Il Foglio sportivo - That win the best
Strano quest'Europeo dove c'è chi può far politica e chi no
Il caso Demiral e quello di Mbappè rappresentano il famoso "due pesi, due misure" da parte della Uefa. Che di recente ha annunciato il formato della nuova Champions League: ma siamo sicuri che più partite possano offrire un calcio migliore?
E quindi alla fine il difensore turco Demiral è stato squalificato per due giornate dopo avere esultato facendo il saluto dei Lupi Grigi (non esattamente un club di dopolavoristi dediti alle bocce): salterà i quarti e la possibile semifinale, ma adesso non esageriamo, c’è un limite anche alle “favole” e alle sorprese. Come si dice, l’Uefa ha voluto mandare un messaggio forte: no alla politica mescolata con il calcio (ma i turchi all’Europeo li avete voluti voi, signori dell’Uefa, non certo io). Magari, mi viene da dire. Con il caso di Demiral siamo alle solite: se i gesti politici devono essere banditi, bisogna bandirli tutti, invece Mbappé che dice chi votare in Francia è un grande, e l’inginocchiamento dei Black lives matter (neppure loro una bocciofila di filosofi) era quasi un obbligo prepartita tre anni fa. Ciò non toglie che Demiral sia un idiota, a fare il gesto prima e a postare la foto dell’esultanza sui social dopo, senza neppure tentare la classica paraculata del “ho messo una foto sbagliata” o “sono stato hackerato”. A maggior ragione, forza Olanda stasera.
L’Uefa ha dato invece solo uno scappellotto al nostro Jude Bellingham, reo di avere agitato una mano dalle parti in cui del lupo c’è al massimo un po’ di pelo: squalifica di una giornata, ma con la sospensiva, insomma oggi sarà in campo contro la Svizzera in quella che per noi può essere la fine dell’Europeo e per Southgate la fine di una carriera oggettivamente già troppo lunga sulla panchina dei Tre Leoni. Il povero Southgate, in patria ormai odiato più dei Tories, non ha alternative: o vince il trofeo o il suo sarà un fallimento totale. In campo oggi ci sarà il peso delle sconfitte nella semifinale mondiale del 2018, nella finale europea del 2021 e nei quarti in Qatar del 2022. Più ubriaco dell’arbitro di Spagna-Germania, mi appresto comunque a tifare per i miei ragazzi. Saremo in trentamila a Düsseldorf oggi, come sempre a lamentarci fino a un minuto prima del fischio d’inizio e poi pronti a esserci come un innamorato che fa la pace dopo una lite. Voi continuate pure a occuparvi di calciomercato, che è come farsi le seghe a Ibiza e ordinare acqua al pub. Belli i tempi in cui a luglio i vostri giornali sportivi parlavano delle sfide dell’Italia ai Mondiali o agli Europei, vero? Proprio ieri quel vecchio ubriacone del mio amico mi ha girato una prima pagina della Gazzetta di trent’anni fa, prima di Italia-Nigeria a Usa ’94: “Tu piccola Italia, io grande Nigeria”, recitava il titolo con un chiaro rimando cinematografico. Rimando che, se non colto, veniva spiegato dall’occhiello: “L’allegra sfida dei Tarzan neri agli azzurri”. Nel sommario si dava conto di una improbabile gag di Yakini che diceva a Baggio “ti faccio nero”. E poi rompete i coglioni a Vannacci.
Io intanto tremo per la nuova Champions League, annunciata da chi ne trasmetterà le partite come un torneo con molte più partite di un tempo e in cui la figata è che ci saranno “più squadre” e quindi “più calcio”. Andrei cauto a riporre fiducia nella formula “più si è meglio è”: quando in un’ammucchiata si inizia essere troppi aumenta vertiginosamente il rischio di prenderla anche dove non piace a tutti (con rispetto parlando).