Il foglio sportivo
Dalle clavette al taekwondo, la scelta olimpica di Ilenia Matonti
La 19enne è una dei quattro atleti della disciplina che, con Simone Alessio, Vito Dell’Aquila e Antonio Bossolo volerà a Parigi. "Per questo sport ho subito provato una scintilla, che invece per la ginnastica avevo perso"
Ilenia Matonti è una dei “Fantastici 4” dell’Italia del taekwondo. Nemmeno a farlo di proposito tra i personaggi del mondo Marvel c’è solo una donna che ha, come super potere, l’invisibilità. Fino a qualche settimana fa, anche la 19enne campana era davvero poco visibile. Di solito però i campioni si fanno notare quando cresce la posta in palio, come successo a Sofia, in Bulgaria, quando la ricompensa era una carta olimpica. Ilenia Matonti ha così mostrato il suo vero tocco magico e ha fatto emergere tecnica, carattere e talento, qualcosa di innato. Ilenia, che viene da Baronissi (Salerno), è una dei quattro atleti della disciplina che, con Simone Alessio, Vito Dell’Aquila e Antonio Bossolo volerà a Parigi. Classe 2004, ha ottenuto la qualificazione con un percorso netto che permette a una donna azzurra di tornare all’Olimpiade dopo 16 anni di assenza.
Vinto l’ultimo incontro ha espresso la gioia con un grido dietro cui si cela tanto. “Era di gioia, ma anche di liberazione, perché ero molto tesa per la gara. Quell’urlo voleva dire… sì ce l’ho fatta. Non me ne rendo ancora conto, sono orgogliosa”. Ha sbaragliato la concorrenza, dalle retrovie, visto che da pronostico, anche per il ranking (è numero 89), nessuno ci avrebbe mai scommesso. O meglio, forse lei stessa sì. Tra i talenti che si riconosce c’è quello di essere determinata e testarda (“se mi metto in testa una cosa faccio di tutto per ottenerla”), senza peccare di presunzione. “Ci speravo, non ero certa, perché non puoi mai sapere come vada. Io sapevo, dentro di me, che potevo farcela, avevo fiducia nel mio potenziale. Il primo incontro ero contratta, poi mi sono sbloccata. Ai quarti volevo combattere subito, invece, in semifinale ero di nuovo agitata, ero conscia di potermela giocare ma avevo paura di farmi sopraffare dalle emozioni. In generale sono ansiosa, ho tutti i miei riti, ma da scaramantica non posso dirli”.
La scaramanzia fa parte del dna della sua terra, la Campania dove è cresciuta e dove ha dato i primi calci. Solo da cinque anni pratica però l’arte marziale, dato che per sette si è dilettata con la ginnastica ritmica. Poi, ha lanciato nastri, clavette, palle e cerchi e non li ha più recuperati: “L’ultimo anno di ritmica ho fatto anche taekwondo, che ho cominciato perché mia sorella (maggiore, ha 21 anni, ndr) lo praticava. L’ha iniziato grazie a un progetto scolastico, alle medie. Per questo sport ho subito provato una scintilla, che invece per la ginnastica avevo perso, per quanto mi piaccia ancora. Dagli anni in pedana mi porto dietro soprattutto l’elasticità. Ho iniziato tardi, ma almeno non ho lavorato, come succede di solito, su mobilità ed equilibrio, sono stata aiutata dalla ritmica”. Uno sport che, oltre la componente tecnica ha quella artistica, la votazione di una giuria e che non era adatto ad una agonista nata. “Mi ha conquistato tutto, ma soprattutto il fatto che, visto che sono molto competitiva, mi mette faccia a faccia con un avversario”. Cambiare non è però semplice così come non lo è stato tutto il percorso. Non vuole parlare di rinunce, ma di scelte fatte per costruire qualcosa di importante. Ha dovuto pure adattarsi ad una categoria di peso nuova in nome dei cinque cerchi. “Prima gareggiavo nei 53 kg, però non essendo olimpica o dimagrivo, quindi 49 kg, o mettevo su un po’ di peso, ovvero 57. Ho deciso di scendere per gli italiani che ci sono stati a fine novembre. Mi ha aiutato il dottor Sbardella della Nazionale. Quando sei con gli amici, se si mangia fuori, bisogna evitare certi alimenti. Non parlo di sacrifici, ma è necessario pensare a quello che si fa. Non è stato facile, soprattutto la prima gara, con gli ultimi chili da perdere più sofferti, ma ripeto, non mi è pesato”. Piccoli step per migliorare e che l’hanno portata a lasciare la sua famiglia, l’hobby della cucina che coltiva con la mamma a Baronissi. Oggi vive a Roma e si allena al centro di preparazione olimpica. “Mi sono ritrovata lontano dalla famiglia e ho percepito il cambiamento. L’ultimo anno di liceo ho fatto avanti e indietro per allenarmi e con lo studio non è stato semplice e non lo è ancora adesso. Quando ho fatto la maturità ero da poco tornata dal Mondiale, ho dovuto recuperare tutto: l’esame è andato bene ma non è stata una passeggiata e ora faccio Ingegneria gestionale. Il sogno è la carriera sportiva, ma lo studio è comunque importante”.