Aldo Cazzullo - foto LaPresse

Lamentele

Musica troppo alta e bus che non passano. Date una birra al povero Cazzullo

Jack O'Malley

Due pagine di sfogo sul Corriere da Parigi 2024: con una capriola antisovranista da far invidia a Elly Schlein critica i francesi e il loro "tifo nazionalista", i volontari anziani che non sanno niente e parlano solo francese e la disorganizzazione generale per trovare da bere

Pensavo di essere io il più lamentoso e malmostoso vecchio babbione cagacazzi del circondario. Poi ho letto ieri il Corriere della Sera e mi sono accorto che non posso competere con un maestro come Aldo Cazzullo. Lo ammiro, giuro: io da anni ho scelto di fare al massimo l’inviato dal pub sotto casa mia, lui insiste a frequentare i grandi eventi, compreso quell’orrido baraccone che sono le Olimpiadi, specie quelle lgbtqissime di Parigi 2024. E poiché c’è un limite a tutto (tranne che alla quantità di bionda che io posso sopportare), arrivato quasi al giro di boa dei Giochi anche il buon Aldo ha dato di matto: non una ma ben due pagine del Corriere per contenere le sue lamentele tipo signore anziano che agita il pugno in aria contro le diavolerie moderne, un compendio di odio antifrancese, italianissime pernacchie ai parigini, gne gne organizzativi, gag sulla dissenteria e nostalgie da boomer per cui mi resta inspiegabile che al Corriere non abbiano intitolato la sua invettiva “Signora mia, che caos queste Olimpiadi”.
 

Nel suo “Giochi, prevale la facciata sulla sostanza” il nostro Aldo inviato se la prende prima con la Senna sporca che fa venire mal di pancia, poi con gli autobus che non passano, e fa una meravigliosa frecciatina alle seghe ambientaliste dei francesi; poi ci svela, da vero reporter di razza, quanto facciano cagare le infrastrutture cittadine riadattate agli improbabili sport lì praticati, sputtana gli ingegneri che hanno ideato la vasca del nuoto, troppo bassa per essere credibile, e ci tiene a farci sapere che il tennista greco Tsitsipas ha fatto la fila con lui (non viceversa) per entrare sui campi del Roland Garros. Sono due però le chicche del suo articolo che neppure io, alla quotidiana ricerca del borbottio perfetto, avrei saputo rendere così efficacemente.
 

In poche righe Cazzullo si trasforma per ben due volte in mio nonno e si lamenta prima delle app su cui c’è la cartina della Parigi olimpica (“nostalgia della civiltà della carta”, dice salvinianamente), e poi del volume troppo alto della musica sparata dalle casse (oltre ad ascoltare Paolo Conte, è mai stato in uno stadio di calcio negli ultimi vent’anni?). Non solo: con una capriola antisovranista da far invidia a Elly Schlein critica i francesi e il loro “tifo nazionalista”, i volontari anziani che non sanno niente e parlano solo francese e poi delle code ai baretti, dove immagino volesse recarsi per lamentarsi con altri anziani della disorganizzazione olimpica. Non si trova da bere, e “si deve andare in giro con un bicchierone, con cui attingere acqua dove capita, magari ai rubinetti della toilette”. Dategli della birra, e nessuno si farà male.