Euro 2024

La parata della vita di Mert Gunok

Marco Gaetani

Nei minuti finali di Austria-Turchia, il portiere turco è riuscito a salvare la porta della sua Nazionale con un guizzo sensazionale dopo una carriera spesa interamente in patria senza particolari sussulti

A volte si riesce a riscrivere la storia di una carriera con una sola giocata, un guizzo, un numero a effetto. Risulta più facile per chi trova il gol della vita, ma talvolta è anche il destino dei grandi portieri. Ed è risultato immediato, per un vecchio lupo di mare come Ralf Rangnick, paragonare il guizzo sensazionale di Mert Gunok a quello che ha consentito a Gordon Banks di rimanere nella leggenda, la sensazionale parata sul colpo di testa di Pelé durante i Mondiali del 1970: “Non abbiamo avuto la fortuna necessaria, credo che se la partita fosse andata ai supplementari avremmo vinto. Abbiamo avuto il tempo di segnare il pareggio, ma è difficile quando nella porta avversaria trovi Gordon Banks”, ha detto il commissario tecnico dell’Austria, rendendo palese il proprio rammarico.

Gunok non ha il pedigrée di Gordon Banks, anzi: è un portiere di 35 anni con una carriera spesa interamente in patria senza particolari sussulti. Da tre stagioni gioca al Besiktas, ha vinto tre volte il campionato ma solo una volta da protagonista, con il Basaksehir, mentre ai tempi del Fenerbahçe era una riserva. Non doveva nemmeno fare il portiere: giocava a basket, altro sport che da quelle parti è decisamente apprezzato. Gunok si è guadagnato un posto nella storia con un guizzo leggendario, quello necessario per dire di no a Baumgartner, lasciando strozzato in gola l’urlo dei tifosi austriaci e facendo esplodere di gioia quelli turchi. Tempo fa, quando gli hanno chiesto se il passato da cestista lo ha aiutato nella sua carriera tra i pali, non ha saputo dare una risposta precisa, lasciando anzi intendere che avrebbe sognato un destino diverso: “Non so dire se mi ha aiutato, è una bella domanda: a volte ho la sensazione che avrebbe potuto aiutarmi di più il percorso inverso, passare dalla porta al campo da basket”. Eppure è figlio d’arte: il padre Mahir era a sua volta portiere, dalla carriera decisamente meno fortunata, vincitore della Coppa di Turchia da comprimario con il Trabzonspor nel 1992.

Gunok non doveva nemmeno essere titolare in questo Europeo: c’era chi immaginava la titolarità di Cakir, chi quella di Bayindir. Montella gli ha dato la numero 1, anche se contro il Portogallo, nel secondo match del girone, tra i pali ci è andato Bayindir. Alla fine, però, l’ha spuntata Gunok, portiere vecchio stampo, che detesta giocare con i piedi. E anche per questo è rimasto nella storia per aver usato le mani nel migliore dei modi, un riflesso felino che sarebbe stato sensazionale anche se fosse arrivato a metà partita, figurarsi con la Turchia in apnea in difesa dell’altrettanto imprevedibile doppietta di Demiral. In patria c’è già chi ha parlato di parata del secolo, paragonandola proprio a quella di Banks, effettivamente molto simile per dinamica anche se in quel caso il colpo di testa di Pelé non era a incrociare. A renderla ulteriormente complessa, anche l’urgenza generata dalla superficie resa viscida dalla pioggia. “Per la bandiera, per il nostro Paese”, ha scritto su Instagram dopo la partita, unica uscita pubblica di un uomo che, fino a 24 ore fa, era pressoché ignorato fuori dalla Turchia. E che oggi, con un solo salto, si ritrova di diritto nella storia degli Europei.

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