il pastone tedesco
In Inghilterra è tutto un ‘66
Lo fanno sempre, gli inglesi. Ogni volta che sono a un passo da un successo internazionale, evocano il ’66, l’unica occasione in cui hanno vinto qualcosa (il Mondiale in casa loro) e sperano di rivivere la gioia che intere generazioni non hanno conosciuto
Il pastone, nel linguaggio giornalistico, è – dice la Treccani – un “servizio che riporta i fatti politici del giorno insieme con dichiarazioni e informazioni”. Per ogni giorno dell’Europeo di Germania, dall’esordio fino alla finale, qui ci saranno i fatti del giorno. Quelli seri e quelli no. Quelli del campo, quelli degli spalti, quello che c’è intorno. Questo, insomma, è il Pastone Tedesco.
Il punto
Ci siamo. Alle 21 c’è Spagna-Inghilterra. Forse, alla fine, la finale più giusta. Ripeto: mi sarebbe piaciuto di più vedere l’Olanda in questa partita, perché così avremmo avuto un confronto tra due filosofie simili e più seducenti. Ma trovo bello anche lo scontro tra diversi e, comunque, se guardiamo le rose, tra le due più forti. C’è così tanto talento, nelle due squadre, che potrebbero fare un bellissimo quadrangolare. Speriamo, accontentandoci, che sia una bellissima finale. Vinca chi vuole, il risultato non importa.
Fate dormire De la Fuente
Allenare, nonostante i tentativi di ciascuno di voi dal proprio divano, non è facile. Non lo è mai. Mette tensione, fa paura: se vinci sei un eroe con gli altri, ma se la squadra perde è tutta colpa tua. Quindi devi studiare tutto: gli avversari, ma anche i tuoi calciatori. Devi mettere tutti in condizione di rendere al meglio, e così si arriva solo studiando. Per questo, nei giorni scorsi, Luis de la Fuente ha confessato di dormire tre ore a notte, a volte quattro, raramente cinque. Ma poco, pochissimo. E gli hanno chiesto se questo sonno fosse sottratto per via della tensione dell’Europeo, se fossero i nervi a vincere, se l’insonnia fosse paura. E De la Fuente ha risposto serenamente che tutto questo non c’entra, che lui dormirebbe pure, ma ci sono le partite da guardare, quelle della Spagna per analizzare e quelle degli avversari per capire come affrontarli, poi i discorsi alla squadra da preparare, le analisi da mostrare. Per questo, dice il tecnico, o dorme o allena. Ha scelto la seconda, provando a compensare con un micro-pisolino al pomeriggio, dopo pranzo. Con questa risposta tutti si sono chiesti quanto potesse reggere una persona che dorme così poco, ma la Federazione spagnola ha chiarito che, quando la vita è normale, De la Fuente dorme come tutti. Ora, però, c’è l’Europeo. Quindi da domani si dorme. Al massimo da martedì.
In Inghilterra è tutto un ‘66
Lo fanno sempre, gli inglesi. Ogni volta che sono a un passo da un successo internazionale, evocano il ’66, l’unica occasione in cui hanno vinto qualcosa (il Mondiale in casa loro) e sperano di rivivere la gioia che intere generazioni non hanno conosciuto, cosa che provoca frustrazione perché loro il calcio l’hanno inventato. Allora, ecco: vestiremo interamente di bianco e anche nella finale del 2021 eravamo vestiti tutti di bianco e invece nel 1966 eravamo in rosso, almeno la maglia, e quel rosso non c’è più. The Athletic, addirittura, si è messo a fare i conti: dalla vittoria del 1966 sono passati 21.168 giorni, ci sono stati 13 primi ministri in Gran Bretagna, il Big Mac sarebbe nato solo nove mesi dopo ed erano usciti solo quattro film di James Bond, ci sarebbe stata ancora un’altra Coppa del Mondo prima che nascesse Gareth Southgate, l’allenatore che negli ultimi tre anni ha portato gli inglesi due volte in finale. Da allora l’Inghiterra ha utilizzato 457 giocatori, provenienti da 70 club diversi. Il più giovane dell’Inghilterra campione del Mondo era Ray Wilson, nato nel dicembre 1934, e il più giovane di questa squadra è Kobbie Mainoo , nato nell'aprile 2005: tra i due ci sono 71 anni di differenza. Ce ne sono molti altri, di numeri, ma magari ne parliamo domani. Oggi non resta che questo titolo, in un commento del Guardian: “L’Inghilterra è pronta a mettere questi ragazzi accanto a quelli del ’66?”. Se non vincono nemmeno oggi, non se ne liberano più.
L’Uefa non ci aveva visto troppo lungo sui social
Se non se n’erano accorti, è stata una gaffe non da poco. Se invece se ne sono accorti e hanno lasciato tutto com’è, è peggio. Sta di fatto che in Spagna se la sono segnata: prima dell’apertura dell’Europeo, il 14 giugno, l’Uefa ha pubblicato sui propri profili social una foto con la didascalia chiara “The wait is over”, l’attesa è finita. In questa immagine c’era la coppa al centro e intorno una serie di calciatori che secondo l’Uefa dovevano essere, evidentemente, i protagonisti del torneo. Eccoli, in elenco: Kevin de Bruyne, Jamal Musiala, Kylian Mbappé, Jude Bellingham, Luka Modric, Virgil Van Dijk, Rafael Leao e Nicolò Barella. E già da allora, vedendo quell’immagine, gli spagnoli si sono sollevati: ma come, nessuno dei nostri? Addirittura due del nostro girone (Modric e Barella) e non noi? Uno sgarbo, fatto notare ogni volta che la Spagna giocava una partita e vinceva (e le ha vinte tutte finora), una sorta di viralità al contrario, per cui il post su X (che mentre scrivo ha 12 milioni di visualizzazioni) circolava non perché era bello, ma perché era sbagliato. Era una presa in giro per l’Uefa, lo diventerà ancor di più se la Spagna dovesse vincere. Insomma, non ci hanno visto molto lungo.
L’Inghilterra è stata fortunata?
Gli inglesi lo sanno che sono stati fortunati: hanno affrontato Serbia, Danimarca e Slovacchia nel girone e poi sono finiti dalla parte del tabellone “buona” e per arrivare in finale hanno sconfitto Slovenia, Svizzera e Olanda. Per capirci, la Spagna ha dovuto superare (e in questo caso superare fa rima con battere, perché le ha vinte tutte) Italia, Albania e Croazia nel girone, e poi Georgia, Germania, Francia. Però gli inglesi non si fanno “accusare” così e allora si sono messi a fare i conti con il ranking Fifa (quello che ogni anno ci dice che il Belgio è fortissimo, attualmente è terzo dopo Argentina e Francia) per confrontare tutti i tornei fatti. Un conto semplice, per quanto cervellotico: la somma delle posizioni nel ranking della manifestazione, diviso per il numero di squadre affrontate. Risultato? Nei Mondiali del 2006, giocando contro Svezia, Paraguay, Trinidad e Tobago, Ecuador e Portogallo, il cammino dell’Inghilterra era più facile di questo. E anche nell’Europeo del 2016, quando giocò contro Galles, Slovacchia, Russia e poi fu eliminato dall’Islanda. Ora, avendomi però sfidato mi sono messo a fare pure io i conti: il calcolo che porta l’Inghilterra attuale come terza “fortunata” delle manifestazioni da quando c’è il ranking tiene conto della Spagna, con la quale però ancora non si è giocato, quindi al momento il grado di facilità è il secondo, dopo il Mondiale del 2006. Questo è il primo punto. Poi ce n’è un altro: questa bizzarra media, con la Spagna dentro, è di 27. Ma per la Spagna farebbe 26, che comunque è più basso (e in questo caso più alto è il risultato, più facile è il cammino), ma deve tenere conto dell’Albania (66esima) nel girone e della Georgia (74esima) nell’ottavo. Inutile che ci provano: è andata bene, fin qui.
Anche la Spagna ha pronta la festa
Ieri parlavo del dibattito in Inghilterra: indire o no un giorno di festa nazionale lunedì? Cosa che non tiene conto della scaramanzia e argomento che è stato addirittura sfiorato dal nuovo primo ministro Keir Starmer, non in un posto qualsiasi, ma al vertice Nato di questi giorni a Washington. Però va detto che anche in Spagna è tutto pronto per la festa. Se le furie rosse vincono la festa sarà domani a Plaza de Cibeles a Madrid. È già tutto pronto, ma la Federazione quasi non ne ha voluto parlare. Per scaramanzia, appunto. Ma chi prepara la festa prima ancora di giocare? Addirittura in questo caso la decisione è stata presa prima di conoscere l’avversario della finale, perché la Spagna si è qualificata prima dell’Inghilterra e per il comune di Madrid era necessario predisporre tutto, per una questione di sicurezza. Dicono, gli amministratori, che la Federazione abbia risposto il minimo indispensabile, proprio per non esagerare con il trionfalismo preventivo. Diciamo, ecco, che non si sono preoccupati di organizzare un giorno di festa nazionale.
Il Foglio sportivo