Olimpiadi
A Parigi cadono le stelle
Il sogno dorato di Alice e Manila, oro e bronzo sulla trave, con Biles che le applaude
Le stelle sono state a guardare. Si sono fermate ad applaudire le nostre fate che hanno scritto la storia della ginnastica artistica sulla trave dell’arena di Bercy, dove stasera arriverà il Dream Team del basket americano. L’immensa Simone Biles e la fantastica brasiliana Andrade, le grandi favorite, poi argento e oro nell’all around, si sono perse per strada sulla trave. L’americana è addirittura caduta da quell’attrezzo bastardo largo solo 10 centimetri e lungo 5 metri, dove le ginnaste fanno dei movimenti che il resto dello mondo difficilmente riuscirebbe a riproporre anche sul tappeto. Alice D’Amato e Manila Esposito si sono prese l’oro e il bronzo, lasciando l’argento alla cinese Zhou e buttando le stelle giù dal podio. Dopo l’argento a squadre, dietro le marziane statunitensi, è arrivata la giornata dell’oro in un’arena venuta a salutare la Biles, che da giorni richiamava tante facce note da Tom Cruise a Lady Gaga. Sono rimasti tutti a bocca aperta guardando l’esibizione di Alice, 21 anni da Genova, emigrata a 10 anni a Brescia con la sorella gemella Asia (purtroppo ferma per un infortunio) per andare a studiare all’università della ginnastica italiana diretta da Enrico Casella. Alice arriva da Genova dove la mamma fa la parrucchiera e il papà era vigile del fuoco, Manila che ha solo 17 anni, arriva da Boscotrecase che sta molto più a sud.
Sono ragazze che hanno sacrificato l’adolescenza (“lo rifarei altre centomila volte”) per inseguire un sogno che sembrava proibito contro dei mostri come Biles o Andrade, protagoniste assolute del concorso completo. Ma la trave è un attrezzo che non perdona. Infido, scivoloso, terribilmente stretto se ci devi saltare sopra facendo pure un paio di capriole in avanti e all’indietro in esercizi che spesso portano i nomi delle atlete che li hanno inventati. Manila si è salvata con una mossa da gatto, Alice è stata una delle poche a restare sempre in sella, focalizzata sul suo esercizio: “Sapevo di avere una grande occasione, ma volevo solo esser sicura di andarmene dall’Olimpiade senza rimpianti. Quando poi ho visto che il mio nome restava davanti a tutti ho pensato: non ci credo, davvero, non è vero”. Invece era tutto vero! Hanno stupito un palazzo venuto ad applaudire altre, ma innamoratosi di queste due ragazze italiane che sembrano bambine, ma hanno dei nervi di ferro e un’armonia dei movimenti che sta a metà strada tra lo sport e l’arte. Sedute accanto alla Biles sembrano timide, intimorite, eppure Simone regala sorrisi e complimenti, aggiusta pure il microfono di Manila. “Sono straordinarie queste ragazze, lo avevo già visto nella gara a squadre. Mi auguro che il loro successo possa aiutare la ginnastica a diventare popolare anche nel loro paese”. Lei, la regina, ha chiuso la missione parigina con tre ori e un argento. Ha portato a 11 le medaglie olimpiche che si sommano alle 30 Mondiali. È un gigante di questo sport anche se è alta solo 1,42. Le nostre ragazze la guardano con ammirazione. Non si rendono ancora conto di averla battuta davvero.
Il Foglio sportivo - In corpore sano