Foto Ap, via LaPresse

il pastone tedesco

Riuscirà l'Inghilterra a vendicarsi di Koeman e a raggiungere la Spagna in finale?

Fulvio Paglialunga

Dal gol francese arrivato troppo presto ai piani della Nazionale inglese per battere l'allenatore che, quando ancora vestiva la maglia arancione da giocatore, gli negò la qualificazione a Usa 94

Il punto. Abbiamo la prima finalista ed è, direi ovviamente, la Spagna. Ma forse la notizia è che almeno nel primo tempo abbiamo visto una partita che non sembrava di questo Europeo. Viva, bella, combattuta, aperta: Spagna-Francia ha dato qualcosa che finora ci era mancata, perché a questo Europeo sono tutti stanchi e almeno la finale in vista scuote i muscoli, la testa. Oggi si stabilisce l’altra pretendente al titolo: l’insicura Inghilterra o la gioiosa Olanda?

      


Il pastone, nel linguaggio giornalistico, è – dice la Treccani – un “servizio che riporta i fatti politici del giorno insieme con dichiarazioni e informazioni”. Per ogni giorno dell’Europeo di Germania, dall’esordio fino alla finale, qui ci saranno i fatti del giorno. Quelli seri e quelli no. Quelli del campo, quelli degli spalti, quello che c’è intorno. Questo, insomma, è il Pastone Tedesco.


     

Sapete quanti anni ha il padre di Yamal?

Pepe, Cristiano Ronaldo, Modric, Navas, Neuer, Giroud, Schmeichel, Lewandowsky, Kroos sono alcuni dei giocatori che più hanno brillato nel calcio internazionale e che erano a quest’Europeo. Sono uniti anche da un dato: sono tutti nel lungo elenco di calciatori più grandi del padre di Lamine Yamal, che ha trentaquattro anni. Persino Messi, che avrete visto tutti nella foto in cui fa il “bagnetto” proprio al piccolissimo Yamal (se non l’avete vista vuol dire che siete capitati su questa pagina per caso), ha 37 anni e del padre di Lamine potrebbe essere il fratello maggiore. Questa è tutta una storia di età, un resoconto che ha del miracoloso. Perché se la Spagna è in finale è perché ogni volta tira fuori qualcosa di nuovo e invece in ogni occasione ha Yamal, ma mai così, mai in questo modo. Ecco, dei sedici anni (diciassette sabato) di Lamine abbiamo parlato, dei trentaquattro del padre ancora no. E il padre è uomo da ringraziare, per ciò che ha messo al mondo: un ragazzo capace di segnare un gol come quello che rimette la Spagna in partita e apre la corsa alla rimonta, capace di danzare con il pallone tra i piedi, far partire quel tiro improvviso, così perfetto, così potente (102 chilometri all’ora, da quasi venticinque metri), prometterci che per almeno quindici anni, magari pure venti, vedremo cose meravigliose. È iniziata l’èra di Lamine Yamal, che non invecchierà mai. Non ora, non con un padre più giovane di quelli che giocano con lui.

Francia in gol troppo presto per i piani

Per Deschamps sembrava il piano perfetto: recuperato Mbappé senza maschera e già con i primi effetti in quel cross delizioso che ha portato la Francia in vantaggio, poi poteva essere tutta discesa. Ovvero: il tecnico ha proprio deciso all’inizio che la Francia avrebbe puntato sulla noia, sulla capacità di difendersi e di inibire l’avversario, di bloccarlo. Al punto che, offeso dalla critica che in realtà fotografava il suo credo calcistico, ha risposto, poco prima della partita: “Chi si annoia a guardarci, può guardare altro”. Era una scelta: una volta andati in vantaggio avrebbe potuto provare a difendere il risultato per tutta la partita. Del resto della Francia si è parlato perché era arrivata fino alla semifinale senza nemmeno un gol proprio su azione e non della difesa che non subiva praticamente mai. Solo che quando segni dopo nove minuti te ne restano ottantuno. E sono troppi tutti a difendersi, soprattutto se di fronte c’è la Spagna, se si fa bastare poi quattro minuti per ribaltare tutto. Poi, quando tutto è rimandato, tocca di nuovo cambiare la Francia. E qui torna l’impossibilità di andare oltre la noia come strategia. Era già troppo la semifinale, dai.

L’Inghilterra e una vendetta attesa da 31 anni

Trentuno anni ad aspettare, e oggi l’Inghilterra cerca la rivincita su Ronald Koeman. È la storia di un torto e anche di uno dei momenti più bui del calcio inglese. Quando la Nazionale non si qualificò ai Mondiali di Usa 94: loro, gli inventori del calcio, non invitati al gran gala, alla festa del mondo e del pallone. L’Inghilterra è nel girone con Norvegia e Olanda (oltre a Polonia, Turchia e San Marino). Al penultimo turno, quello decisivo, gli inglesi giocano contro l’Olanda, le due squadre sono a pari punti, e qui c’è il torto, qui c’è il dolore mai provato che ora chiama la vendetta. Nella Nazionale arancione giocava Ronald Koeman, era il 13 ottobre 1993 e chi vinceva era praticamente sicuro di arrivare al Mondiale, sicuro anche di lasciare l’altro a casa. Serve mestiere, cattiveria, grinta, tecnica, tutto quello che Koeman ha sempre avuto e che, infatti, mette in campo. Vede Platt andare di corsa, al 57’, verso la porta di Ed de Goey, lanciato. Non c’è nient’altro a ostacolare l’attaccante inglese, se passa con quel pallone portato avanti con il petto. Koeman arriva dall’altra parte, non riesce a rubargli il tempo, allora lo prende da un braccio, lo ferma così. Al limite dell’area non è che una punizione, però potrebbe essere cartellino rosso (oggi lo sarebbe in automativo), invece Koeman è solo ammonito. L’Inghilterra non segna, Koeman resta in campo e cinque minuti dopo fa gol su punizione. Non come sempre, non con la forza. Ma con un tiro più morbido, che scavalca la barriera. Si rompe l’equilibrio, poi l’Olanda segna ancora con Bergkamp, finisce due a zero e gli inglesi, i padri del calcio, non vanno ai Mondiali. Aspettavano la vendetta, il tabellone ha dato l’opportunità di affrontare in semifinale l’Olanda allenata da Koeman. È un’occasione.

Zirkzee è arrivato fino alla semifinale

Pensate di essere un calciatore ancora giovane, che cerca il suo posto nel mondo, che crede in sé stesso, ma ancora non va tutto bene, almeno non tutto come speravi. Fai un po’ di trafila, qualche squadra importante ma che non garantisce la visibilità internazionale che pensi di meritare. Però dai tutto, ti fai notare. Anche se è l’Anderlecht, perché poi magari c’è il Bologna e sei pronto a partire dalle retrovie nella prima stagione per poi conquistare l’allenatore e il posto da titolare nella stagione successiva, che non per caso finisce per essere una delle migliori della storia dei bolognesi e tu vieni premiato come miglior under 23 dell’anno. Poi arriva l’estate, non sembra ancora il momento della Nazionale anche se c’è l’Europeo e allora vai in vacanza, sei a DisneyWorld a Miami, stai pensando di rilassarti, divertirti, magari qualche partita la vedrai in tv e invece arriva la telefonata: “Molla tutto, devi venire in Germania”. Sei convocato, all’ultimo momento, per sostituire qualche infortunato di troppo. E chissà dove arriverà la tua Nazionale, che certo ha il suo valore, ma non è proprio tra le favorite. Invece Joshua Zirkzee ha finalmente esordito in Nazionale, ha giocato uno spezzone di partita con la Turchia e oggi gioca la semifinale, sempre in panchina perché non si aspetta certo di diventare improvvisamente titolare. La sua vita è cambiata già a sufficienza nell’ultimo anno. Anzi, no: c’è da aggiungere che andrà al Manchester United, pronto a pagare 40 milioni per prenderlo. E pensare che si sentiva felice soltanto pubblicando una foto mentre entrava nel mondo di Walt Disney, fino a qualche settimana fa.

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