(foto EPA)

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L'arrampicata speed, ovvero lo sport più crudele delle Olimpiadi. Mattia Zurloni ne sa qualcosa

Umberto Zapelloni

L'atleta italiano è stato eliminato agli ottavi di finale per due soli millesimi di secondo. "E' una gara crudele, è vero, ma è quello che la rende bella. C’è ancora un margine di errore alto, ma in futuro diminuirà", racconta lui

La specialità speed dell’arrampicata sportiva è probabilmente la più crudele dell’Olimpiade. Ci si gioca tutto in meno di 5 secondi, il tempo che i primi 8 scalatori al mondo ci impiegano per salire una parete di 15 metri con una pendenza negativa di 5 gradi attraverso 20 appoggi per le mani e 11 per i piedi. Uno sprint feroce che, dopo le qualificazioni, mette uno contro l’altro gli 8 migliori. Il nostro Mattia Zurloni, 22 anni da Cassano d’Adda, campione del Mondo 2023, è stato eliminato negli ottavi per due soli millesimi. Lui ha completato la scalata in 4”997, battuto dal cinese Chnwu che ha chiuso in 4”995 poi battuto in finale dall’indonesiano Leonardo. Mattia non ha smarrito il sorriso per quei 2 millesimi che sono un distacco da Formula 1, anzi spiega nel dettaglio dove secondo lui ha perso la gara: “Le prime 5 prese non sono state perfettissime, ero anche un pochino troppo aderente alla parere nel lancio”.

 

Dell’arrampicata si è innamorato dopo una gita in Val di Fassa con la famiglia. Era poco più di un bambino. La prima arrampicata l’ha fatta a 5 anni, la prima gara a 6 e poi 16 è passato alla speed. Non ha più smesso trasformando la passione in un lavoro. Verso i 16 anni ha scoperto la speed e oggi, oltre a gareggiare in coppa del mondo, ha cominciato ad insegnarlo anche ai bambini. “Quello che mi piace di questo sport è l’adrenalina. Amo la speed proprio per l’adrenalina della durata breve, dello scontro con l'avversario, per la soddisfazione dell’arrivare prima”. “Non mi porto a casa una medaglia ma tanta fiducia perché sono riuscito ad essere competitivo in un contesto così grande. Sono contento che la speed sia riuscita ad avere il suo slot olimpico, questo è stato un grande spot per il nostro sport, non mi era mai capitato di gareggiare in uno scenario simile. Credo che una gara così veloce con questa formula di uno contro l’altro possa catturare chiunque… è una gara crudele, è vero, ma è quello che la rende bella. C’è ancora un margine di errore alto, ma in futuro diminuirà. Poi credo sia una specialità con molte possibilità di evolversi, magari con una finale a 8 come nei 100 metri e addirittura con una staffetta…”.

 

In Italia si comincia già a 8 anni con percorsi ovviamente ridotti. Mattia per ora ha lasciato la roccia per dedicarsi solo alla palestra. E’ un atleta delle Fiamme Oro e lavora a Brugherio in provincia di Milano nella palestre Big Walls. Ha fatto dell’arrampicata la sua professione e sogna di vedere tanti ragazzi imitarlo. Certo una medaglia avrebbe aiutato a moltiplicare l’eco. Ma per due millesimi Mattia deve rinviare i sogni ai Giochi di Los Angeles dove compariranno nuovi avversari sempre più giovani, leggeri e scattanti.

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