gp ungheria

Piastri vince e Norris cede: la pazza stagione della F1 regala il settimo vincitore diverso

Fabio Tavelli

L'Hungaroring consacra Piastri e divide il pubblico: McLaren domina, ma errori strategici costano caro a Norris. Ferrari ancora in difficoltà, mentre Verstappen mostra segni di nervosismo

Con Oscar Piastri diventano sette i vincitori diversi in questa pazza stagione della Formula 1. Non accadeva dal 2012. E’ stata una di quelle giornate perfette per spaccare in due l’opinione pubblica. Lo psicodramma nella giornata della doppietta McLaren si materializza innanzitutto in partenza, quando Norris dalla pole va a marcare il suo compagno Piastri e si dimentica di coprire anche Verstappen. L’inglese per la terza volta in carriera partiva dal palo e in altrettante volte non è riuscito a tenere la prima posizione. Tre indizi fanno una prova, non esattamente a suo favore. Così come il fatto che ha ottenuto finora 13 piazzamenti tra i primi due ma che lo score dice 1-12 (una vittoria e dodici secondi posti). La scuderia del colore della papaya però in Ungheria è troppo più forte delle altre e, dopo aver incassato la restituzione della posizione da parte di Max a Lando per prevenire una decisione della direzione di corsa, i suoi due si rimettono a dettare nettamente il passo. La frittata però è in agguato perché all’ultima tornata di pit-stop il muretto chiama al cambio prima Norris e poi Piastri. Ma a essere in testa era l’australiano e la regola, non scritta sulla carta ma incisa sulla pietra, dice che in queste situazioni deve fermarsi prima chi sta in testa altrimenti viene esposto al sorpasso di chi insegue. Per la verità anche al primo cambio gomme Norris si era fermato un giro prima (lui al 18 e Piastri al 19) ma in quel caso Oscar era rientrato davanti. Questa volta invece no, al giro numero 47 Piastri era rientrato dietro Norris. Alla richiesta di spiegazioni, legittima, l’australiano si sentiva rispondere che il muretto aveva deciso così per proteggere Norris da un eventuale sorpasso di Hamilton (vero) ma che, letteralmente, avrebbero gestito la cosa in seguito. Ecco, il seguito è stato una commedia dell’arte. Con Norris a cercare in tutti modi di far cambiare idea ai suoi datori di lavoro che gli continuavano a ricordare che avrebbe dovuto ridare la posizione a Piastri. Norris continua a prendere vantaggio su Piastri e a far dubitare chi stava seguendo la gara dalla tv che alla fine avrebbe spento la radio e incassato una vittoria che gli avrebbe permesso di accorciare le distanze da Verstappen in classifica piloti, ma che avrebbe fatalmente distrutto i rapporti all’interno della squadra.

Alla fine la real politik ha trionfato, la lunga tela tessuta dal Team Principal Andrea Stella ha portato alla composizione di una possibile deflagrazione della sua squadra. A 3 giri dalla fine, Norris si è fatto passare dal compagno di squadra e lo ha scortato fino alla calata della bandiera a scacchi. La McLaren dimostra che le traversate del deserto possono essere lunghe, a volte lunghissime. Ma si possono fare, contrariamente alla Ferrari che invece annaspa ancora in un viaggio che rimane lungo e periglioso.

Piastri è certamente un gran bel pilota, vince il suo primo gp alla 35esima gara in carriera e riporta un cognome di origine italiana sul gradino più alto del podio nel giorno della vittoria di Antonelli in Formula 2. Piastri ha lontane origini toscane grazie a un trisavolo che si era trasferito agli antipodi partendo alla provincia di Massa-Carrara. La gara dell’Hungaroring ha certificato anche altre cose. La prima è che Hamilton ha conquistato il suo duecentesimo podio e che ogni volta che ha a tiro Verstappen qualcosa succede sempre, spesso uno scontro al limite del regolamento. A proposito di Max. Mai, letteralmente mai, sentito così nervoso. Avrà anche avuto poche ore di sonno, visto che fino alle 3 del mattino era al simulatore per la 24ore di Spa. Per tutta la gara ha criticato le strategie del suo muretto, si è sentito dare del “bambino” dal suo ingegnere di pista, ha regalato un podio andando contro Hamilton. Sensazione? Che le vicende extra-circuito di casa Red Bull lo abbiano abbastanza logorato e che le voci che lo vogliono già dal 2025 in Mercedes prenderanno ancora più vigore dopo il fine settimana ungherese. Può anche aver avuto ragione nel non essere d’accordo con certe scelte, ma certe cose vanno discusse dopo la gara e magari con un po’ di riconoscenza per un team che gli ha permesso di guidare quasi sempre un’astronave imbattibile. La Ferrari? Resta quarta forza nonostante qualche lampo di Leclerc, bene in partenza e con la gomma dura. L’estate si conferma dura per la Scuderia e la McLaren l’ha passata in tromba nella classifica costruttori. Sia la classifica piloti che, soprattutto, quella dei costruttori sono tornate contendibili. Verstappen rimane il grande favorito e magari potrà contare anche in futuro su qualche peccato di inesperienza di Lando Norris e della McLaren. Ma se non ritroverà un compagno di squadra in grado di stargli un po’ più vicino dovrà far tutto da solo rischiando di avere sempre più spesso i nervi a fior di pelle.