Jasmine Paolini (Ansa)

a tutto jas

Piedi, idee, tattica. Sorriso ok, ma non è quello che porterà Jasmine Paolini in Top 5

Giorgia Mecca

Dagli ottavi a Melbourne alla finale di Parigi, e ora la semifinale di Wimbledon. La tennista italiana vede lontano, crea il punto e non lo subisce. Dopo una lunga gavetta è arrivata tra le più grandi del mondo. E può restarci, ecco perché

E adesso smettiamola di parlare del suo sorriso. Come se bastassero due fossette a portarti lassù. Jasmine Paolini è contagiosa, trasmette allegria, a tutto Jas le si addice alla perfezione. Da Parigi a Londra l’establishment del tennis sorride di riflesso ogni volta che vede l’azzurra scendere in campo (ormai sul centrale), salutare il pubblico con un gesto della mano e quei capelli ricci che si spostano con lei. E’ energia pura, a trentadue denti. Ma i sorrisi non portano da nessuna parte, per entrare in top 5 serve altro, serve innanzitutto il tennis.

A portare lontano la ragazza, più che l’allegria, ci hanno pensato due piedi che si muovono come poche altre giocatrici nel circuito (al momento, probabilmente nessuna), un gioco aggressivo, che costruisce e non si limita a difendere. E poi idee, tattica, velocità del braccio, manualità. Jasmine Paolini vede lontano, crea il punto e non lo subisce. Dopo la vittoria del torneo di Dubai (il suo primo big title) Sergio Marrai,  il responsabile del tennis club di Forte dei Marmi (circolo bellissimo e per niente esclusivo fatto di 7 campi e tennisti della domenica dove lei continua ad allenarsi) che l’ha vista crescere le ha scritto un messaggio. “Ora puoi aggredire la top 10”. Detto fatto. E i sorrisi anche in questo caso, servono a poco. Serve piuttosto un coach, Renzo Furlan, che conosce il tennis e ci crede più di te, serve un preparatore atletico, Andrea Bracaglia, che ha reso il tuo metro e sessantadue di altezza pura esplosività. Serve la fiducia in sé stessi per credere di poter arrivare in semifinale in un torneo in cui fino all’anno scorso non hai vinto nemmeno una partita. I sorrisi sono l’effetto, non la causa. A livello Slam quest’anno nessuno ha vinto più di lei, 14 vittorie e due sconfitte. Dagli ottavi a Melbourne alla finale di Parigi alla semifinale (and still counting) di Wimbledon, la cattedrale. Spesso si dice che il tennis femminile sia discontinuo, non aderente al ranking. E’ capitato e capita di vedere campionesse di nome e non di fatto, vincitrici di tornei per sfinimento.

Jasmine Paolini, al contrario, rispecchia la sua classifica mondiale. Era numero 7 prima dell’inizio del torneo e migliorerà ancora, dopo queste due settimane entrerà per la prima volta in carriera in top 5. A ventotto anni, dopo tredici anni di tennis, dopo aver visto, vissuto e subito una gavetta che sembrava non finire mai, niente è un caso. Non c’è niente di effimero nella numero uno azzurra, il suo tennis è concreto, proprio come il suo sorriso. Non è difficile arrivare, soprattutto tra le donne, la vera impresa è rimanerci, nel club delle migliori. Dopo tutte le sconfitte, le classifiche a doppia cifra, i primi turni, i campi secondari, la sensazione è che Jasmine Paolini si sia meritata ogni traguardo, e la consapevolezza di essere lì per restare. Smile like Jas mean it.