Serie A di basket ha creato una spinta all’economia italiana, in termini diretti, indiretti, e indotti pari a € 656.964.000. Un bel numero.
Petrucci aggiunge all’elenco dei complimenti anche Jervolino che lo ha voluto alla Salernitana come vice presidente (“Un grande manager, ma adesso venderà la società, ma la Salernitana è diventata la mia seconda squadra del cuore”) e ci regala la sua visione sul calcio: “L’ho trovato molto cresciuto. Oggi è in buone mani con Casini alla Lega di A e Balata a quella di B”. E lo sport italiano? “Io mi fido di Abodi, ho fiducia in lui… ma vorrei capire da dove arriva tutta questa voglia di cambiare la struttura dello sport italiano”, aggiunge. Intanto pensiamo alla Nazionale. “Saremmo l’ultima federazione a qualificarsi… io ci credo anche se sarà durissima e sono convinto che il presidente Malagò e il capo delegazione Mornati abbiano pensato alle divise”.
Il Foglio sportivo - In corpore sano