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Il Foglio sportivo

Spagna-Inghilterra è una sfida tra re

Fulvio Paglialunga

Non solo Bellingham vs Yamal, anche Felipe VI contro Carlo III. Tutte i confronti della finale

È Spagna contro Inghilterra, è scontro tra filosofie: chi pensa che il calcio vada conquistato e chi ne reclama la proprietà, chi crede nella qualità collettiva e chi nella potenza individuale. È sfida di opposti: chi non era favorito ed è arrivato fino in fondo e adesso sembra avere più probabilità e chi era dato vincente e alla finale è arrivato balbettando, chi ha dominato sempre e chi ha rimontato ogni volta, anche all’ultimo secondo, chi ha superato Italia, Croazia, Germania e Francia e chi Danimarca, Slovenia, Svizzera e Olanda. La partita che decide l’Europeo è anche una serie di duelli che vale la pena elencare.

 

De la Fuente vs Southgate

 

È la forza tranquilla di Luis de La Fuente contro l’irrequietezza di Gareth Southgate, due allenatori uniti dal piccolo curriculum su panchine di club e dal percorso interno alle Nazionali, divisi da tutto il resto. De la Fuente ha divertito: ha creato una Spagna capace di rinunciare al possesso di palla quando non serviva, per poi tornarci quando era più utile, ha usato il calcio in verticale e in orizzontale. Southgate no: si è limitato a cercare la somma di talenti da schierare, non ha dato una forma, ma la missione di vedersela un po’ da soli, forti come sono i giocatori che ha a disposizione, creando una squadra che se è in finale è perché l’ha sempre spuntata, non perché ha convinto. De la Fuente ha creato una famiglia allargata, coinvolgendo anche tutti i collaboratori fino all’ultimo e ricordandosi di ringraziare sempre tutti, nelle chat collettive o con messaggi personali. Southgate ha creato la competizione interna, fino al punto da vedere messa in discussione dagli inglesi anche la coabitazione tra Kane e Bellingham e altre complicazioni tattiche. De la Fuente arriva in finale da padre della sua Nazionale, Southgate va bene, c’è arrivato, però poi a fine Europeo deve salutare, dicono in Inghilterra.

 

Yamal vs Bellingham

 

Jude Bellingham è il vecchio dei due, e ha compiuto ventuno anni a metà dell’Europeo. Lamine Yamal è il bambino prodigio, ne ha compiuti diciassette il giorno prima di questa partita. Il duello tra loro due non mette di fronte due opposti, ma somma la bellezza, ci porta nel futuro e ci fa vedere che sarà incantevole. Riguardate i gol: Bellingham (che ha segnato anche nella partita d’esordio) al 95esimo contro la Slovacchia crede così tanto in sé stesso da non andare a prendere il pallone che galleggia in area per provare un tiro comodo, di quelli che se sbagli è un peccato, ma che ci potevi fare? No, lui guarda dov’è la palla e pensa che la rovesciata sia la via più breve, che sia più pratico così perché lui se lo può permettere. Se lo permette, e segna un gol meraviglioso. Yamal, con la Spagna sotto contro la Francia, è a venticinque metri dalla porta e di fronte ha Rabiot, non uno qualunque. Non cerca il passaggio, o anche un dribbling provando la penetrazione, non prova a sfondare come fa chi ha il fisico e non si fida della tecnica. No, lui vede uno spazio che gli altri non riescono a vedere, balla un po’, fa barcollare il nobile avversario, vede lo spazio un po’ più largo mentre gli altri continuano a non vederlo, calcia di sinistro, forte e morbido allo stesso tempo e se non vi sembra possibile non avete visto il tiro di Yamal. Supera chiunque, segna. Immaginateli uno contro l’altro, c’è da mettersi comodi. E ricordatevi la loro età, perché Bellingham che ne ha ventuno è già al suo secondo Europeo, ha giocato anche un Mondiale e magari già vi siete abituati, ma Yamal le partite dell’Europeo di tre anni fa le vedeva al centro commerciale con gli amici tredicenni come lui.

 

Olmo vs Watkins

 

Da tre partite Dani Olmo si alza dalla panchina, entra e segna. Contro la Francia lo ha fatto in modo delizioso, togliendosi dal traffico con un tocco e trovandosi in condizione di tirare in porta, di segnare e decidere la partita con una specie di auto-assist. Nella semifinale con l’Olanda Ollie Watkins è entrato al posto di Kane, probabilmente per giocare i supplementari da attaccante più fresco del capitano, ma ha pensato che no, i supplementari costano troppa fatica, quindi meglio rubare il tempo al difensore, girarsi nel mondo giusto, cercare l’angolo più lontano. Sono due nomi che dicono quanto siano profonde le rose di Spagna e Inghilterra e come questa finale potrebbe non finire mai.

 

Re vs re

 

Felipe Juan Pablo Alfonso de Todos los Santos de Borbón y Grecia, o semplicemente Felipe VI, re di Spagna, ha seguito la semifinale con la famiglia nella casa di Lloret de Mar, ha anticipato tutti gli appuntamenti di mezz’ora per poter essere all’orario giusto davanti alla tv. Dopo la vittoria ha chiamato De la Fuente e il capitano Morata, si è complimentato e ha annunciato la sua presenza a Berlino, per la finale. Lo aveva già promesso nell’altra partita a cui ha assistito, quella con l’Italia, quella in cui ha incontrato Yamal e gli ha chiesto: “Ma tu quanti anni hai?”, “16” e si è portato le mani al viso per esprimere il suo stupore. Charles Philip Arthur George, del casato di Windsor, ovvero Carlo III, re di Inghilterra, alle partite e a incontrare la squadra finora ha mandato il figlio, il principe William, scatenato come un ultrà contro la Svizzera, ma dopo la vittoria degli inglesi in semifinale ha reso pubblica una lettera alla squadra, nella quale ringrazia per l’approdo in finale, fa gli auguri per la partita, e fa poi una richiesta divertente: “Se posso, vi chiedo di assicurarvi la vittoria prima, senza il bisogno di un gol miracoloso all’ultimo minuto o di un altro rigore. Sono sicuro che i battiti cardiaci e la pressione dell’intera nazione saranno notevolmente alleviati”. Ecco, la finale è una sfida tra re. Potete decidere quali, di tutti questi.

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