Storie olimpiche
Karoly Takacs, il pistolero che diventò mancino
La storia dell’ungherese che perse la mano destra per una bomba ma che per vincere due ori olimpici imparò a sparare con la sinistra
Avrebbe dovuto esserci lui il 6 agosto del 1936 al poligono di Wannsee, all’angolo più sud-occidentale di Berlino, proprio accanto alla periferia di Potsdam. Gli ungheresi avevano sciaguratamente deciso che potessero prendere parte ai Giochi Olimpici soltanto gli ufficiali di grado dell’Esercito. A Berlino il Fuhrer aveva deciso di mostrare al mondo la potenza anche organizzativa della sua Germania e nella competizione della pistola due suoi atleti, Cornelius van Oyen e Heinrich-Georg Hax, erano riusciti a prendere oro e argento. Gli ungheresi avevano una buona tradizione nella pistola dai 25 metri e puntavano a portare a casa una medaglia. Ma ai Giochi del ’36 Laszlo Vadnay, ufficiale di grado e quindi con pieno titolo formale per rappresentare i colori magiari, quel giorno non doveva essere particolarmente in forma. Non riuscì infatti ad andare oltre il nono posto. Certo, se anziché quella assurda regola discriminatoria il Comitato Olimpico avesse potuto portare i migliori allora al poligono ci sarebbe stato certamente Karoly Takacs.
Karoly era un membro dell’Esercito ungherese, ma era “solo” un sergente, senza quindi il grado di ufficiale. Aveva iniziato a tirare con la pistola un po’ per dovere professionale e un po’ per passione. Questa seconda la sfogava e la allenava al poligono della Honved, una delle quattro forze armate originariamente create dall’Impero Austro-ungarico. “Non angosciarti, Karoly – devono avergli più o meno detto i suoi superiori. La prossima Olimpiade sarà certamente la tua. Visto come siamo andati a Berlino, a Tokyo nel 1940 il nostro Comitato toglierà l’esclusiva agli ufficiali di grado”. Takacs era nato nel 1910 e probabilmente intorno ai 30 anni avrebbe raggiunto la piena maturità per una disciplina dove il passare del tempo è spesso considerato un vantaggio. Non sapeva però che per un paio di solidi motivi quel treno chiamato Tokyo 1940 per lui non sarebbe passato. Il primo lo riguardò direttamente. Settembre del 1938. Una normale operazione insieme al suo Esercito, una di quelle considerate di routine. Una granata difettosa decide di esplodere nell’esatto momento in cui Karoly la prende in mano. Quale mano? Se contasse qualcosa, era la mano destra. E contava assai di più per lui visto che con la destra era ormai considerato il migliore ungherese al poligono. Lo scoppio fu fatale al suo arto. Il viaggio d’urgenza in ospedale con atroci spasmi, la decisione di intervenire subito chirurgicamente. Il verdetto è durissimo: bisogna amputare. Senza possibilità di salvare niente per non rischiare infezioni oltremodo pericolose. Gli viene applicata una protesi per provare a fare le veci di una mano della quale non era rimasto praticamente nulla. È una mazzata tremenda.
Karoly entra in un tunnel mentale e fisico dal quale riesce a vedere subito la luce grazie a una forza mentale spaventosa. Ma anche se quel disgraziato incidente non si fosse verificato, Karoly (e come lui il resto del mondo) non avrebbe mai potuto vivere Tokyo 1940. Nemmeno da spettatore. Hitler aveva infatti deciso di invadere la Polonia nel settembre del 1939 e il mondo per qualche anno si sarebbe confrontato con pallottole vere invece che, anche, nei poligoni agonistici. Karoly inizia una lenta risalita. Ha di fronte due strade. La prima, molto più confortevole, è quella di piangersi addosso e godersi la pensione che lo stato gli elargisce a causa del gravissimo infortunio occorsogli mentre lavorava. La seconda è invece quella di concentrarsi su quel che gli è rimasto piuttosto che su quel che non ha più. Sceglie la seconda, inizia a maneggiare di nuovo la pistola, a sentire il grilletto e accarezzarlo con le dita. Quelle, obbligatoriamente, della mano sinistra. “Se la natura mi ha dato due mani e la sfortuna mi ha tolto quella che usavo abitualmente, perché non posso fare lo stesso con quella che mi è rimasta?”. Dopo esserselo chiesto, Karoly si mette anche all’opera.
Dapprima nella solitudine e nel silenzio più assoluti. Poi uscendo allo scoperto, quando passati i primi momenti di imbarazzo con il bersaglio che sembrava sempre troppo piccolo e lontano stavano arrivando anche le prima sensazioni positive. Karoly si presenta ai campionati ungheresi nella primavera del 1939. Quando gli altri lo vedono arrivare al poligono lo riconoscono subito e più d’uno gli si avvicina per una pacca sulla spalla. Come a dirgli: “Peccato non averti qui per competere, dai, goditi comunque la sfida dalla tribuna”. Compreso che nessuno aveva capito il reale motivo della sua presenza al poligono, Karoly sentì il bisogno di svelare l’arcano. “Ragazzi, grazie per l’affetto. Ma dovete sapere che io sono qui per competere con voi”. Gli sguardi dapprima di commiserazione si trasformano in stupore e meraviglia quando diventa chiaro che Takacs ha imparato, e assai bene, a tirare anche con la sinistra. Vince lui, con enorme sorpresa di tutti. Con il titolo di campione d’Ungheria arriva anche il pass per i Mondiali di Lucerna. Dove nella prova individuale a fuoco rapido dai 25 metri Karoly porta a casa un clamoroso quarto posto (sul podio, con l’argento, era finito il campione di Berlino van Oyen, questo per dire il livello della competizione). E nella gara a squadre Takacs dà il suo contributo per portare il quartetto ungherese a mettersi l’oro al collo. Ormai Karoly è ufficialmente tornato a sognare le Olimpiadi. Già, ma chi sa quando si disputeranno? Il mondo sprofonda nella Seconda Guerra Mondiale, di Tokyo 1940 si è detto, figurarsi se a qualcuno potrebbe venire in mente di fare qualcosa nel 1944. Karoly continua ad allenarsi con un’applicazione totale. Ha nel mirino, anche non metaforicamente, di prendere parte prima o poi a un’edizione dei Giochi Olimpici. L’occasione arriva nel 1948.
A 38 primavere suonate Karoly Takacs riceve la convocazione che pensava di meritare anche 12 anni prima, quando ancora tirava con la destra. Appuntamento al National Rifle Association Ranges di Bisley, alle porte di Londra, dove lo aspettano tutti i più forti. A partire dall’argentino Carlos Valiente, campione del mondo a Stoccolma nel 1947 e grande favorito per l’oro a Londra ’48. È proprio Valiente a incontrare Takacs poco prima dell’inizio della gara. “Amico mio, cosa sei venuto a fare?”, gli chiede Valiente con un sorriso. “Sono qui per imparare, Carlos”, è la risposta pronta e un po’ sibillina del magiaro. Che quando tocca a lui diventa un tutt’uno con la sua Walther Olympia calibro 22 e stampa in entrambe le due serie da 30 colpi in posizione eretta un punteggio pazzesco che ammutolisce prima ed entusiasma poi il pubblico incredulo. Con 580 punti Karoly Takacs demolisce il record del mondo precedente (e ovviamente anche quello olimpico) e conquista la medaglia d’oro proprio davanti a Valiente, che si era fermato a 571. I due si incrociano proprio quando Takacs ha appena finito la sua prova. “Accidenti, hai imparato proprio bene”, gli sussurra Valiente abbracciandolo per complimentarsi. L’oro al collo e il ritorno in patria da eroe potrebbero, legittimamente, convincere Karoly a sentirsi sazio. In fondo ha ottenuto quel che voleva e averlo fatto dopo aver perso la sua preziosa mano destra ha ammantato di leggenda le sue gesta eroiche.
Gli anni passano, Helsinki dista altri 4 anni e ai prossimi Giochi Karoly avrà 42 anni. Non i 42 anni di oggi, i 42 anni di oltre 70 anni fa. Antropologicamente un’era geologica. Eppure per Takacs c’è ancora appetito. Helsinki sarà la sua last dance. Per lui e per Valiente, che sente di potersi prendere la rivincita rispetto a 4 anni prima. Ci sono avversari diversi, lo statunitense Benner arriva da campione del mondo e qualche giorno prima ha già vinto l’oro nella prova dai 50 metri. A differenza di Londra a Helsinki il regolamento prevede che le prove si svolgano in due giorni separati. Ognuna delle due serie da 30 colpi (10+10+10) vanno eseguite in 8, 6 e 4 secondi. Benner naufraga nella prima, dominata dal suo connazionale McMillian con 290 punti. Valiente e Takacs chiudono quinti a pari merito con 287. Ma nella seconda giornata al Malmi Shooting Range Mc Millian crolla. Al contrario, Takacs vive una giornata al limite della perfezione con due serie micidiali (100+99) e la terza (quella con 10 colpi in 4 secondi) con un comunque ragguardevole 93. La somma fa 579. Un solo punto sotto il record del Mondo di Londra, un solo punto meglio del suo giovanissimo (17 anni) connazionale Szilard Kun, che Karoly ha allevato come erede al poligono della Honved dove era tornato a tirare con la sinistra dopo l’incidente. Valiente recupera una posizione e chiude con 577 punti e la mai graditissima medaglia di legno al collo. Sarà ancora l’argentino ad andare a complimentarsi subito con il primo uomo capace di vincere due ori consecutivi nella pistola da 25 metri. E sorridendogli compiaciuto si rivolge a lui con un meraviglioso: “Maestro, ora che hai imparato così bene puoi dare qualche lezione anche a me…?”.