Il Foglio sportivo
Capuano: “Ci serve un numero massimo di stranieri”
"Questo non è uno sport come gli altri, è lo sport dei poveri, del sentimento. Io dico sempre ai miei ragazzi che devono giocare per quelli che fanno l’amore in macchina perché i soldi per l’albergo li hanno usati per comprare il biglietto della partita"
Il calcio va cambiato nelle regole. La prima cosa, la più semplice: nel settore giovanile limitare in maniera drastica il numero degli stranieri. E anche imporre un massimale alle squadre in Serie A nel far giocare stranieri. In questo modo si dà la possibilità di crescere i nostri. Il vero allenatore si adatta ai giocatori a disposizione, cerca di costruire il giovane. Che deve essere prima uomo, e poi calciatore. E il vero giocatore deve affrontare i sacrifici; senza sacrifici non si conosce il parametro della sofferenza e senza quel parametro non arrivi in alto. Bisogna essere meticolosi, studiare, ed essere persone serie: io non credo nella fortuna, ma solo nella preparazione dei dettagli. In C non ci sono fenomeni, che sfruttano il calcio per fare marketing. Bisogna enfatizzare le caratteristiche dei giocatori: se hai pasta e fagioli e vuoi fare una lasagna ti viene una schifezza. Non si frigge il pesce con l’acqua, però io posso farlo con l’acqua minerale. L’allenatore non è un mestiere come un altro: deve difendere un popolo. E dopo la partita deve spiegarla al barista e al panettiere.
Bisogna tornare, tutti quanti, all’essenza del calcio. Questo non è uno sport come gli altri, è lo sport dei poveri, del sentimento. Io dico sempre ai miei ragazzi che devono giocare per quelli che fanno l’amore in macchina perché i soldi per l’albergo li hanno usati per comprare il biglietto della partita. Proprio per quel panettiere, barista, per quelli che aspettano tutta la settimana di vedere la partita.
Purtroppo questo è un mondo di gente che si vende per mille euro, nelle serie minori, e per pubblicità o successo in quelle maggiori. È un mondo di mammiferi in uno squalaio. Ma in questo calcio c’è anche la malattia del disquilibrio: persone che si permettono anche in mondovisione di criticare, dopo che hai vinto tutto ma ne hai sbagliata una. Quando fai del bene devi avere una grandissima forza: quella di subire il male.
Tutta Italia ha visto Carmine, un tifoso del Taranto di 84 anni in lacrime perchè per rifare lo stadio per i Giochi del Mediterraneo gli impediranno di vedere le partite. Abodi e Gravina hanno promesso che non toglieranno lo stadio al popolo tarantino, io spero mantengano la parola. Il calcio è sentimento, e non si può deludere un popolo.