Simone Pafundi (foto Epa, via Ansa)

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Tanto ci sono i giovani. L'Italia si butta sull'Under 19 per non pensare a Euro2024

Giovanni Battistuzzi

Il tempo per riflettere su quello che non è andato all'Europeo tedesco è finito. Ora ci sono i ragazzi dell'Italia U19 che ci dimostreranno che l'Italia del calcio non è in crisi da almeno un decennio

La Nazionale è stata eliminata malamente dall’Europeo dopo tre partite faticose nel girone e una disastrosa agli ottavi di finale. C’è stato il solito tran tran di polemiche, il solito rimbalzare di polemiche, gli altrettanti consueti discorsi sulla ciclicità del talento e dell’aleatorietà del pallone. Tutto già visto e tutto già sentito. Anche perché sono passati già dieci anni dall’ultima partita dell’Italia ai Mondiali. Nulla è davvero cambiato, probabilmente nessun cambiamento radicale arriverà. 

Però ci sono i ragazzini che giocano e a volte vincono pure, quindi magari, forse, qualcosa è cambiato davvero anche se nessuno se ne è accorto. 

Quando il presente si presenta ai nostri occhi meno appagante rispetto a quello che avevamo in mente, di quello che avremmo creduto, o forse sperato, ecco che la mente fugge dalle delusioni e tenta di immaginarsi, crearsi, un futuro migliore. Serve aggrapparsi a qualcosa per evitare di pensare che tutto sia compromesso, che ciò che abbiamo vissuto, e che ci ha fatto piacere vivere, possa ritornare. È questa la via più semplice, l’unica che ci evita davvero di dribblare l’unica domanda che invece dovremmo porci: com’è stato possibile che ciò che abbiamo appena visto fosse così misero e distante da quello che ci eravamo immaginati? 

Costa meno sperare in un cambiamento radicale, magari già in avvicinamento, che provare a capire le cause di un fallimento. 

Va così per cose più o meno importanti, più o meno serie. Va così nel calcio, che forse è aspetto secondario della vita, ma è vissuto con parecchia, troppa?, serietà. 

Ieri la Nazionale under 19 ha vinto per 2-1 conto la Norvegia e la Norvegia lo sanno ormai tutti che ha uno dei più interessanti e in espansione settori giovanili d’Europa. E i nostri ragazzi hanno vinto. 

Tutto a posto quindi. Il futuro è salvo, anche se il presente è quello che è. Qualcuno in Federazione dirà che i risultati sono confortanti, che tutto questo è frutto del lavoro silenzioso e senza fanfare, che il calcio italiano godrà di un futuro meraviglioso. 

E come sempre è accaduto attorno ai ragazzi di oggi, attorno al lodatissimo in prospettiva Simone Pafundi (andato, fortunatamente, a giocare in Svizzera), si costruirà il solito trono già colmo di occhi curiosi e bocche pronte a dire “io avevo capito tutto da subito”, oppure a sottolineare l’incapacità altrui di giudizio. 

Ha talento Simone Pafundi, come ha talento Francesco Camarda, Luca Di Maggio, Fabio Chiarodia, Kevin Zeroli e molti altri della Nazionale U19 guidata da Bernardo Corradi. Quanto però non lo si sa, soprattutto quanto paragonato agli altri giovani che in Europa si ritrovano subito a giocare a fianco e di fronte a uomini fatti e finiti e spesso senza la necessità di dover essere per forza salvatori della patria. 

La Nazionale U19 giocherà giovedì contro i pari età dell’Ucraina e poi l’Irlanda del Nord. Se tutto andrà bene in semifinale potrebbero incontrare o Danimarca o Francia o Spagna o Turchia. Non troveranno però Warren Zaïre-Emery o Lamine Yamal o Arda Güler. Tutti calciatori che sarebbero potuti essere selezionati, tutti reduci dall’esperienza dell’Europeo tedesco, quello che hanno visto in tanti e che è stato vinto dalla Spagna, grazie anche a come ha giocato Lamine Yamal. Perché una cosa che è sempre accaduta nel calcio: quando uno è forte forte gli hanno sempre trovato un posto in campo nonostante l'età.

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