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Parigi 2024

Gli inglesi contro il cibo francese, gli atleti come turisti sui vaporetti, la Senna sporca. Ahi, Parigi

I francesi hanno voluto sacralizzare la loro capitale come faro dell’umanità, mostrarla a tutti i costi come se ce ne fosse davvero bisogno: è già la città più famosa del mondo, quella degli innamorati, visitata più d'ogni altra sul pianeta. Il risultato è un elenco di figuracce

La cosa più umiliante per i francesi è stata la decisione del team britannico di lasciare il Villaggio olimpico e di cercare posto in hotel. Motivo principale, oltre alle troppe scale da fare, la cucina. Agli inglesi non piace quel che veniva servito agli atleti. E detto da chi ha nel menù nazionale i fagioli come piatto tipico è un colpo non da poco. Qualcuno ha tirato in ballo perfino Trafalgar, altri hanno ricordato che se i francesi possono dire d’aver vinto l’ultima guerra mondiale è solo grazie a Churchill. Altro che entente cordiale, insomma. Il fatto è che i francesi hanno voluto che le loro Olimpiadi parigine, attese da un secolo esatto, fossero più il trionfo delle Patrie che la celebrazione della concordia e della pace fra i popoli, come declamato dal barone De Coubertin. Hanno voluto sacralizzare Parigi come faro dell’umanità, hanno ricordato che la libertà l’hanno donata loro tagliando teste di re e regine, cantando la Marsigliese e rivestendo i solchi abbeverati di sangue impuro del drapeau tricolore.
 

Hanno voluto mostrare Parigi a tutti i costi, come se ce ne fosse bisogno: è già la città più famosa del mondo, quella degli innamorati, visitata più d’ogni altra sul pianeta. Mostrata anche durante le gare, come sabato scorso: i ciclisti correvano l’ultimo e decisivo chilometro verso l’oro e anziché fissare le telecamere sulla gara, si preferiva raccontare per immagini l’Arco di Trionfo, il Louvre, il Sacro Cuore. Manifestazione di gigantismo supremo, tirato fino all’impossibile: far disputare le gare nella Senna. Hanno speso più di un miliardo per bonificarla, la sindaca Anne Hidalgo s’è tuffata come fosse il lago di Misurina. Poi è bastata una pioggia atlantica per fare del fiume la casa dell’Escherichia coli, di altre sozzure, di minacce invisibili ma non meno pericolose. I medici hanno deciso di cancellare le prove del Triathlon, ché la sicurezza non è garantita. I nuotatori sono furibondi: “Non s’è mai visto che si disputi una gara olimpica in un bacino mai provato prima, dove sono i piani alternativi?”. Il nostro Gregorio Paltrinieri ha aggiunto l’ovvio: “È un fiume e come in tutti i fiumi ci sono le correnti. Come si fa?”. Il Comitato organizzatore è imbarazzato: dopotutto la Senna era il cuore del progetto olimpico, con il presidente Emmanuel Macron che nonostante il parere contrario di tutti gli esperti ha voluto prima la cerimonia d’apertura sulle rive del fiume sacro alla patria con risultati imbarazzanti (“Gli atleti sembravano i turisti sui vaporetti a Venezia”, ha detto Marco Balich, che di cerimonie  se ne intende), quindi i bagni agonistici in quelle acque.
 


Non serviva un genio per sapere che un fiume che attraversa una metropoli è inquinato e che non è proprio il teatro ideale per chi cerca d’agguantare l’agognato alloro olimpico: sarebbe bastato guardarsi qualche puntata di “Lady Oscar” o della “Stella della Senna”, se proprio non si voleva dare retta a medici e persone di buon senso che conoscono lo sport che in quelle acque dovrebbe essere praticato. Ha prevalso l’orgoglio nazionale. Dopotutto, se per un secolo il Cio ha più e più volte negato l’organizzazione dei Giochi alla Ville Lumière (dandoglieli solo quando s’erano ritirati tutti gli altri, vero Roma?), un motivo ci sarà.

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