Il foglio sportivo

L'esempio di Sinner e Berrettini

Umberto Zapelloni

Nello sport l’amicizia esiste. Anche Norris lo ha capito in Formula 1

L’amicizia è una cosa seria. Anche in un campo da tennis o su un circuito di Formula 1. Possono servire tre ore e 42 minuti a cementarla, ma possono anche bastare pochi secondi per distruggerla. Quelli che sono serviti a Jannik Sinner e a Matteo Berettini per uscire da Wimbledon più amici di prima dopo aver cercato in tutti i modi di farsi sportivamente del male e quelli che ci hanno impiegato Max Verstappen e Lando Norris in Austria per distruggere quanto faticosamente costruito in anni di birra, padel e videogames a Monte Carlo. Che cosa c’è di più stimolante di una sfida con un amico: su un campo da tennis, da golf, attorno a un tavolo da ping pong o da biliardo. Dovunque ci si possa sfidare in qualcosa. Battersi con un amico e poi prendersi reciprocamente in giro sotto la doccia o davanti a un aperitivo, è qualcosa che non ha prezzo e non ha età. Lo sport dovrebbe insegnarci anche questo. A sfidarsi senza scendere in guerra. A prendersi a pugni senza odiare chi ci sta di fronte. Non va sempre così. Gli archivi sono pieni di amicizie spezzate per colpa di una sportellata, una ruotata, una manata fuori posto. 

Jannik e Matteo si sono sfidati in mondo visione (solo in Italia li ha visti quasi un milione di persone, il secondo risultato di sempre per Wimbledon su Sky), non si sono risparmiati, hanno cercato di far cadere l’avversario con ogni colpo possibile. Servizi che viaggiavano a duecento all’ora, dritti che erano dei missili, rovesci imprendibili, volée spezza gambe. Hanno estratto tutto il meglio del loro repertorio con recuperi che avrebbero lasciato senza fiato ragazzi diversi da loro. Un inno al tennis, allo sport, ma anche all’amicizia perché alla fine si sono abbracciati sotto rete scambiandosi solo complimenti. Si sono sfidati, si sono divertiti, hanno faticato come mai avrebbero pensato ad un secondo turno di Wimbledon, ma alla fine si sono lasciati ancora più amici di prima. Jannik con la voglia di vincere il torneo anche per Matteo che in finale su quest’erba ci era arrivato tre anni fa, proprio nei giorni in cui l’Italia vinceva l’Europeo a Wembley. Tre anni dopo l’Italia non c’è più, Matteo invece è tornato da protagonista nel torneo che ama di più, superando infortuni e maldicenze. Ha vinto anche lui, pure se ha dovuto fare le valigie verso la prossima tappa di una resurrezione che sembra sempre più reale.

 

A vederli dal vivo, nel box reale di casa Sinner, c’era anche Stefano Domenicali, il ceo della Formula 1, lo sport che pochi giorni prima aveva visto spezzarsi in pista l’amicizia tra Verstappen e Norris. In Formula 1 ci sono abituati. Villeneuve e Pironi, Hamilton e Rosberg sono gli esempi più noti di amici diventati nemici dopo esser stati avversari. Max e Lando erano amici da tanto e rivali da poco. Si sono lasciati in Austria con l’anatema dell’inglese: “Se non mi chiederà scusa non avrà più il mio rispetto”. Tre giorni dopo, arrivando a Silverstone, a poche miglia dal Centre Court, Lando ha cambiato idea. “Ho detto cose scatenate dall’adrenalina, non ci credevo neppure tanto. Max corre in modo duro, diverso, ma mi piace la nostra lotta”. Non aveva visto Berrettini e Sinner. Aveva solo capito che lo sport può permettere di essere avversari, ma anche amici. Prendersi a pugni e poi darsi la mano. Come nel terzo tempo di una partita di rugby. Una lezione per tutti. 

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