Chi è Noah Lyles, il nuovo re dei 100

Umberto Zapelloni

Nei 200 è strafavorito e poi lo aspettano la staffetta 4x100 e magari pure la 4x400. Potrebbe entrare nella storia con quattro medaglie d’oro come Owens e Lewis. Non è il tipo che si ferma in pista. “I titoli e le medaglie sono un modo per essere ascoltati e dare voce agli altri”

L’uomo più veloce del mondo non ha più il bel sorriso genuino di Marcell Jacobs. Adesso ha la faccia da rapper di Noah Lyles con le sue perline nei capelli e la collanina più simile a una catena alla Lewis Hamilton. È il velocista più famoso del mondo come racconta anche un docufilm di Netflix sugli sprinter dove lui spicca si tutti gli altri anche a parole. Era arrivato a Parigi da favorito, ma se la gara fosse finita dopo 90 metri non avrebbe mai agganciato la medaglia d’oro che invece, grazie allo stupefacente balzo finale, ha portato a casa per 5 millesimi di secondo al fotofinish. L’Adidas ci aveva visto bene qualche mese fa facendogli firmare fino al 2030 un contratto che è stato descritto come il più ricco dai tempi di Usain Bolt, l’ultimo grande personaggio globale della velocità. Lyles ha riportato l’oro dei 100 a casa, visto che l’ultimo americano a vincerlo era stato Gatlin ad Atene, esattamente 20 anni fa, ma questo è solo l’inizio della sua missione olimpica: nei 200 è strafavorito e poi lo aspettano la staffetta 4x100 e magari pure la 4x400. Potrebbe entrare nella storia con quattro medaglie d’oro come Owens e Lewis che però aggiungevano il lungo alle loro corse. 

  

Bronzo a Tokyo, sei titoli mondiali in casa, Lyles non è comunque il tipo che si ferma in pista. Ha scritto e cantato una canzone intitolata A black life. È esattamente come Lewis Hamilton: “I titoli e le medaglie sono un modo per essere ascoltati e dare voce agli altri”. Per cinque millesimi o di secondo oggi potrà far partire le sue battaglie da una piattaforma d’oro. Ha corso a 36,79 km/h di media in quella che è stata la finale del 100 più veloce della storia con 8 uomini sotto i 10”. Eppure Lyles era scattato male con un tempo di reazione di 0”178, il più lento del gruppo (Jacobs è schizzato via in 0”114), a dimostrazione che bruciare lo sparo non serve poi a molto. Fino ai 40 metri era ultimo, ai 50 solo settimo. Ma poi ha cominciato a volare anche se in realtà è stato in testa solo sul traguardo. “Sono stati momenti assurdi - confessa pochi minuti dopo il trionfo – eravamo tutti lì in attesa di capire. Sono passato dalla frustrazione all’eccitazione in un attimo quando ho visto il mio nome ed è stato uno shock. L’oro era mio, il campione ero io, nella gara più importante, sul palcoscenico più importante”. Eppure era andato dal giamaicano Thompson a fargli i complimenti: “Ho grande rispetto per lui. Sapevo che sarebbe stato difficile ma non ero nervoso, ero estremamente curioso di vedere cosa sarebbe accaduto e cosa avrei potuto fare. Ho lavorato tre anni per arrivare fin qui. Il resto lo ha fatto l’atmosfera incredibile, il pubblico che mi ha trasmesso una scarica di energia”. D’altra parte sono anni che lo ripete: “Vincerò l’oro olimpico”. Adesso può goderselo davvero. 

  

Un erede degnissimo per Marcell Jacobs che ha lasciato il trono con tanto onore, correndo la sua terza prestazione di sempre, la migliore della stagione: “Ho avuto la sensazione di fare molto bene l’uscita dei blocchi, considero molto buono il tempo di reazione – ha detto prima di andare a farsi curare la coscia sinistra dolorante - Invece la fase di spinta non è stata ottimale. Non posso recriminare niente, perché ho dato il cento per cento lavorando tanto e mettendomi in gioco. Certo, avrei voluto prendere una medaglia. Ci credevo, ho dato il 200 per cento. L’ultimo anno e mezzo è stato difficile e dunque il quinto posto mi dà soddisfazione, ma non abbastanza. Il podio era alla portata, si poteva prendere. Ero il primo a volere festeggiare. Da tre anni non correvo così forte, dal punto di vista del lavoro siamo a buon punto. Non è bastato per rivincere come avrei voluto, però non posso essere troppo triste”. D’altra parte solo Lewis e Bolt hanno vinto due edizioni consecutive dei 100 metri. Ora toccherà a Lyles provarci, anche se a 31 anni a Los Angeles, sarà quasi impossibile essere ancor il più veloce del mondo.