Il portiere della Turchia Mert Gunok para un tiro dell'austriaco Christoph Baumgartner (AP Photo/Thanassis Stavrakis)

IL PASTONE TEDESCO – GIORNO 20

In attesa delle semifinali, Gunok e Gundogan stregano i tifosi

Fulvio Paglialunga

Un giorno di riposo prima di Spagna-Germania e Portogallo-Francia. Gunok eroe turco come Gordon Banks lo fu dell'Inghilterra contro Pelè, Il capitano tedesco Gundogan finanzia il suo vecchio club. Festa di popolo in Georgia per la squadra rivelazione, mentre la Uefa incassa multe da 23 nazionali

Il pastone, nel linguaggio giornalistico, è – dice la Treccani – un “servizio che riporta i fatti politici del giorno insieme con dichiarazioni e informazioni”. Per ogni giorno dell’Europeo di Germania, dall’esordio fino alla finale, qui ci saranno i fatti del giorno. Quelli seri e quelli no. Quelli del campo, quelli degli spalti, quello che c’è intorno. Questo, insomma, è il Pastone Tedesco.


  

Il punto. Un giorno intero di riposo, poi domani si ricomincia da Spagna-Germania e si prosegue con Portogallo-Francia, nella parte “tosta” del tabellone. Ancora presto per Inghilterra-Svizzera e Olanda-Turchia, che si giocano sabato. Le quattro semifinaliste usciranno da qui e si spera che almeno nei quarti questo Europeo si animi. Finora, davvero, poco da entusiasmarsi.

 

Gunok sembrava Banks, dicono

Gordon Banks, il 7 giugno 1950, era il portiere dell’Inghilterra che sfidava il Brasile di Pelè al Mondiale e si trovò di fronte all’azione perfetta: un cross da destra, lo stacco imperiale di O Rei, il colpo di testa schiacciato qualche centimetro prima della linea. Da lì, è gol. E infatti Pelè lo gridò: gol! No, Banks con l’ultimo scatto di nervi e istinto deviò in angolo e fece quella che è stata definita, poi, la parata del secolo. Questo è un altro secolo, però, e se la Turchia è ai quarti è grazie a Mert Gunok, che poco prima che finisse l’ottavo contro l’Austria, quando la rimonta degli austriaci sembrava possibile, ha ricordato quella parata. A Rangnick, prima di tutto, al quale proprio a fine partita hanno chiesto se lo scatto di chi ha negato il gol a Baumgartner fosse un grandissimo rimpianto e lui ha risposto: “Sì, è così. Potevamo pareggiare, ma c’era Gordon Banks in porta". Come la parata del secolo. Anzi, del secolo scorso.

Ma davvero? Come ne hanno parlato in giro per il mondo? Matt Pyzdrowski, su The Athletic, ha scritto proprio che sì, la parata ricorda proprio Banks e, non esagero se dico che è una delle migliori che abbia mai visto. Il modo in cui Gunok è tornato in porta e ha salvato la palla che rimbalzava su una superficie bagnata fradicia in una notte piovosa, in un momento così importante, è stato sensazionale”. Chris Bevan, della Bbc, scrive che “il balzo del portiere turco Mert Gunok per parare in qualche modo il colpo di testa di Christoph Baumgartner rimarrà impresso nella memoria di chiunque l'abbia visto”. Diego Torres, su El Pais, ha scritto che la Turchia è stata “salvata da una parata monumentale di Mert Günok, il portiere del Besiktas, che ha deviato con una reazione felina il tremendo colpo di testa di Baumgartner”. Restringe la durata temporale il Guardian, che la definisce: “Una delle parate del decennio”, mentre torna a parlare di Banks Jason Burt sul Telegraph: “Mi è sembrata una delle migliori parate che abbia mai visto. I replay televisivi non rendono giustizia all'ottima tempistica – gli ultimi secondi della sfida degli ottavi contro l'Austria per preservare la vittoria della Turchia – alla velocità e alle condizioni umide. La mia opinione è che la parata di Banks è stata migliore, ma è aperto il dibattito”.

 

Gundogan, il campione generoso

Ilkay Gundogan è il capitano della Germania ed è anche un uomo buono. Uno riconoscente, che è una qualità non da poco. Da piccolo ha tirato i primi calci nel Gelsenkirchen Hessler 06, società minore che rappresenta il quartiere Hessler di Gelsenkirchen e non se l’è mai dimenticato. Nemmeno ora che gioca nel Barcellona, che indossa la fascia della Nazionale e che vede quel club giocare nella sesta serie nazionale. Lui ci ha giocato fino a diciotto anni, anche se quando ne aveva otto fu acquistato dallo Schalke che già vide la prospettiva di un campione, ma poi preferì riportarlo a casa dopo qualche mese. Emergere da una realtà così piccola non è facile, eppure da lì in poi ce l’ha fatta, giocando nel piccolo stadio a disposizione e prendendo il volo, portando poi via tutta la famiglia da lì. A Hessler sono rimaste la casa dei nonni e uno splendido ricordo. E da poco c’è anche uno stadio nuovo, proprio per la società. Sapete quanto è costato? Seicentomila euro, ma non è questa la notizia. È bello, invece, sapere che quella somma è stata divisa a metà: trecentomila li ha tirati fuori il Comune, gli altri trecentomila direttamente Gundogan, di tasca sua. Per ringraziare il posto dove il suo calcio è nato, per provare a far nascere o crescere altri Gundogan. Non è facile, ma se un campione rimasto legato e parecchio generoso ti aiuta, quando meno è più fattibile.

 

L’Uefa incassa multe da tutte le nazionali. Tranne tre

L’Uefa è una macchina da soldi, ma anche i comportamenti durante l’Europeo danno una mano. L’altro giorno l’organizzazione di Ceferin ha pubblicato un rapporto di sedici pagine dei suoi organi disciplinari, che fa riferimento soprattutto alle multe comminate alle nazionali soltanto nella fase ai gironi. E sono numeri notevoli, perché intanto solo Francia, Spagna e Slovacchia non sono state multate nella prima parte dell’Europeo, mentre tutte le altre ventitré squadre hanno dovuto pagare somme consistenti soprattutto per il comportamento dei propri tifosi. Il totale delle multe incassate fa poco meno di 1,3 milioni e viene analizzato: la Germania ha pagato due volte per la mancata protezione del campo, in quanto nazione ospitante per le invasioni dei tifosi durante le partite del Portogallo contro Turchia e Georgia. Hanno fatto percorso netto (al contrario) invece Ungheria, Svizzera, Croazia, Albania, Polonia, Serbia, Romania e Belgio, multate per tutte e tre le partite. Il podio delle multe pagate è formato al primo posto dalla Croazia (220.875 euro), seguita dall’Albania (171.375 euro) e al terzo dalla Serbia (166.625). Su Croazia e Albania, tra l’altro, c’è ancora l’indagine per i cori contro i serbi, quindi le multe potrebbero aumentare, ma non per il momento. L’Italia deve pagarne “solo” trentamila.

 

La festa di popolo per la Georgia

Avete visto le immagini della Georgia che torna in patria? Se non le avete viste potete recuperarle. Vi dico che sono impressionanti. Perché la Georgia è stata una squadra molto simpatica, ha avuto dalla sua anche i neutrali, ha giocato il suo primo Europeo ed è arrivato fino agli ottavi di finali, per poi essere eliminata quasi con prepotenza dalla Spagna, una delle migliori (o la migliore) del torneo. Quindi, un passetto o poco più, ma tanto basta per rendere felice un popolo che ha paura, che teme la deriva putiniana del governo di casa propria e che tempo fa era in piazza per questo. Ora la piazza di Tbilisi, la capitale, si è riempita di nuovo, ma questa volta di gioia. Si celebrava una sconfitta, ma che sconfitta. Si celebrava la squadra che per qualche settimana ha unito tutti (quasi il 90 per cento era davanti alla televisione durante le partite) e che ha divertito. Che non doveva vincere, ma soprattutto non ha perso. Per cui, all’arrivo in patria, i georgiani sono saliti su un pullman scoperto e c’è stata la sfilata per le vie principali della città. Se non avete ancora visto le immagini e siete arrivati fino a questo punto, fidatevi e andate a guardarle. È bellissimo vedere quando il calcio unisce la gente, quando il risultato non è la cosa più importante, ma esserci lo è, divertirsi lo è, rappresentare un popolo lo è. È il calcio che crea le nazioni, e la Georgia ora vuole diventare adulta.

 

Di più su questi argomenti: