Olimpiadi
“Qui e ora”. Le donne dell'Italvolley nella storia. Battono la Turchia e vanno in finale
La pallavolo femminile si giocherà l'oro contro gli Stati Uniti. Per la prima volta la nazionale conquisterà una medaglia olimpica. Il ct Velasco: “Adesso dobbiamo evitare che ci prenda l’ansia. Faremo di tutto per vincere"
“Qui e ora”. Il segreto delle donne di Velasco sta tutto in questo mantra, trasmesso dal tecnico argentino alle sue fantastiche ragazze che, conquistando la finale per l’oro, sono già entrate nella storia della pallavolo femminile italiana che ai Giochi non aveva mai conquistato una medaglia. Contro la Turchia non è stata una passeggiata, nonostante il 3-0 finale. “Non ci era mai capitato di ritrovarci ad inseguire in tutti e tre i set. Adesso abbiamo fatto anche questa esperienza. Importante perché in finale soffriremo. Loro hanno difeso molto e contro attaccato, Vargas è stata difficile da fermare come sempre. Hanno commesso degli errori, ma anche noi abbiamo sbagliato più che in altre partite perché c’era un po’ di tensione, però alla fine noi abbiamo giocato meglio. Ma ora dobbiamo resettare tutto perché la finale con gli Stati Uniti sarà tutta un’altra partita, contro una squadra fortissima, abituata a giocare le finali olimpiche. La nostra squadra però è cresciuta perché ha fatto esperienza insieme. Abbiamo giocatrici che hanno vinto molto con i lori club. Ma bisogna fare un’esperienza insieme come squadra e la stiamo facendo. Abbiamo vinto la VNL e qui abbiamo vinto nettamente tutte le partite. Però la finale è la finale e noi non siamo il popolo scelto da Dio perché la vinca. Dio non ha scelto nessuno e la vittoria ce la dobbiamo guadagnare”.
L’appuntamento è domenica all’ora di pranzo, sarò l’assalto all’ultima medaglia in palio per arricchire il bottino italiano, più pregiato, ma meno numeroso di quello di Tokyo. Ieri sera a fine partita il presidente del Coni, Malagò è comparso in campo ad abbracciare tutte e tutti. Questa è una medaglia che pesa, di qualsiasi metallo sarà. Velasco ci credeva, a giudicare dai famigliari che ha convocato a Parigi: “Avere fiducia non è solo dire di avere fiducia. Io ho preso tre appartamenti a Parigi per mia moglie, le mie figlie e i nipoti. Li ho presi da quarti in poi e mi avrebbe dato fastidio pagare le vacanze per una settimana senza che potessero vedere della pallavolo. Meno male che ci sono dei premi…”.
Velasco ha già guidato un’Italia, quella maschile, in una finale Olimpica. Era il 1996 e ad Atlanta non finì bene per la nostra generazione di fenomeni. “Quale ricordo? Io non ricordo che cosa è successo. Dico solo qua e ora. Lo sport è questo, non è quello che è successo in passato, ma quello che succederà non solo da una partita all’altra, ma da un punto all’altro. Io ho insistito moltissimo per eliminare il 'mia' 'mia' 'mia' che si usa dopo un punto perso per prendersi la responsabilità. Non importa che cosa è successo: tutto è la palla prossima, tutto è la partita prossima. E quando ci sono degli errori gravi, io dico alle ragazze: è una fake news, non lo hai fatto quell’errore grave”. Velasco, come sempre, si trasforma in filosofo: “Noi siamo un paese che sempre pensa a quello che non ha. Continuiamo a ripetere solo in Italia succedono queste cose. Non è vero, succedono dappertutto. Io però combatto questa cultura della lamentela, del ci manca sempre qualcosa e del pensare a quello che non abbiamo. Penso a quello che abbiamo. Mi godo questa medaglia d’argento e poi faremo di tutto per trasformarla in oro e vincere la finale”.
E pensare che un anno fa, prima dell’arrivo di Velasco, Egonu era finita fuori squadra. in crisi con se stessa, con l’allenatore, con le compagne. Oggi, anche se continua ad essere l’unica a non fermarsi mai davanti ad un microfono, è il faro della squadra (contro la Turchia ha fatto 24 punti): “Noi evitiamo di esagerare a servirla, di darle certi palloni difficili. Abbiamo costruito un gioco per non dare tutte le palle a lei in certe situazioni”. Questa Italia sembra essere diventata una squadra vera. “Adesso dobbiamo evitare che ci prenda l’ansia pensando che la finale è un’opportunità unica. Dobbiamo combattere tutto quello che ci crea ansia e pensare solo a goderci il fatto che giocheremo una finale. Ci sarà pressione sullo stomaco, suderanno le mani, ma poi al primo pallone tutto passerà e a soffrire saranno soprattutto i tifosi”. Qui e ora. Ormai ci siamo.