Tadej Pogacar (foto Ap, via LaPresse)

ciclismo

Tour de France. Tadej Pogacar ha chiuso i suoi tre mesi perfetti in una stagione perfetta

Giovanni Battistuzzi

A Nizza, Tadej Pogacar è diventato l'ottavo corridore nella storia del ciclismo a essere riuscito a vincere in uno stesso anno sia il Giro d'Italia che il Tour de France

Tadej Pogacar ha vestito la maglia gialla sul podio finale del Tour de France 2024 mentre il cielo iniziava a velarsi di rosa, in quel momento esatto che il giorno inizia a lasciare il posto al tramonto. E non poteva andare diversamente. 

Questi tre mesi perfetti di una stagione perfetta, di quelle delle quali si parlerà a lungo, per sempre, perché non succede spesso, anzi succede quasi mai, che un corridore riesca a vincere Giro d’Italia e Tour de France in una stessa stagione, Tadej Pogacar li ha chiusi sulla Promenade des Anglais di Nizza. Al termine di trentatré chilometri e settecento metri a cronometro, gli ultimi di questo Tour de France edizione 2024, perfetti. 

Tadej Pogacar è ora ufficialmente a livello di Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephen Roche, Miguel Indurain e Marco Pantani. È tra il meglio che il ciclismo ha offerto da quando negli anni Settanta dell’Ottocento, Harry John Lawson, decise di mandare in pensione il velocipede inventando la bicicletta di sicurezza, il primo esemplare di homo sapiens della bicicletta che ancora oggi ci ostiniamo a pedalare. 

Ed è una storia di ostinazione anche quella di Tadej Pogacar. L’ostinazione di un uomo capace di fregarsene dei rischi di perdere, per inseguire la visione, senza nemmeno bisogno di funghetti, di fare quello che non era riuscito a nessuno dal 1998, da Marco Pantani. Ventisei anni sono il più lungo intervallo d’anni tra due doppiette Giro-Tour. Ventisei anni sono l’abbattimento di una èra ciclistica che aveva provato a togliere ai ciclisti la volontà di correre ovunque, avere il sogno di unire classiche e grandi giri, pavé e salite, strappi e polvere

Tadej Pogacar ha semplicemente deciso che vuole vincere qualsiasi corsa. Gli mancano Milano-Sanremo, Parigi-Roubaix e Mondiale e poi il filotto sarà completo. Arrivasse quest’anno il Mondiale eguaglierà Stephen Roche nella stagione più perfetta tra le stagioni perfette. 

Un anno fa a cronometro Tadej Pogacar subì una delle più grandi delusioni della sua carriera sportiva. Jonas Vingegaard gli rifilò oltre un minuto e mezzo in ventidue chilometri. Vingegaard aveva studiato ogni millimetro della tappa, Pogacar no. Ha imparato la lezione. Tra Monaco e Nizza, Tadej Pogacar ha reso all’avversario, alla sua nemesi, quello che aveva subito un anno fa. Un minuto e tre secondi dati al danese, un minuto e quattordici a Remco Evenepoel. Sempre loro, i migliori tre del Tour de France, i migliori anche nell’ultima tappa di questo Tour de France che non si è concesso una passerella finale, ma ha trasformato in una lunghissima passerella iper competitiva, buona per appassionare una folla immensa di persone che se ne è fregata del mare della Costa Azzurra per venire a vedere quei corridori che ci hanno regalato tre settimane di strepitoso ciclismo. E qualcosa che non dimenticheremo.

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