euro 2024
Rigore o non rigore? Boh. Il calcio in mano al Var che non risolve mai nulla
La soggettività nel giudizio non è eliminabile, né lo sarà mai. Ecco perché lo strumento di video assistenza a Euro 2024 sta dimostrando tutti i suoi limiti
L’allenatore in seconda della Germania ha fatto irruzione nello spogliatoio dell’arbitro Anthony Taylor, venerdì sera, al termine del match perso dai tedeschi contro la Spagna. Perso, probabilmente, perché il fischietto inglese s’è dimenticato di concedere un rigore per fallo di mano di Cuccurella nei tempi supplementari. Mentre il pubblico inveiva contro l’arbitro e i giornali di mezzo mondo si scagliavano contro il recidivo Taylor (era lui l’arbitro del rigore non dato alla Roma contro il Siviglia un anno fa nella finale di Europa League), la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha detto fermi tutti: è stato giusto non dare rigore, le disposizioni dell’Uefa sono queste. Il tifoso medio (o anche più che medio) non capisce più nulla: quella mano era larga, larghissima, e il pallone inevitabilmente è andato a sbatterci. Certo, ora c’entra la “congruità del movimento” e il povero arbitro è costretto a decidere in meno d’un secondo, rispolverano nella sua testa codicilli, casistiche, fattispecie, regolamenti e istruzioni. Il problema è che non è andato neppure a rivederlo al monitor, perché il Var (il connazionale Attwell) gli ha detto che non serviva: il tocco era involontario. Sarà proprio così? Boh.
L’Uefa tace, il capo della commissione arbitrale, Roberto Rosetti, non s’è espresso sul tema. Il mondo arbitrale è diviso (anche se in Italia i colpevolisti sono in maggioranza). Si torna allora alla questione fondamentale del dibattito extracampo degli ultimi anni: ma il Var, a cosa serve? Non doveva essere la panacea a ogni male, risolvendo sviste e orrori arbitrali? Solo chi non ha mai calcato un campo dal calcio e men che mai indossato una divisa da arbitro poteva pensarlo. La soggettività nel giudizio non è eliminabile, né lo sarà mai. Anche quando si viviseziona un episodio contestato, non ci sono mai due opinioni convergenti: il tocco sulla gamba dell’avversario era forte o leggero? Cercato o casuale? Chi lo sa. E alla fine sempre uno deve valutare – con la pressione di diecimila tifosi eccitati a circondarlo – e pure in breve tempo. Non abbiamo scampo: le polemiche resteranno finché qualcuno giocherà a pallone. L’errore è stato quello originario: far sì che il monitor potesse intervenire sulle decisioni di ultima pertinenza “umana”. Sarebbe bastato fermarsi alla gol line technology e al fuorigioco. Cioè alle situazioni chiaramente oggettive, dove si tratta di centimetri. Sul resto, la moviola fa solo danni. E, come s’è visto, non risolve nulla. In questi anni di Var sono stati solo due i risultati: far sparire dalla circolazione i grandi arbitri (quelli carismatici che si prendevano la responsabilità delle proprie valutazioni) e rendere inutili gli assistenti di linea (che ormai non alzano più la bandierina neanche quando un giocatore è in offside di dieci metri). Ne è valsa la pena? La risposta non può che essere una sola: no.