Angela Carini (foto Ap, via LaPresse)

Parigi 2024

I pugni di Imane Khelif e l'eco mediatica interrompono le Olimpiadi di Angela Carini

Umberto Zapelloni

La pugile italiana esce dal torneo olimpico agli ottavi di finale. Messaggi politici e la pressione del mondo della boxe che le chiedeva di non combattere hanno fatto crollare l'atleta

Angela si è fermata al primo cazzotto. Ha sentito un dolore che non aveva mai provato prima e ha detto stop. Si è inginocchiata sul ring a e ha cominciato a piangere. La sensazione è che più di quel pugno l’abbiano messa metaforicamente al tappeto le chiacchiere social, i messaggi politici, la pressione del mondo della boxe che le chiedeva di non combattere. Lei su quel ring ci è andata, ma al primo colpo vero è tornata all’angolo e ha detto al suo maestro Emanuele Renzini: “Mi fa troppo male”. Aveva avuto male ai denti, era sotto antibiotico. Ha abbandonato il suo sogno, se ne è andata dal ring a senza neppure salutare la sua avversaria Imane Khelif che non è transgender (genere peraltro ammesso dal Cio) ma persona con differenza dello sviluppo sessuale ovvero con un tasso di testosterone più elevato di quello medio di una donna – avete presente Casper Semenya, ecco un caso simile, anche se qui sui va su un ring e non si corre. La boxe mondiale l’aveva fermata, il Ciò l’ha riammessa. E Angela Carini se l’è trovata di fronte. “Sono salita sul ring a testa alta, ho fatto il mio dovere da pugile, ho provato a combattere a prescindere dalle polemiche, dai video. Non mi interessava, io ero qui per la mia Olimpiade. Volevo dare tutto per vincere il mio ultimo chilometro. Non ce l’ho fatta, evidentemente Dio e mio padre che è lassù hanno voluto così e va bene così. Ma io non ho voluto combattere perché mi faceva male il naso, non me la sono più sentita di andare avanti”.

Comincia a piangere. Si vede che è in mezzo a un tornado di emozioni, quelle che negli ultimi giorni l’hanno travolta anche se la federazione ha cercato di proteggerla. Ma oggi chi non apre un social? Chi non viene a sapere che su il caso hanno detto la loro un po’ tutti da Salvini ad Abodi. “Al secondo colpo mi sono fatta malissimo, non respiravo più. Sono andata dal maestro e con grande maturità e coraggio ho detto che me la sentivo più di combattere”. Paura di farsi male. “Sono uscita con onore. Questa non è una sconfitta, già salire sul ring è stata una vittoria. Io ho sempre combattuto come una guerriera, ma anche i guerrieri a volte lanciano la spada nella terra quando vedono che la battaglia è persa. Non mi sono arresa, ho detto ok non è il mio momento”. 

Angela dice un po’ tutto e il contrario di tutto. Fa la guerriera, ma preferisce non combattere anche se sul ring non si era mai fermata in oltre 100 combattimenti: “Non mi ero mai fermata, non avevo mai perso per i conteggi, io sono un pugile molto tecnico e tattico, veloce. Ho preso quel colpo, ho guardato per un attimo mio fratello sugli spalti e non me la sono più sentita. Non mi sono i spaventata, questo è il mio mestiere, i colpi sono la mia vita…”.

Possibile che la tempesta mediatica scoppiata l’altro giorno, con gli interventi più disparati dalla Rowling a Musk contro la pugile algerina, bollata come trans, quando non lo era, abbiano influito. Lei nega, ma non ci crediamo troppo: “Non mi ha toccato nulla, non sono nessuno per giudicare, per dire due lei devo o no combattere. Non ho nulla contro la mia avversaria, anzi mi spiace mon averla salutata sul ring ma la rabbia mi ha trascinata via. Non sono io a dover dire se può combattere e non dovrebbe. C’è che deve decidere queste cose”. Lo stesso pensiero del suo maestro che però racconta come l’algerina avesse già affrontato Susy Canfora e il match fosse arrivato ai punti: “È forte, ma non è imbattibile. Ma non spetta a me giudicare con chi e dove dovrebbe combattere. Angela mi aveva detto che secondo lei non era giusto che in una categoria femminile venisse inserita una ragazza con delle caratteristiche androgine… Credo che Angela avrebbe potuto batterla e mai in questi giorni mi aveva manifestato dei dubbi. Si era convinta di avere i mezzi tecnici per batterla. Però queste differenze si fanno sentire anche a livello psicologico. Quando senti un impatto fisico diverso ci sta che una ragazza si spaventi e non ricresca più a controllare le sue emozioni”.

Sono bastati pochi attimi sul ring a farle crollare il mondo attorno. E a scatenare una nuova polemica, con annesso attacco alla Rai: “ Brava Angela, hai fatto bene! La nostra atleta si è dovuta ritirare contro Imane Khelif, prima di scoppiare in lacrime per tanti sacrifici andati in fumo. Una scena davvero poco olimpica: vergogna a quei burocrati che hanno permesso un match che evidentemente non era ad armi pari. Se ne sono accorti tutti in Italia e nel mondo, tranne i distratti commentatori della Rai. Un abbraccio ad Angela, forza!”. Siamo solo all’inizio. Il problema nello sport è enorme e siamo solo all’inizio. Basta darsi un’occhiata attorno all’Arena Nord di Parigi dove si combatte per le medaglie per rendersene conto.

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