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L'argento di Nadia Battocletti e il bronzo di Andy Diaz Hernandez riaccendono l'atletica azzurra
La trentina fa un'impresa: prima atleta nata in Europa a salire sul podio dei 10.000 alle Olimpiadi dopo 24 anni. Hernandez, nato a Cuba, arriva terzo nel triplo, alla sua prima gara in maglia Italiana. Resta l'amarezza per il quarto posto della 4X100, campione uscente. Stasera tocca a Tamberi
Dalle lacrime di Filippo Tortu alla gioia di Nadia Battocletti e di Andy Diaz Hernandez, l’ultimo arrivato in maglia azzurra dopo il passaggio da Cuba. La 4X100, campione uscente, si è fermata al quarto posto, una maledizione di questa spedizione francese, nonostante un 37”68, a soli 7 centesimi dal bronzo con Melluzzo, Jacobs, Patta (preferito a Desalu in terza frazione) e Tortu che fino a cinquanta metri dall’arrivo era davanti a tutti.
Sembrava un’altra di quelle serate maledette in una giornata cominciata con un quarto posto di Acerenza nella Senna. Poi, dopo il temporale che ha infradiciato lo Stade de France, ecco i due lampi che hanno riacceso l’atletica azzurra e rimpolpato il medagliere arrivato a quota 36 (11-12-13) meno numeroso, ma più prezioso di quello di Tokyo. Nadia Battocletti, quarta nei 5 mila, ha corso un 10.000 da sogno che l’ha portata all’argento, prima atleta nata in Europa a salire sul podio dei 10.000 alle Olimpiadi dopo 24 anni. Un risultato storico arrivato con un’altra gara condotta in modo esemplare dalla ragazza trentina, figlia d’arte e allenata dal padre. E pensare che non aveva buone sensazioni: “Nel riscaldamento non è andata come speravo, dopo 10-12 minuti ho sentito male al tendine ed era tanto forte... Devo ringraziare Carlo Ranieri e lo staff della nazionale che mi hanno rimessa a posto per la gara… Ora sono ancora in fibrillazione, non capisco bene cosa sia successo, so solo che negli ultimi 4-500 metri ho tenuto sempre gli occhi aperti per non farmi scappare le avversarie, sembra una follia quella di stare in prima corsia, ma se hai davanti una persona veloce è la scelta giusta. Mi avevano detto che non era come all’Europeo, ma a me piacciono le cose difficili”. E trasformare i due ori Europei in un argento olimpico è stata una vera impresa: “Ero arrivata alle Olimpiadi con la voglia di imparare tanto e mettermi alla prova. Onestamente neanche ci pensavo al risultato, perché questa era solo la mia quarta gara su questa distanza. Anche l’avvicinamento non è stato facile: sono stata tanto male negli ultimi giorni dopo i 5.000, mio padre mi ha detto che poteva andare bene anche così, che viene prima la salute, ma io volevo divertirmi ancora un po’, quindi sono entrata in pista col sorriso e con leggerezza”. Dove è arrivata lo abbiamo visto tutti.
E subito dopo il suo argento è arrivato il balzo di Andy Diaz Hernandez nel triplo, alla sua prima gara in maglia azzurra, lui che è nato a Cuba ed è diventato italiano solo il primo agosto dopo essersi rifugiato nel nostro paese in fuga dall’Avana. Oggi è un bronzo olimpico e un finanziere delle fiamme gialle, prima è stato un rifugiato senza tetto nelle strade di Roma. Era arrivato in Italia dopo Tokyo: quando l’aereo della sua nazionale fece scalo a Madrid, lui cambiò programma e scappò in Italia senza neppure avvertire la sua famiglia. Aveva studiato tutto nei particolari, sapeva chi contattare a Roma: Fabrizio Donato, bronzo olimpico a Londra 2012. Il caso vuole che anche allora fosse il 9 agosto. Il contatto arrivò via Instagram e da lì la sua storia è cambiata con una battaglia burocratica e l’attesa per poter vestire la maglia azzurra. Una favola. Donato era stato il primo a stupirsi. Lo aveva incrociato qualche volta a fine carriera, ma non c’era un rapporto. Ma Andy si è presentato dicendogli: “Sei l’unico che può farmi saltare fino a 40 anni”. Per adesso lo ha fatto saltare verso un bronzo inatteso, dopo l’emozione delle qualificazioni. “Non è arrivata la misura che volevo, sognavo di vincere, ma almeno ho fatto la misura giusta per prendere la medaglia. Ma prometto all’Italia che mi ha accolto e dato la maglia azzurra di portarle un oro la prossima volta”.
La serata era cominciata con il quarto posto della staffetta, con Tortu disperato per non esser riuscito a portare la medaglia ai suoi compagni e Jacobs che lo consola: “Si vince e si perde tutti insieme. Non è andata come volevamo e con 9”85 e 37”68 torniamo a casa senza una medaglia, una cosa da non credere. Ma sono contento di essere qui, vivere le Olimpiadi è sempre stato il mio sogno. Sono contento di essere tornato a correre al livello dei migliori al mondo. Con il mio tempo si è sempre presa una medaglia… ma questa è energia per il futuro. Il quarto posto fa malissimo, volevamo una medaglia, ma guardate gli Stati Uniti, avevano l’oro in tasca e sono arrivati ultimi…”. Tre anni dopo mancano tutti le medaglie d’oro conquistate a Tokyo, tranne quella di Tamberi che entra in scena stasera per “la gara della mia vita”. Basta che non arrivi quarto.