Foto Ap, via LaPresse

guai americani

Il flop organizzativo della Copa America 2024

Francesco Caremani

La competizione appena conclusa (e vinta dall'Argentina) si è giocata in stadi vuoti e su campi pessimi a temperature bollenti. Gli Stati Uniti sono in grado di accogliere ancora più tifosi e squadre nazionali per il Mondiale del 2026?

Se la quarantottesima edizione della Copa America doveva essere il biglietto da visita per United 2026 che dire: male, anzi malissimo. A partire dalla finale e andando a ritroso: dagli orari, pericolosi per la salute dei giocatori, ai campi abborracciati, dai pochi spettatori a un’organizzazione della sicurezza che non può essere definita tale. E se la finale tra Argentina, campione per la sedicesima volta, e Colombia doveva essere la chiusura col botto, purtroppo c’è stato anche quello. La finale è stata ritardata di 82 minuti perché migliaia di stupidi senza biglietto hanno tentato di entrare con la forza nello stadio, provocando il caos sia all’interno che all’esterno dell’impianto.

I guai sono iniziati poche ore prima della partita, quando circa 7.000 persone senza biglietto hanno sfondato le barriere e sono entrate nell’Hard Rock Stadium di Miami, causando scene di panico e mettendo in pericolo di vita i presenti. Il caldo ha peggiorato la situazione costringendo i vigili del fuoco ad allestire un punto di soccorso per i tifosi colpiti. E tutto questo dopo la clamorosa rissa tra ‘ultrà’ colombiani e giocatori dell’Uruguay, saliti in tribuna per difendere le proprie famiglie.

Il flop organizzativo di questa manifestazione è diventato palese quando prima l’Argentina e poi il centrocampista della Juventus Weston McKennie si sono pesantemente lamentati dei campi. Gli stadi scelti per il torneo, infatti, sono solitamente dedicati alla Nfl. Originariamente in erba artificiale, per la Copa America è stato steso sopra uno strato di erba naturale, ma la qualità si è rivelata scadente per calciatori abituati a giocare in Europa, su veri campi da ‘futbol’, senza contare il pericolo infortuni con il terreno che si apriva a ogni scatto. Inoltre, le dimensioni dei campi erano leggermente più piccole rispetto a Euro 2024: "In Germania tutti giocano su campi grandi, con un’erba fantastica, e il gioco ne risente positivamente", ha chiosato McKennie.

Ma le sue lamentele non erano finite qui: "È frustrante, soprattutto per un giocatore, essere in uno stadio che ha una capienza da 70mila posti e giocare davanti ad appena 25mila spettatori. Non c’è atmosfera", tema che rischia di riproporsi tra due anni, considerando che gli sport più amati dagli statunitensi continuano a essere altri e il soccer è il fanalino di coda nelle loro preferenze.

Durante la partita Perù-Canada, infine, giocata alle 17 al Children’s Mercy Park di Kansas City, al 49’ l’assistente arbitrale guatemalteco Humberto Panjoj, che stava sul lato soleggiato del campo, è svenuto. In quel momento c’erano circa 37° e il 50 per cento di umidità. Condizioni estreme lamentate anche in altre partite. Il difensore dell’Uruguay Ronald Aurajo ha dovuto lasciare il campo, durante la vittoria per 3-1 della sua squadra contro Panama, a causa di problemi legati al caldo: Aurajo ha riferito di aver avuto vertigini e di avere sperimentato un calo della pressione sanguigna, attribuito alla disidratazione.

Se poi aggiungiamo gli insulti razzisti, via social media, a Timothy Weah e ad altri membri della nazionale statunitense, dopo la sconfitta contro Panama per 2-1, il quadro è completo. E la domanda che si stanno ponendo in tanti è la stessa: gli Stati Uniti sono in grado di accogliere ancora più tifosi e squadre nazionali per il Mondiale del 2026?

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