(foto EPA)

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Il dibattito più surreale di Parigi 2024: la piscina del nuoto è davvero più lenta del solito?

Francesco Caligaris

La vasca che ospita le gare alla Défense Arena è stata costruita con una profondità di 2,20 metri e i tempi sono quasi tutti superiori rispetto alle Olimpiadi di Tokyo, dov’era profonda tre metri. La fisica offre una spiegazione, ma forse c’è anche dell’altro, e ha che fare con l’intangibile imprevedibilità dello sport e della mente umana

La piscina è più lenta rispetto alle altre e potrebbe essere un fattore”. L’ha buttata lì, sabato sera, dopo la medaglia di bronzo vinta con la staffetta 4x100 stile libero maschile, Thomas Ceccon. E Thomas Ceccon è un nerd del nuoto, se potesse parlerebbe di nuoto e nuoto e ancora nuoto, ha studiato i classici (del nuoto) e legge tutto (sul nuoto), e quindi il chiacchiericcio potrebbe diventare un tema.

In effetti, dopo le prime due serate di finali a Parigi 2024, non è caduto neanche un record del mondo. Non solo: quasi tutti i migliori tempi delle batterie sono stati più lenti rispetto ai migliori tempi ottenuti tre anni fa a Tokyo, dove però – bisogna specificarlo – le batterie si svolgevano di sera, con le finali al mattino per garantire la prima serata alla tv statunitense.

 

Della piscina più lenta però se ne parla, se ne continua a parlare. L’argomento è stato tirato fuori per primo dal sito specializzato americano Swimswam, poi è arrivato anche sul Guardian. In sostanza la piscina olimpica, firmata dall’azienda italiana Myrtha Pools (Piscine Castiglione, nel mantovano) all’interno della Défense Arena, struttura che di solito ospita il rugby e in cui a maggio si è esibita anche Taylor Swift, è stata realizzata con una profondità di 2,30 metri. È tutto a norma, perché le regole di World Aquatics (la federazione internazionale) permettono una profondità tra i due e i tre metri, ma alcuni atleti hanno ricordato che la vasca di Tokyo era profonda tre. E soprattutto, dice la fisica, le masse di acqua che i nuotatori spostano nella vasca viaggiano attraverso l’elemento e poi “rimbalzano” sul fondo, generando un moto ondoso più o meno grande che, appunto, dipende dalla profondità. Vasca più profonda piscina più veloce, insomma, e viceversa.

 

C’è un limite strutturale, però, per cui la piscina (temporanea: passata l’estate, verrà reinstallata in un centro pubblico dell’area metropolitana di Parigi) è stata costruita con una profondità del genere, ed è un limite di pesi, di portata, del terreno su cui poggia la Défense Arena. La struttura della piscina è leggera, ma l’acqua – si sa – pesa, e oltre un certo volume non si poteva andare. A Tokyo, inoltre, la vasca era profonda tre metri perché doveva ospitare anche le gare di nuoto artistico, che in 2 Francia invece sono previste in un’altra sede, l’Aquatics Centre, situato a Saint- Denis.

“Dopo il secondo giorno di gare di nuoto, sono stati stabiliti comunque tre record olimpici e ci auguriamo di vedere altri record infranti durante i Giochi”, ha detto lunedì pomeriggio Myrtha Pools con una nota ufficiale, ricordando anche che ai Mondiali in vasca corta di Huangzhou del 2018 caddero nove record del mondo, e la vasca era profonda 2,20 metri.

Non è la prima volta che la piscina rischia di influenzare i risultati di una grande manifestazione internazionale di nuoto. Luca Dotto, l’ex velocista azzurro che in questi giorni sta commentando le gare su Discovery+, ricorda il precedente dei Mondiali di Barcellona 2013, quando “addirittura si creavano delle correnti, c’erano delle corsie laterali che risultavano essere vantaggiose in un verso e svantaggiose in un altro a causa dei vortici creati dal sistema di pompe, e si vedevano dei tempi eccezionali nella prima parte di gara, mentre quando tornavano indietro gli atleti sembravano nuotare controcorrente”.

A Parigi lo stile maggiormente condizionato, più “frenato”, pare essere la rana, soprattutto nella vasca di ritorno. E infatti la finale dei 100 rana maschili di domenica è stata la finale olimpica più lenta in questa specialità da Atene 2004: l’oro è stato assegnato in 59’’03, tempo che alla vigilia avrebbe rappresentato soltanto il decimo più veloce di tutta la stagione, roba da rimanere fuori dalla finale. Ma forse, oltre alla fisica, qui entra in gioco un altro fattore, qualcosa di astratto, intangibile, etereo: quando sei alle Olimpiadi non conta il tempo, conta mettere la mano davanti agli avversari, conta la medaglia d’oro. E, piscina lenta o piscina veloce, nei 100 rana l’ha fatto un italiano: Nicolò Martinenghi.

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