(foto EPA)

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Il volley italiano a Parigi parte bene, nonostante la pressione

Umberto Zapelloni

Ieri la vittoria della nazionale maschile con il Brasile. Oggi il successo di quella femminile contro la Repubblica Domenicana. Il ct Velasco: "Non pensiamo troppo avanti, ma alla prossima partita"

Il disc jockey dell’Arena Paris Sud, dove si giocano le partite di volley, si è divertito con le nazionali azzurre. Ad ogni punto faceva partire una canzoncina italiana. Da Annalisa al Cielo è sempre più blu, con l’immancabile Volare, mettendoci in mezzo di tutto un po’ persino la musica leggerissima di Dimartino e Colapesce. È stato un festivalbar continuo con le tribune che tremavano un po’ troppo quando la gente cominciava a ballare.

Il volley azzurro ha una missione: trovare quell’oro che non è mai arrivato anche se per anni abbiamo avuto la nazionale maschile più forte del mondo. Le ragazze poi non sono mai arrivate neppure alla medaglia. Si gioca con il peso del risultato insomma. E si è visto. I ragazzi hanno cominciato con un po’ d’ansia contro un avversario tosto come il Brasile, ma poi quando sono arrivati da vincere i punti pesanti non hanno perso l’attimo. “Era importante cominciare vincendo sapendo che le partite d’esordio in tutte le competizioni sono complicate con qualsiasi avversario perché entra in ballo la voglia di giocare dopo tanta attesa. Normale quindi cedere che ci fosse un pochino di nervosismo. Era importante rompere il ghiaccio nel migliore dei modi e noi ce l’abbiamo fatta. Lo avevo dichiarato alla vigilia: un’Italia-Brasile non era un esordio facile né per noi, né per loro”. Due squadre toste, ma l’Italia lo è stata di più con un Alessandro Michieletto che ha trovato il braccio giusto abbastanza in fretta: “L’emozione quando si comincia c’è  sempre e poi era un po’ che non giocava no insieme. Siamo partiti contratti, ma poi ci siamo sciolti, abbiamo giocato con le nostre sicurezze ed è stata tanta roba portare a casa i primi due set ai vantaggi, cosa che ci ha permesso di stare un po’ più tranquilli. Poi può capitare di perdere un set come il terzo, ma al quarto abbiamo dominato”. Il girone azzurro prevede ora Egitto (martedì) e Polonia (domenica). “Abbiamo fatto il primo passo. Ed è anche stato un bel passo…”, dice Fefè De Giorgi, il c.t. con il sorriso.

 

Anche le ragazze di Velasco hanno vinto 3-1 in 1h39’ contro la Repubblica Domenicana con una grande prestazione di Paola Egonu che chiuso con 25 punti mettendo a segno il 31% dei suoi attacchi a rete. Ma anche per le azzurre c’è stata da vincere l’emozione dell’esordio e la sveglia per giocare alle 9 di mattina, un classico olimpico, un po’ meno per la routine abituale. “Sono contento perché questa partita ci servirà molto, aver perso il secondo set ci ha insegnato a uscire dalle difficolta. C’era il rischio che la squadra si innervosisse e uscisse dalla partita invece le ragazze sono state molto brave a lottare su ogni palla e al terzo set hanno fatto bene e al quarto ancora di più. Ma e’ stato importante perdere quel set perché se uno non soffre mai non va bene e noi abbiamo vinto la world league senza soffrire. Soffrire invece ti aiuta a farti gli anticorpi soprattutto in una manifestazione come questa dive ogni partita è difficile guardate come la germania ha battuto il Giappone tra i maschi. Noi abbiamo vinto di squadra e chi ha giocato male il secondo poi si è ripreso ed è stato strepitoso. Come Paola ad esempio”, ha raccontato Julio Velasco che era all’esordio olimpico alla guida di una nazionale femminile. “Io sempre dico cose, ma non è che poi succedono… Il merito è delle ragazze io posso dire qualsiasi cosa ma poi sono loro a dover reagire. Sono state brave a pensare al punto dopo e non a quello prima. Alcune lo gfanno ancora, parlano troppo della palla prima. Lo dico sempre e’ inutile pensare all’errore, dare una spiegazione ad ogni punto perso… è un errore tanto la palla dopo sarà diversa. Non posso impegnare il cervello a pensare a che cosa dovevo fare quando ne devo fare un’altra…”.

 

Ogni partita è una piccola lezione in più, un passo verso il futuro. “Succede che quando un giocatore ha troppa voglia di vincere poi si fa prendere dall’ansia. La voglia di vincere è sempre il peggiore nemico. Lo è stato anche per Djokovic a Tokyo, ricordate? Non ha preso neppure il bronzo. È stato importante capire che ci possono essere anche delle difficoltà. Non possiamo pensare ai quarti, ma all’Olanda e poi Turchia. Il cervello è particolare, qui non serve motivare, anzi la troppa motivazione può creare ansia. È terribile pensare di non poter fallire…”.  Velasco è il solito filosofo. Staresti ore a interrogarlo: “Noi se vinciamo diventiamo il popolo eletto da Dio. L’Italia o è il miglior paese del mondo, o è il peggiore. Non esiste una via di mezzo. Ma oggi la pallavolo è cresciuta a livello mondiale e c’è molto equilibrio. Non esistono più i cicli di una volta. Una manifestazione la puoi vincere tu, ma quella dopo la vince un altro…”. Che poi lui abbia voglia di rivincere, è un altro discorso.

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