Gregorio Paltrinieri ha definito per sempre un'era del nuoto mondiale
Con la quinta medaglia olimpica (argento nei 1500 stile libero) è diventato l’italiano più vincente di sempre ai Giochi nella sua disciplina, ma soprattutto ha raggiunto un riconoscimento più grande rispetto ai risultati sportivi: ha ispirato un’intera generazione di mezzofondisti
Li ha vinti un po’ “alla Paltrinieri”, Bobby Finke, questi 1500 stile libero olimpici: come Greg ai Mondiali di Budapest 2022, quando gli scommettitori lo davano 26 a 1, ha scelto una corsia laterale ed è partito a mille fin dalle prime bracciate, distanziando gli avversari e confidando che gambe ed energie lo accompagnassero fino alla fine. Così è stato, buon per lui e buon per gli Stati Uniti d’America che hanno finalmente conquistato il loro primo oro individuale maschile a Parigi 2024, ma la soddisfazione maggiore è l’aver battuto il record del mondo di Sun Yang che resisteva da Londra 2012. C’è un nuovo punto di riferimento nel mezzofondo, non è più il 14’31’’02 del cinese ma è il 14’30’’67 dell’americano. Nella piscina olimpica che qualcuno ha definito “lenta”, in questa settimana di gare ne sono caduti quattro: questo, i 100 stile libero di Pan Zhanle, la staffetta 4x100 mista femminile e la staffetta 4x100 mista mista.
Ma alle spalle di Bobby Finke c’è Gregorio Paltrinieri, argento a quasi trent’anni dopo il secondo posto negli 800 stile libero in 14’34’’55, la quarta miglior prestazione della sua carriera addirittura due centesimi di secondo inferiore al tempo con cui aveva vinto, otto anni fa, la medaglia d’oro a Rio 2016. Paltrinieri lotta, è un forse un po’ sorpreso dalla strategia di Finke (una novità per come nuota lo statunitense, che di solito attende, attende, attende, e poi piazza un ultimo 50 quasi da velocista) ma si mette alle spalle fin da subito quello che era il favorito della vigilia, l’irlandese Daniel Wiffen, bronzo in 14’39’’63, mai davvero pericoloso. Per Paltrinieri, capitano della nazionale, è la quinta medaglia alle Olimpiadi tra vasca e acque libere, un record per il nuoto italiano. E venerdì 9 agosto c’è ancora la 10 chilometri nella Senna (“Non abbiamo notizie, ed è proprio questo che mi preoccupa. C’è molta corrente, una cosa che non abbiamo mai sperimentato: sarà una gara strana, senza punti di riferimento”) per allungare la striscia.
Nella prima finale mondiale della sua carriera, a Barcellona 2013, dove colse il bronzo poche settimane dopo l’esame di maturità, Gregorio Paltrinieri era il secondo atleta più giovane al via. Undici anni e svariati titoli dopo (uno olimpico, sei mondiali, dodici europei), nella finale di Parigi 2024 era il secondo… meno giovane, con la metà degli avversari nati dopo il Duemila. Paltrinieri ha iniziato sfidando Sun Yang, ha dato vita a battaglie epiche con l’ucraino Mykhailo Romanchuk e il tedesco Florian Wellbrock (oggi entrambi assenti, ormai quasi “superati” dal nuoto contemporaneo) e ora se la vede con il turco Kuzey Tunçelli, 16 anni, classe 2007, quinto con il nuovo record del mondo giovanile: 14’41’’22. “Ho visto passare tre generazioni di nuotatori e io sono sempre a podio”. I rivali passano, cambiano, ringiovaniscono: lui però rimane. Dopo le batterie degli 800 aveva fatto discutere online un gesto tipicamente italiano – le dita della mano destra raccolte verso l’alto e mosse avanti e indietro come a dire: che cosa vuoi? – con cui il nuotatore tunisino Ahmed Jaouadi aveva festeggiato il passaggio del turno in favore di telecamera. Era sembrato uno sfottò verso Paltrinieri, ma Jaouadi aveva subito voluto spiegare: “Questo gesto non ha niente a che fare con Gregorio, non ci ho proprio pensato. Lui è il mio idolo, sono cresciuto guardando le sue gare e sperando un giorno di poter nuotare accanto a lui”.
L’Olimpiade del nuoto italiano si chiude così con due ori (Nicolò Martinenghi nei 100 rana e Thomas Ceccon nei 100 dorso: il secondo miglio risultato di sempre dopo Sydney 2000, tre) e cinque medaglie totali (di più solo a Sydney e a Tokyo 2020, sei), più i tre quarti posti di Benedetta Pilato (100 rana, per un centesimo di secondo) e Simona Quadarella (800 stile libero e 1500 stile libero, contro avversarie che o si chiamavano Katie Ledecky o hanno tutte realizzato i loro tempi migliori). Quattordici le finali raggiunte, cinque in meno rispetto a Tokyo, e sei i primati personali abbassati.
“Baratterei due delle sei medaglie vinte a Tokyo per un oro a Parigi”, aveva detto prima della partenza il direttore tecnico Cesare Butini, e sotto questo punto di vista l’obiettivo si può dire ampiamente superato. Non sono mancate le note dolenti, dall’eliminazione in batteria della staffetta 4x100 mista maschile con due neocampioni olimpici alle poche finali femminili (solo quattro), ma le donne sono giovani e stanno lavorando perlopiù per il futuro (“C’è un ricambio generazionale in atto”, ha detto Margherita Panziera). E poi non è che si può avere tutto. Guardate gli Usa, per esempio: sono riusciti comunque a vincere in extremis il medagliere (otto ori contro i sette dell’Australia), ma sono rimasti sotto la doppia cifra di successi per la prima volta dal 1988 e, soprattutto, nella giornata conclusiva sono arrivati “solo” secondi nella staffetta 4x100 mista maschile, dietro alla Cina. A parte a Mosca 1980, l’Olimpiade del boicottaggio, non era mai successo in tutta la storia dei Giochi.