Fanzone e parata dei sostenitori olandesi a Berlino (Foto di Roy Lazet/Soccrates/Getty Images) 

IL PASTONE TEDESCO – GIORNO 23

Spagna e Francia si giocano la finale a Euro2024

Fulvio Paglialunga

Domani in campo la prima semifinale di un Europeo ancora senza guizzi. L'algoritmo di Opta ha pronosticato bene, ma il torneo ancora attende emozioni. Deschamps sfida il destino, l'Olanda anima le strade della Germania e Saka cerca redenzione

Il pastone, nel linguaggio giornalistico, è – dice la Treccani – un “servizio che riporta i fatti politici del giorno insieme con dichiarazioni e informazioni”. Per ogni giorno dell’Europeo di Germania, dall’esordio fino alla finale, qui ci saranno i fatti del giorno. Quelli seri e quelli no. Quelli del campo, quelli degli spalti, quello che c’è intorno. Questo, insomma, è il Pastone Tedesco.


 

Il punto. Per il campo bisogna aspettare domani. Arriva Spagna-Francia, la prima semifinale. Arriva la prima finalista. Un giorno in più di attesa, poi Olanda-Inghilterra. Domani perché il calcio si riprenda il suo spazio, mentre ora è tempo del contorno, che è anche ciò che rende un Europeo un evento. Ma resta una domanda, in questo torneo senza guizzi: il calcio si riprenderà davvero il suo spazio? Avanti, su: dopo 48 partite almeno tre divertenti ce le meritiamo.

 

Come è andato l’algoritmo?

Era una promessa: verificare le previsioni dell’algoritmo, controllare se quello che aveva pronosticato il supercomputer di Opta. Tutti i pronostici sono stati aggiornati live, ma il punto di partenza era la simulazione dell’Europeo fatta diecimila volte. La classifica del 4 giugno, un mese fa, dieci giorni prima dell’inizio del torneo, aveva le quattro semifinaliste tra le prime sei candidate. In ordine era: Inghilterra, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Olanda. Poi c’era l’Italia, ma non mi pare il caso di tornare sul fallimento dei nostri. Possiamo dire, dunque, che Germania e Portogallo sono quelle che più di tutte non hanno rispettato i numeri a loro favore, mentre l’Olanda è meno sorpresa di come possiamo immaginare. Simulando il torneo, il supercomputer aveva peraltro dato al Portogallo maggiori possibilità di arrivare in semifinale di quante ne aveva la Spagna, mentre la finale più accreditata: quella tra Inghilterra (31,1 per cento di possibilità) e Francia (30,4 per cento) è ancora possibile. La vera sorpresa, invece, è stata la Georgia, che aveva l’8,3 per cento di possibilità di arrivare agli ottavi e, invece, ci è arrivata. Aggiornandosi automaticamente, però, oggi l’algoritmo ha nuove previsioni: tra Spagna e Francia le percentuali per la finale sono 51,04 e 48,96, mentre tra Inghilterra e Olanda sono 52,51 contro 47,49. Chi vince tra Spagna e Francia ha più possibilità di vincere il titolo: al momento le percentuali di vittoria sono per Spagna (30,38), Francia (29,9), Inghilterra (22,85) e infine Olanda (16,86). Quindi l’Inghilterra nel frattempo ha perso il titolo di favorita che aveva all’inizio. Ma è solo un algoritmo, anche se abbastanza preciso.

 

Buongiorno Deschamps!

Didier Deschamps è visto in Francia come un uomo solo. Quasi assediato tra chi si è un po’ stufato di veder giocare la sua squadra così sottotono, di vedere un calcio noioso nonostante i risultati lo abbiano riportato fino alla semifinale. Non c’è nessuna enfasi nemmeno nel record che potrebbe raggiungere: vincesse l’Europeo sarebbe il primo a vincere competizione continentale e Mondiale sia da allenatore che da calciatore e potrebbe in qualche modo reclamare un posto nella storia del pallone. Però niente, della sua Francia si parla perché va avanti e non si capisce perché, per via di Mbappé sottotono (l’ultima partita i francesi l’hanno finita senza lui, nonostante arrivassero i rigori, ma è evidente il timore per il naso, per le botte) e anche per via di quel singolare record di essere arrivati fino a qui senza segnare un gol su azione (due autogol, un gol su rigore). Al punto che Deschamps coccola Maignan e la difesa, ma credo sia stata sconvolgente la sua dichiarazione qualche ora dopo la qualificazione alla semifinale, ottenuta grazie al palo colpito da Joao Feliz (anche qui, resistenza passiva: nessuno lo ha parato). Quando Deschamps ha fatto un lungo respiro, un’analisi al volo, ha cercato di sintetizzare i problemi delle ultime partite e ha dichiarato, senza timore di smentita: “Dobbiamo segnare più gol. Se segni, riesci a gestire la partita. Altrimenti dipendi dall’avversario”. Ma bonjour!

 

Il ballo degli olandesi

Un valido motivo per salutare con piacere l’Olanda in semifinale sono gli olandesi. Quello che stanno facendo per le strade della Germania è una delle cose più belle dell’intero Europeo. Intanto perché è un’invasione di cui nessuno ha paura. Anzi, ci fosse un motivo per andare in Germania adesso sarebbe vederli. Ma servirebbe poi posizionarsi su un posto alto con un orizzonte sgombro. Perché sono tanti e formano una marea umana, tutta arancio e già vedere una strada che si colora tutta insieme utilizzando persone è un effetto ottico notevole. Immaginate: non c’è spazio in un viale molto grande e molto lungo, è tutto dello stesso colore ma nessuno ha colorato, si tratta solo di gente molto allegra vestita alla stessa maniera. Ora che avete creato l’immagine nella vostra mente, provate a vedere il resto: tutti si muovono nella stessa direzione, alternati. Cantano “Link Rechts”. Ora tutti a destra, ora tutti a sinistra. Sono un mare, agitato, bello. Sono quello che sono stati i tifosi dell’Islanda ai tempi del Geyser Sound, sono quello che serve per dire una cosa semplice: il calcio è una festa di popolo.

 

Saka che fa pari col destino

I rigori sono belli solo se la tua squadra vince, ma prima ancora solo se la tua squadra non deve proprio batterli, se tocca agli altri, se puoi sentire la tensione, ma ignorare l’esito. I rigori ti segnano: potete chiedere a Bukayo Saka come ha passato gli ultimi tre anni. Nel 2021 aveva diciannove anni e a quell’età sei sei inglese e bravo può capitarti di giocare in Nazionale partite importantissime, tipo la finale dell’Europeo. Era lui in coda per battere il rigore contro Donnarumma: il quinto dell’Inghilterra, quello decisivo. Parato da Donnarumma, Italia campione e Saka disperato. Quando avrà di nuovo l’opportunità di essere così importante per la sua nazione? Tre anni dopo, quasi tondi, ecco la risposta. È grazie a Saka che l’Inghilterra è arrivata ai rigori, o meglio l’ha scampata prima del novantesimo, arrivando poi ai supplementari e poi ai rigori. Andrebbe bene già solo il gol: due passi portandosi il pallone da destra verso il centro, un tiro di sinistro che il portiere non vede arrivare. Ma in più ci sono i numeri: 13,26 chilometri percorsi durante la partita. Ma non è finita: gli oltre tredici chilometri non peseranno mai quando i trenta metri che separano il cerchio di centrocampo dal dischetto del rigore quando il momento è decisivo, quando la partita ha già espresso equilibrio per centoventi minuti e si gioca da undici metri. Una volta disse Lampard che per coprire quella distanza ci vogliono venti-trenta secondi, ma è incredibile quanti pensieri si addensano mentre tu vorresti solo isolarti. Gerrard, invece, disse che possono sembrare 40 miglia. Quindi Saka ha fatto quel percorso sapendo di aver sbagliato il rigore dei sogni tre anni prima, sapendo che aveva segnato il gol del pareggio ma poteva non bastare, sapendo che era l’ultimo penalty, poteva esserlo, perché la Svizzera aveva sbagliato e segnando sarebbe stata semifinale. Ora che è semifinale, Saka ha chiuso col dolore di tre anni fa, ha vissuto già troppo. E ha ancora ventidue anni.

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