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Parigi 2024

Una sera all'Arena di Bercy tra i silenzi per Biles e l'argento delle Fate

Umberto Zapelloni

Novantadue anni dopo l’unica medaglia olimpica della sua storia nella ginnastica artistica, quella delle Piccole Pavesi nel 1928 ad Amsterdam, Manila Esposito, Alice D'Amato, Angela Andreoli, Giorgia Villa ed Elisa Iorio costruiscono il loro piccolo grande miracolo a cinque cerchi

Nel giorno del ritorno all’oro, Simon Biles si trova accanto delle damigelle d’onore inaspettate. Novantadue anni dopo l’unica medaglia olimpica della sua storia nella ginnastica artistica, quella delle Piccole Pavesi nel 1928 ad Amsterdam, l’Italia delle Fate costruisce il suo piccolo grande miracolo a cinque cerchi. Manila Esposito, Alice D'Amato, Angela Andreoli, Giorgia Villa ed Elisa Iorio erano campionesse d’Europa in carica, non sono una squadra uscita dal nulla insomma, ma da lì a prendersi l’argento dietro alle marziane statunitensi ci passavano quattro rotazioni sui quattro attrezzi del concorso femminile. Non una passeggiata di salute, dal volteggio, alle parallele, dalla sbarra al corpo libero. “Là dentro non c’è nulla di facile”, assicura Enrico Casella, il bresciano ruvido che arriva dal rugby, con una laurea in ignegneria nucleare nel cassetto e che con la ginnastica artistica si è purificato, inventandosi il centro di Brescia dove ha riunificato l’Italia. Tutto era cominciato con Vanessa Ferrari che era qui, commossa come le sue ex compagne, lei che alla fine è stata fermata solo da un infortunio e da bambina è diventata donna in mezzo alla polvere di magnesio che sta alle ginnaste come il trucco e parrucco delle modelle. Non ne possono fare a meno per eseguire il loro lavoro.

   

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Le Fate arrivano da tutta Italia, da Torre Annunziata a Genova, Bergamo e Modena. Ora vivono tutte al centro federale di Brescia, la Coverciano della ginnastica. Ma forse il paragone fa arrabbiare questi bresciani di sostanza. “Tranne Esposito, che è con noi dal 2022, queste ragazze lavorano con me da quindici anni. C’è tanto lavoro e tanto stare insieme in questo argento: siamo una famiglia di principi sani. Io ho giocato a rugby: nel concetto del gruppo credo molto”, racconta Casella. Si vede come lo guardano le ragazze. Con rispetto e affetto. In un mondo dove si è letto di tutto lui ha sempre camminato non tre, ma tremila metri sopra il cielo. Ci presenta così le sue vicecampionesse olimpiche: “Alice è la più forte all around che abbiamo, ma non è ancora del tutto consapevole della sua forza. Manila è una lavoratrice incredibile: ha fatto passi da gigante. Giorgia è la nostra certezza alle parallele: solare, rompiballe. In una parola: bergamasca. Angela da junior avrebbe fatto sfracelli, ma la pandemia l’ha rallentata. Elisa ha l’intelligenza motoria, impara subito: dopo le operazioni a spalla e piede, un esempio di resilienza”. Ma Casella riconosce anche i meriti di Vanessa Ferrari: “A dicembre stava benissimo: aveva ripreso tutta l’acrobatica di Tokyo. Le. ragazze hanno visto che stava tornando, per loro è stata una spinta motivazionale incredibile”. Hanno cominciato a provare i volteggi e gli esercizi che le hanno portare fin qui a prendersi i complimenti di Simone Biles: “Mi ha detto: congratulations”, rivela con un po’ di timidezza mista ad orgoglio Angela Andreoli. “Simone per tutti noi è fonte d’ispirazione, ci ha insegnato ad affrontare le gare con serenità e, se possibile, con un sorriso” aggiunge Elisa Iorio. Le fate erano nello stesso turno delle rotazioni con le americane. Hanno preso il confronto diretto come uno stimolo e non si sono abbattute quando al volteggio hanno Chiles, Carey e sua maestà Biles volare abbondantemente sopra i 14.000 punti con la Biles che pur senza esibirsi con il salto a cui ha dato un nome, è partita con un 14.800.

Era il segnale che aspettavano lei e i tifosi che avevano riempito l’Arena di Bercy per vederla da vicino. Durante quel volteggio a Tokyo si era bloccata e aveva lasciato sole le compagne per combattere una battaglia più difficile con la sua testa. “quando sono atterrata dal volteggio mi sono sentita sollevata. Nessun flasback di Tokyo, nessun problema. In quel momento ho solo pensato: andiamo a prenderci questa medaglia”.

Ogni volta che toccava lei il palazzo si ammutoliva per poi esplodere in un uragano di applausi e urla. Simone è più una rockstar che un’atleta. È la Lebron James della ginnastica anche se è alta la metà del predestinato o giù di lì. Non è un caso, forse, che a Parigi abbiano scelto la stessa arena per le loro esibizioni. Per ora il Dream Team è esiliato a Lille con tutto il torneo preliminare di basket, ma per le fasi finale verrà proprio qui dove Some ha cominciato il suo redempion tour e adesso andrà a caccia di altri quattro oro individuali, sapendo che sarà tosta contro avversarie come la brasiliana Rebeca Andrade che ha regalato la prima medaglia della specialità al suo Paese con un volteggio finale da sogno da 15.100 punti, meglio di sua maestà.

Le vedi passare in zona mista e sembrano ancora bambine, ma in realtà l’unica minorenne del gruppo è Manila Esposito che ha 17 anni, Angela Andreoli ne ha 18, Alice D’Amato, Giorgia Villa e Elisa Iorio sono tutte del 2003. Alice è stata l’unica ad essere impegnata in tutte le quattro rotazioni, Manila ha saltato le parallele (“Sono mesi che non le vengono, le è riuscito solo in qualifica e ho preferito giocare sul sicuro con Giorgia e Elisa”). La loro routine è impressionante: “Quatto giorni a settimana dalle 8.30 alle 13 e dalle 14 alle 16, altri due dalle 8.30 alle 12.30. Poi c’è la scuola, e la sera a turno si dorme lì. È una famiglia. Ci abbiamo messo impegno, principi sani. Abbiamo saputo anche perdere, superare infortuni e momenti difficili. Oggi ci mancano Asia, Martina Maggio, e anche Vanessa Ferrari che ha provato fino all’ultimo a rientrare”, aggiunge Caselli che non vuole dimenticare nessun ingrediente di questa storia di successo. “Vi rendete conto di quello che avete fatto’”, ha detto loro il presidente Malagò dopo la premiazione. “Non ancora presidente”, hanno risposto con loro vocine. “Siete entrare nella storia ragazze. Nella Storia”. Deve averlo capito anche Simone che dopo il suo ultimo show da 14.666 al corpo libero, è corsa ad abbracciarle tutte prima di prendere in mano una bandiera americana e farsi fotografare con le sue compagne in ogni angolo di un’ arena adorante.

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