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Il foglio sportivo

Zoff: “Non trattiamo da adulti i nostri bambini”

Dino Zoff

"Abbiamo pochi bambini e li trattiamo troppo presto da adulti. Bisogna ripartire dalla semplicità, dal far divertire i giovani. Non spingerli a ragionare da professionisti già a 10 anni"

Oggi in Italia chi ha voglia di iniziare a giocare a calcio ne ha tutte le possibilità. Non è un problema di centri sportivi, di infrastrutture congelate. È che ci sono meno bambini, più opportunità di praticare altri sport e genitori che mettono pressione ai loro figli sin dà giovanissimi. Tante componenti importanti. Faccio un esempio: ai miei tempi eravamo 10-12 friulani in Serie A, di cui tre o quattro in Nazionale. 

Tolto qualche portiere di adesso, negli ultimi trent’anni non ce n’è stato più uno. E mica mancavano i presupposti: una volta l’unico centro sportivo era la strada. Non a caso i giocatori del nostro campionato provengono sempre più dall’Africa, dal Sud America, dove il calcio è ancora spontaneo e popolare. Mettiamoci pure la crisi demografica e il quadro è completo.

La nostra Serie A ha ritmi tranquilli, non è la condizione fisica ad averci eliminato. Probabilmente non abbiamo avuto la convinzione mentale e i mezzi tecnici sufficienti. Ci siamo comportati in un modo non consueto per la Nazionale. Penso ai grandi Europei della storia azzurra: a volte il destino ci ha aiutato a vincere, altre volte no. In Germania però siamo stati lontani dall’arrivare a scomodarlo. Nel calcio si può anche perdere, bisogna vedere come.

Ora sarà essenziale saperci rialzare. Il calcio di strada da noi non ritorna più, inutile girarci attorno. Abbiamo tanti stranieri, tutti parlano dei giovani come se non li facessimo giocare abbastanza: ridicolo. I club hanno ogni interesse a schierare i ragazzi del vivaio in prima squadra, se non lo fanno vuol dire che non sono ancora all’altezza. 

Il problema è semplice: abbiamo pochi bambini e li trattiamo troppo presto da adulti. Bisogna ripartire dalla semplicità, dal far divertire i giovani. Non spingerli a ragionare da professionisti già a 10 anni. Facciamoli giocare, senza caricarli di aspettative. E proteggiamo la loro fantasia. 

Sapete cosa ci diceva Bearzot? “Siamo italiani: perché mai dobbiamo giocare come i tedeschi, gli olandesi o i brasiliani”. Così abbiamo vinto il Mondiale. Abbiamo caratteristiche peculiari, picchi di straordinario rendimento. Torniamo esprimere questo nostro modo di essere. Questa nostra identità.

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