Foto Ap, via LaPresse

il pastone tedesco

Nessuna meritava più della Spagna di vincere questo Europeo

Fulvio Paglialunga

La Nazionale guidata da De la Fuente ha vinto tutte le partite di Euro 2024, compresa la finale contro l'Inghilterra finita 2-1

Hanno vinto i migliori, le hanno vinte tutte: nessuna meritava più della Spagna questo Europeo per la qualità del gioco e per la continuità di risultati. Ci sono una serie di record di cui già si è parlato e che sono stati infranti e ieri, nel giorno decisivo, nessuno si è tirato indietro. Ha perso l’Inghilterra, ma visto il suo Europeo poteva andarle peggio, e invece se l’è giocata fino alla fine. Quando Chiellini ha consegnato la Coppa mi sono chiesto: oddio, quanti anni sono passati da quella volta in cui vincemmo noi? Solo tre, sembra una vita. Ora potrebbe vincere a lungo la Spagna.

  


Il pastone, nel linguaggio giornalistico, è – dice la Treccani – un “servizio che riporta i fatti politici del giorno insieme con dichiarazioni e informazioni”. Per ogni giorno dell’Europeo di Germania, dall’esordio fino alla finale, qui ci saranno i fatti del giorno. Quelli seri e quelli no. Quelli del campo, quelli degli spalti, quello che c’è intorno. Questo, insomma, è il Pastone Tedesco.


     

Ha vinto una scuola: la Spagna

Al Mondiale in Qatar la Spagna aveva dato l’impressione di essere a fine ciclo: teneva il pallone e non giocava mai, pur giocando sempre. Sembrava un esercito di foche ammaestrate, ma non una squadra di calcio. Allora l’hanno ricostruita con mosse semplici: puntando sulla scuola spagnola, su un allenatore federale e sulla generazione allevata per anni. È tutto troppo semplice da descrivere: il 12 luglio Nico Williams ha compiuto ventidue anni, il 13 luglio Lamine Yamal ne ha fatti diciassette, il 14 luglio entrambi hanno confezionato il gol che ha sbloccato la partita: in totale una rete segnata da due calciatori che insieme hanno l’età di Cristiano Ronaldo e questo è abbastanza per indicare il cambio generazionale in atto. La Spagna ha vinto perché ha i giovani bravi, perché li fa giocare, perché li fa guidare dall’uomo giusto: Luis De la Fuente aveva vinto l’Europeo Under 19 e Under 21, appena ha preso la Spagna ha vinto la Nations League e ora è il tecnico che solleva la Coppa dell’Europeo. E De la Fuente è quello che ha deciso a inizio torneo che il terzino sinistro titolare sarebbe stato Cuccurella, l’uomo dell’ultimo assist. Insomma, la scuola spagnola dice che il calcio è semplice: basta scegliere gli uomini giusti.

Ha perso l’Inghilterra, non la sua scuola

Una squadra che può far alzare dalla panchina ed entrare a partita in corso il vice capocannoniere della Premier League, che non ha mai giocato una partita da titolare, ma nelle ultime due ha fatto l’assist decisivo in semifinale e il gol del pareggio in finale, non è una squadra che non ha futuro. E un allenatore che fa queste scelte e le vede premiare (in semifinale Palmer, che ha segnato ieri, aveva fatto l’assist per Watkins, anche lui entrato nel finale) è un allenatore che conosce i suoi uomini, che ha il controllo della squadra e che può permettersi di far uscire il capitano nel momento più caldo della partita. Quindi l’Inghilterra ha perso, ma non la sua scuola, che le permetterà di arrivare ancora in fondo ai tornei importanti. Certo, non ha mai convinto in questo Europeo, ma forse la croce addosso a Southgate è troppo (ma ora si saprà se resta o meno). La scuola inglese è, anche, quello dello sviluppo dei talenti e della contemporanea crescita del suo campionato. Perché lì ci vanno i giocatori migliori del mondo, perché ci sono più soldi delle altre ed è un campionato più bello da vedere e da vivere, ma lì crescono anche gli inglesi. Per spiegarmi: chi si affanna per dire che una nazionale migliora se si sono meno stranieri nel campionato, sappia che in Inghilterra non solo non ci sono limiti nemmeno dopo la Brexit, ma che ventiquattro dei ventisei in rosa giocano lì. Vuol dire che crescono meglio da quelle parti. L’unica cosa che cambierei, fossi in loro, è quella frase lì, quel coro, quella canzone: “It’s coming home”, signori, se volete vincerlo non usatelo più. Perché voi avete inventato il calcio, ma negli anni successivi hanno inventanto la scaramanzia.

Non una, ma sei “scarpe d’oro”

La “Scarpa d’oro”, ovvero il trofeo del miglior marcatore della manifestazione, andrà a sei persone contemporaneamente. E anche questa è una novità. Intanto i sei, tutti a quota tre gol, sono Kane, Olmo, Gakpo, Mikautadze, Musiala e Schranz e nessuno stacca l’altro perché l’Uefa ha cambiato il regolamento. Prima, in caso di arrivo a pari gol, c’era sempre un modo per stabilire il vincitore. Ad esempio, nell’Europeo del 2021 Cristiano Ronaldo aveva vinto il trofeo pur segnando cinque gol come Schick, ma avendo fatto un assist nel torneo, che quindi lo poneva al di sopra. E questa è una beffa per Dani Olmo, che con gli assist conteggiati avrebbe sorpassato tutti. Una curiosità: il miglior marcatore a quota tre gol è una quota così bassa che non si vedeva dall’Europeo 2012, quando arrivarono a quel dato Fernando Torres della Spagna, Mario Gomez della Germania e Alan Dzagoev della Russia, ma vince Torres perché quell’anno contava, in caso di arrivo alla pari, chi aveva giocato meno minuti, ed era proprio lo spagnolo.

La Spagna fa il pieno anche di soldi

E se vuole, ora la Spagna ha pure un bel po’ di soldi da investire per far crescere ulteriormente il proprio calcio. Cioè: per la vittoria di questo Europeo la Federazione ha incassato 28,25 milioni di euro, grazie al sistema di incentivi per distribuire i ricavi dell’Uefa. L’organo di Ceferin aveva stabilito, a inizio torneo, che intanto ogni squadra avrebbe ricevuto 9,25 milioni di euro per la partecipazione e, poi, tutto sarebbe stato dipendente dai risultati: ogni vittoria del girone di qualificazione si sarebbe incassato un milione di euro (cinquecentomila in caso di pareggio). Poi: 1,5 milioni per la qualificazione agli ottavi, 2,5 per i quarti, 4 milioni per la semifinale e poi in finale 5 milioni alla perdente e 8 alla vincente. La Spagna, che ha vinto tutte le partite, ha dunque incassato l’intero jackpot. L’Inghilterra si “accontenta” di 24,25 milioni di euro. Nemmeno male, dai.

Chiellini sembrava un intruso

Come nelle feste, quando arriva quello che nessuno aveva invitato o nessuno sapeva dire chi lo avesse invitato. Quello che sa di essere visto come un intruso e così si muove, almeno fino a quando non ha rotto il ghiaccio. Così è sembrato Giorgio Chiellini quando ha portato la Coppa vinta dall’Italia nel 2021. Senza la possibilità di rompere il ghiaccio, perché il tempo era poco. Quindi, solo un intruso. Del resto, proviamo a ricordare: abbiamo vinto l’Europeo dopo non esserci qualificati ai Mondiali in Russia, da campioni d’Europa non ci siamo qualificati ai Mondiali in Qatar e poi abbiamo fatto una figuraccia in Germania in questo Europeo. Ora, quella vittoria l’abbiamo meritata, ma come sia venuta oggi non sa dirlo nessuno. E nemmeno importa: l’Europeo, negli ultimi giorni, era a pagina 26 dei giornali sportivi, il che vuol dire che prima c’erano almeno venticinque cose più importanti da dire. Non ci interessava capire cosa c’eravamo persi e nemmeno leggere nell’andamento del torneo una chiave per rilanciare il calcio italiano, che non sia l’ennesima ricetta banale. Non ci interessava perché, ehi, è esploso il calciomercato e via ai sogni, alla costruzione di un campionato così bello e tecnicamente interessante da non aver portato nessun calciatore in finale.

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