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Dopo le polemiche

Contro l'ipocrisia di chi non capisce cosa c'è dietro al caso Khelif. Anche tra noi donne

Anna Paola Concia

Cosa fare di fronte a una donna con un tasso di testosterone fuori dalla norma? Innanzitutto il Cio deve uscire dal condizionamento legati ai concetti di inclusione/esclusione e, poi, non chiudere gli occhi davanti a casi come questi, perché nello sport non si prescinde dai corpi

È possibile poter ragionare con un minimo di equilibrio sulla vicenda olimpica che ha visto protagoniste una atleta italiana e una atleta algerina di pugilato? Per provarci bisogna fare innanzitutto pulizia nella nostra mente dalla imbarazzante polemica politica italiana, innescata dalla destra, con la sinistra che si è subito accodata. Per parlare di queste due atlete bisogna lasciare fuori la politica e la ideologia polarizzante, che tanto piace a tutti, purtroppo. Bisogna dire innanzitutto che la algerina Imane Khelif non è una persona trans ma “probabilmente” una persona intersessuale che ha comunque un livello fuori della norma di testosterone, per ragioni che non sappiamo con certezza. È una situazione insolita, che va affrontata non con la politica, non con la ideologia dei pro e contro, ma con la scienza e con regole certe che valgano sempre, che siano Olimpiadi o Campionati del mondo, dato che spesso sono gli stessi e le stesse  atleti che vi partecipano. Nello stesso tempo non bisogna nascondere la testa sotto la sabbia e farsi prendere dalla tentazione di trasformare tutto in uno scontro politico sempreverde: gli sport maschili e femminili sono diversi.
 

Esistono i corpi, e lo sport è fatto dalle performance dei corpi, esiste la biologia, la fisiologia, esistono gli ormoni, esiste il sistema osseo, esiste il testosterone diverso tra uomini e donne nello sport, che incide significativamente sulla  performance. È un dato di realtà che non si cancella con le chiacchiere, e va bene così. Un principio fondamentale dello sport è che tutte e tutti debbano partire da una situazione di partenza “simile”, il resto della performance la fa il talento, la capacità personale, l’allenamento, la psicologia, la dieta, la condizioni personali (che sono legate alla propria storia, Simone Biles insegna). E su questo nessun fisiologo, nessun biologo in buona fede può dire il contrario. Ma questo è un tempo nuovo, che io rispetto, ma con qualche appunto.
 

Imane Khelif ha un tasso di testosterone fuori dalla norma perché questo è endogeno o no? Se così fosse altererebbe lo stesso la prestazione. Segnalo sommessamente a tutti noi che abbiamo la memoria di un pesce, che negli anni settanta le atlete dei paesi dell’est Europa erano imbottite di testosterone, vi ricordate gli scandali che ne sono susseguiti e poi è cominciata l’era dei controlli antidoping? Ora, il testosterone alto è considerato doping, cioè qualcosa che altera la prestazione in modo significato. E qui viene il punto fondamentale che spazza via le imbarazzanti tifoserie pro Carini e pro Khelif.
 

Cosa fare? Bisogna che si mettano al lavoro in modo serio gli esperti del Cio, liberandosi dai condizionamenti legati ai concetti di inclusione/esclusione, tanto amati dalla politica. Ma non si tratta solo di questo. Si tratta di capire che nello sport non si prescinde dai corpi, mai, è questo quello che ci affascina, che fa stare attaccati alle performance di atlete e atleti (che gareggiano separati) nelle olimpiadi nei secoli dei secoli. E si tratta di capire che le prime a non dover chiudere gli occhi di fronte a un caso come quello di Imane Khelif sono proprio le donne, che più di tutte oggi dovrebbero comprendere cosa vuol dire mettere la difesa del politicamente corretto su un piedistallo più alto rispetto alla difesa del proprio corpo quando si parla di sport.

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