Foto LaPresse

Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA

Il fascino del vuoto che non si ha fretta di riempire

Alessandro Bonan

Dopo il flop della Nazionale, la cosa migliore è assaporare la gioia estiva e lasciarsi alle spalle la deludente perfromance calcistica. E quel senso di smarrimento sportivo potrebbe essere colmato dai fenomeni tennistici nostrani

Il vuoto esiste? Certo che sì, con quanto fascino! Uscita la Nazionale, ecco le nostre giornate estive macchiarsi apparentemente di nulla, fingersi interessanti, piene di notizie tanto esagerate da apparire subito improbabili. È il vuoto dei giornali, così prevedibili nel somministrarci la stessa minestra, facendola passare per un piatto gourmet. Fin quando Spalletti popolava le pagine, tutti a parlare di lui, della sua geniale (per quanto inintelligibile) comunicativa, della Nazionale dalle facce prima interessanti e poi inespressive, di Scamacca o Retegui, dilemma tra poveri, di Calafiori, il difensore petto in fuori, di Gigio Donnarumma, l’unico “extra-ordinario” del gruppo, come diceva Carmelo Bene. 

Dopo la sconfitta subita contro la Svizzera, e la conseguente eliminazione, lo smarrimento: e adesso che ne sarà di questo vuoto? Sveglia ragazzi, il vuoto è pieno. Perché l’estate rimane il nostro momento più libero, perduti nella luce, nel calore, nella freschezza di un’acqua salata. E anche se ogni tanto piove, tutto eccede nella sua bellezza (ancora Carmelo Bene), come un tacco di Falcao o un movimento dell’anca di Van Basten. Il passato del calcio ritorna a coprire il disagio di un presente povero di spirito. La politica del pallone, che noia! Gravina, nuntereggae più, i settori giovanili, nuntereggae più, i troppi stranieri, nuntereggae più, le elezioni di qualsiasi cosa, nuntereggae  più. 
L’altra sera mi sono divertito a spezzare i discorsi degli altri, come un folletto maligno. Le parole che mi piacciono, parlando di sport, sono quelle che mi fanno volare, mica strisciare! E quelle che mi fanno volare le ascolto, fino all’ultimo discorso, inebriato dal suono scintillante di tutte le belle parole che sento. Il vuoto esiste ma per riempirlo basta una frase detta bene, oppure anche un’immagine, che anche quella è un linguaggio. Un rovescio incrociato imprendibile, sopra il verde di Wimbledon, per esempio. Eccolo il pieno dentro il vuoto: il tennis di Sinner e Berrettini, protagonisti sul campo centrale londinese. Superbi nella loro diversa bellezza. Nordico e nuvole Sinner, un dio greco Berrettini. Con ancora addosso tutto il fastidio per un calcio fatto male e trattato peggio, mi sono lasciato andare ai due tennisti, riguardando per intero la loro sfida. Potrei recitarvi tutti gli scambi come se fossero un rosario, senza svelare il mistero di una partita tanto magica. Il vuoto è anche sospensione, come una palla da tennis indecisa sul da farsi. Ecco il vuoto che ci conquista, facendoci vivere due volte, il vuoto che nessuno si affretta di riempire. Non annoiamoci con ciò che tutti vedono, ma divertiamoci con quello che nessuno ha visto mai. 

Di più su questi argomenti: