Ai Giochi
Anche le Olimpiadi sono entrate nella bolla dei procuratori del calcio
Parigi 2024 entra nel radar del calciomercato. E al centro dell'interesse, almeno in Italia, c'è il giocatore del Venezia, Tanner Tessmann, lanciatissimo dalla grancassa meditica dai suoi agenti
Un occhio alla partita inaugurale delle Olimpiadi di calcio tra Francia e Stati Uniti, terminata tre a zero per i padroni di casa, l’altro occhio al rullo telescrivente delle agenzie per non essere bruciati da qualche collega, in quello che viene prospettato come l’affare dell’anno nel calciomercato. Così i direttori sportivi di mezza Serie A hanno vissuto la serata di mercoledì, pronti ad aggiornare in un senso o nell’altro l’offerta per Tanner Tessmann, il centromediano metodista del Venezia che non ne vuole sapere di rinnovare il contratto con i lagunari dopo aver contribuito in maniera vibrante al ritorno in Serie A.
Va detto che ciò a cui i mister mercato hanno assistito in diretta non fa troppo testo: più che la sconfitta in sé, il possibile ridimensionamento delle mire verso l’americano (meglio, delle cifre per accaparrarselo) viene dritto dal campo, dove “Double T” non è stato mai determinante nei novanta minuti; anzi, qualche sanguinoso errore dei suoi davanti la propria area, forse per faciloneria – a Venezia si sono abituati – e i conseguenti appoggi forzati sull’esterno all’ultimo secondo utile possono avere quale attenuante solo l’aver affrontato una Francia illegale per talento e prospettiva, al di là della sfortuna yankee nei due pali colpiti e in altre occasioni.
Da buon statunitense, Tanner peraltro adora le Olimpiadi: "Disputarle con il mio paese è un’esperienza pazzesca – ha dichiarato – e per un ragazzo americano come me i Giochi sono sempre state una cosa enorme". Già sabato la prima rivincita, contro gli All White della Nuova Zelanda.
Ma chi è Francis Tanner James Tessmann? Chiamato abitualmente con le sole iniziali, “longball Tess” rappresenta il prototipo del wasp della porta accanto: ex giocatore di football americano, viene dalla tradizionalista Alabama. Padre piazzato, sorella musicista, un anno fa ha sposato la sua Chanelle o’Dwyer, stella del netball (“il basket senza difesa”, dicono) in una tipica cerimonia sudista. Dopo le fatiche del campionato, culminato con la promozione, le meritate vacanze nel paradiso di Turks e Caicos e le prime pagine di ogni media sportivo.
A Venezia si erano innamorati di lui e lo amano così com’è, anche coi suoi difetti: non vive nella città storica come invece Joel Pohjanpalo, ma sovente cena alla Bitta, uno dei locali più in vista di Dorsoduro. Lancia in stile Bonucci, a sessanta metri sul piede del compagno, fa valere il proprio strapotere fisico, ha inserimenti, piede, anche fortuna quando gli succede di perdere palloni al limite, tanti quanti ne recupera. Presenta apparenti quanto notevoli margini di miglioramento, anche se ha già 23 anni: a leggere i media è il nuovo Luka Modrić o Toni Kroos, solo più prestante. Non v’è dubbio che gode di un ottimo service, ma vale davvero così tanto? Perché tutti improvvisamente lo vogliono?
Qui entra in ballo una delle piaghe del movimento calcistico internazionale negli anni Duemila, l’epoca post Bosman della strizza di “perdere a zero” un giocatore: l’effetto bandwagon per cui si parla solo di lui è frutto della bolla dei procuratori, che crea la notizia anche dove non c’è, facendo filtrare interesse se c’è appena un germoglio o addirittura inventandolo di sana pianta, al fine di far lievitare il giro di soldi.
Inter ricusata, Torino in attesa di illuminazioni sulla via per Vanoli, Fiorentina concreta nell’offerta, Bologna e Atalanta ora defilate dopo averci provato per prime, Napoli en passant, Como e Parma da sondaggi preliminari, tempo fa pure Lazio e Bayern Monaco ci avevano fatto un pensiero, per tacere delle sirene britanniche (Everton, Celtic Glasgow, Ipswich Town): a memoria, pochi elementi erano così ambiti senza aver dimostrato già troppo, tipo un investimento nella fiducia del futuro.
Nei paraggi dello stadio Pierluigi Penzo nessuno ormai coltiva speranze di vederlo in arancioneroverde anche il prossimo anno, nonostante gli sforzi di comprensione del direttore sportivo Filippo Antonelli. Uno con la testa sulle spalle, della stessa schiatta dei dirigenti milanisti che hanno rifiutato l’immonda richiesta del procuratore Kia Joorabchian: 15 milioni di commissione per sé, nell’ambito dell’operazione Zirkzee, poi naufragata appunto per questo motivo. Ma se va avanti così, chi può escludere che il golden boy a stelle e strisce non sia per caso la riedizione della mitologica “siora Camilla”, che tutti vogliono e nessuno la piglia? La risposta sta in fondo ai cinque cerchi di Olimpia, vero crocevia del futuro per molte società, che definiranno la propria strategia in base alle scelte di una singola tessera di domino, di un solo bastoncino di shanghai.
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