parigi 2024
Tamberi schiva la paura e salta in finale insieme a Barshim
Finalmente fuori dall'incubo dei calcoli renali, l'altista campione olimpico a Tokyo 2020 supera ogni timore raggiungendo la qualificazione per la finale del prossimo sabato. Poca energia, dice lui, ma tantissima grinta messa al servizio dei suoi fan per il mondo, sognando un nuovo oro all'ombra della Torre Eiffel
È stata dura, anzi durissima, ma alla fine Gimbo ha strappato il pass per la finale di sabato quando potrà difendere il suo oro nell’alto. Si vedeva che soffriva, andava a cercarsi il sole per riscaldarsi un po’ per cercare di avere dell’energia dai raggi che entravano in uno stadio stracolmo già al mattino. Ha rinunciato al primo salto a 2,15. Poi ha superato al primo tentativo 2,20 e 2,24. Pulito il primo salto, con l’asticella un po’ ballerina il secondo. Non è il solito Tamberi e si vede, tanto che a 2,27 l’asticella cade tre volte. Corsa finita, ma quello che aveva ottenuto, lo ha proiettato comunque verso la finale dove servirà un’impresa pazzesca per battere avversari che sembrano tostissimi. “Grazie a tutti coloro che mi hanno mandato messaggi in questi giorni, non mi aspettavo tutto questo affetto - ha detto al primo passaggio davanti alle telecamere - Sapevo che oggi sarebbe stata la gara più dura della mia vita e per assurdo sarà più facile la finale. Oggi non è andato niente, ho cercato di sprecare meno energie possibili, ma la gamba non teneva e comunque sabato sarà un’altra cosa, ogni giorno sto sempre meglio e ci tengo troppo a fare bene perché vivo da anni solo per questo e per far impazzire tutti i tifosi italiani che si aspettano tanto da me. Barshim ha avuto un crampo, l'ho aiutato ma alla fine i 2,27 li ha fatti e io no…”.
Un’ora dopo è ancora nella pancia dello Stade de France davanti a un microfono. Anche se avrebbe voglia di scappare via a recuperare altre forze, si ferma a spiegare il momento più doloroso della sua vita, quando tre giorni fa una colica lo ha mandato al tappeto e all’ospedale: “Non avevo mai provato nulla di simile e che ha avuto dei calcoli renali sa di che cosa parlo. Quello che mi ha provocato dolore credo di averlo espulso, ma mi è venuta la febbre e solo l'altro ieri è passata. Ho gareggiato sotto anti dolorifici, mi idrato più che posso, ma ho rinunciato agli antibiotici perché mi avrebbero buttato troppo giù. Sabato sarà un’altra cosa. Adesso prendo questi ultimi cinque giorni li butto via, azzero tutto e ricomincio da zero”.
In pedana ha cercato qualche sensazione positiva, qualche segno dal suo corpo che tutto il lavoro non era stato buttato: “Oggi sapevo che sarebbe stato complicato, avevo tantissima voglia di fare, ma avevo pochissima energia per farcela. Ieri avevo fatto il primo allenamentino dopo giorni e sono bastati cento metri di corsa per farmi venire il fiatone… oggi stato un po’ meglio e sono convinto che sabato sarà ancora meglio, sempre che da qui a sabato non mi capiti qualcos’altro… Mi dispiace non esser riuscito metter dentro neppure un salto che potesse riportarmi in quel vortice di positività e fiducia che avevo creato. È stato un disastro, la gamba mi lasciava al momento dello stacco e anche nei primi due salti non sono riuscito a rimbalzare. Per fortuna la battaglia si è risolta da sola. Questi tre giorni hanno dato un colpo alla mia positività, la qualificazione non mi ha aiutato a recuperarla, ma almeno adesso so che sabato sarò in pedana a inseguire il mio sogno e raggiungere quello che non è mai stato raggiunto da nessuno, anche se ho degli avversari fortissimi in pedana. Però io ho sacrificato così tanto per questa gara c,he sarà al 99,9% la mia ultima gara olimpica, che voglio crederci fino in fondo… Se dovessi ritrovarmi a dividere la medaglia con Barshim? No, la Gioconda l’abbiamo fatta una volta sola e resta unica. Questa volta ce la giocheremmo…”. Avrà il pubblico dalla sua, anche se si gareggia in Francia: “Mi sembra di gareggiare in Italia per quanto tifo ricevo in giro per il mondo. L’affetto che ho ricevuto in questi giorni mi dà tanta carica”. Poi arriva il momento della commozione, quasi alle lacrime: “Sabato ci saranno i miei amici allo stadio, quelli che avevano già preso il biglietto per Rio e poi si sono trovati in tribuna accanto a me con il gesso. Poi a Tokyo non sono potuto venire per il Covid. E qui ho rischiato di non riuscire a venire io”. Invece sabato ci sarà. A lottare come solo lui sa fare. Ha anche recuperato il braccialettino portafortuna che sua moglie Chiara gli aveva regalato prima delle qualifiche di Tokyo e poi aveva rotto. Lo ha al polso, mentre la fede è sempre in fondo alla Senna. Ma ora ha altro oro da cercare.