(foto EPA)

Il foglio sportivo - il ritratto di bonanza

L'importanza del piano tattico nel calcio

Alessandro Bonan

Le idee di un amico che sapeva tutto di pallone. E che lamentandosi della sua squadra usava similitudini musicali: "Ha un problema di basso"

Avevo un amico, qualche anno fa, che si chiamava Osvaldo (nome di fantasia), e sapeva tutto di pallone. Diceva di possedere un filo diretto con l’allora C.T. della Nazionale, a cui dava consigli tecnici e soprattutto tattici. A sentirlo parlare non era molto credibile, in quanto confondeva spesso il sole con la luna, un difensore lento con uno veloce che solo ai suoi occhi sbagliati sembrava lento.  Ma era sul piano tattico che dava il meglio, discettando di zona pressing, possesso palla, rombo, trequarti e “ali bruciate dal troppo sole di fronte al mare” (auto cit.). 

 

Un giorno, mi prende da una parte (e io già morivo dalla noia per il mio destino) e mi dice: “Ho capito perché la mia squadra (la squadra X), gioca molto male ma e non tira mai. E’ un problema di basso”.” Di basso?” domando io, a quel punto incuriosito. Osvaldo inizia la sua disamina e mi convince. Alla sua squadra X mancava il basso, inteso come strumento.  Teoria bizzarra ma molto interessante che provo a dirvi. Il basso, in musica, tiene insieme la band, è il coagulante, l’ingrediente magico senza il quale la pietanza si perde. Per Osvaldo, il basso nel calcio non era il regista, come si potrebbe immaginare, bensì il centravanti. E’ lui che determina il suono della squadra. Il centravanti è l’orizzonte di qualsiasi centrocampista, il quale, scrutandolo, capisce dove indirizzare il gioco. Il 9 di una volta, mi spiega Osvaldo, stava piantato in area ad aspettare che qualche volatile passasse dalle sue parti (la teoria del cacciatore di Orrico), il 9 moderno partecipa al gioco, “discute” coi compagni, blocca l’azione tra i suoi piedi per dare il tempo alla squadra di salire, “gioca la nota giusta” (ha detto proprio così) , “sorregge la metrica” (ancora lui), e permette all’azione di trovare il tempo ideale per finire bene.

 

Nella squadra X tifata da Osvaldo, il centravanti non stava mai nel posto migliore, e quando lo cercavi si faceva attendere, e se qualcuno gli chiedeva il favore di tenere il pallone, cambiava discorso occupandosi di giardinaggio. Il mio amico Osvaldo purtroppo non c’è più. Se n’è volato via un giorno freddo di febbraio insieme alle sue fantasie. Ma dopo quella volta in cui mi parlò della teoria del basso, il rapporto tra me e lui cambiò del tutto. E mi convinsi che sul piano tattico, puoi anche confondere un difensore lento con uno veloce, ma resti un comunque un mago del pallone. 

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