ciclismo
Tour de France. Jasper Philipsen è il più veloce a domare le bizzose strade d'Aquitania
Il velocista belga ha vinto a Pau la 13a tappa del Tour de France (partita senza Roglic). Una frazione agitata, confusa tra ventagli, evasioni a ripetione e cadute
Quando Armand-Jean du Plessis, per brevità chiamato cardinal Richelieu, mandò Giulio Raimondo Mazzarino a Pau per sedare sul nascere alcune proteste, gli disse che Pau è città quieta e meravigliosa, a patto di arrivarci. “Terre buone per briganti e furbacchioni quelle d’Aquitania. Serve avere occhi attenti e fidarsi mai di nessuno”.
Se le genti d’Aquitania fossero davvero così e se così lo sono ancora non è dato saperlo. Quel che è certo è che le strade di Aquitania sono ancora terre buone per birbanti del pedale.
La tredicesima tappa del Tour de France (che è partita senza Roglic, tornato a casa dopo la brutta caduta di ieri) è stato un rapido, vorticoso, caotico e randagio avanzare, un continuo aggregarsi e disgregarsi, dileguarsi e raggrupparsi di schiene curve sul telaio e gambe vorticose sui pedali. C’era chi sfruttava il vento per mettere in pratica piani fantasiosi di rivolta ciclistica. C’era chi fuggiva e chi rincorreva, inseguitori che si trasformavano in inseguiti, corridori che aspettavano il momento buono per un au revoir al gruppo. Pure il gruppo a un certo punto ha provato ad andare in fuga dal gruppo, non c’è riuscito per poco, anche se a vedere in quanti sono arrivati nel primo gruppo, un ventina – erano una sessantina prima che rondò e curve li separassero – si può dire che ce l’abbia fatta.
In tanti ci hanno provato, nessuno ce l’ha fatta. E non si è capito perché. Forse per sbagliato tempismo, forse per cambio del vento, forse semplicemente per stanchezza.
Una tappa caotica che poteva finire in tanti modi, in troppi modi. E infatti si è risolto in uno sprint violento, fatto di spallate e scie zigzaganti, di ostinazione e messa in pratica della legge del più forte. Una volata per uomini che non hanno paura di nulla, con tanto pelo sullo stomaco tanto quanto ne ha un orso sulla schiena. E infatti l’ha vinta Jesper Philipsen. Wout van Aert è arrivato ancora secondo, ma ormai è la regola.
I Pirenei guardano dall'alto Pau. Domani sarà il loro turno.