l'esordio

La prima volta di Conte al Maradona. Massimo Mauro: “Era l'uomo giusto per la Juve, lo sarà per il Napoli”

Alberto Brandi

Stasera in Coppa Italia il suo primo ingresso ufficiale nello stadio di Fuorigrotta in veste di allenatore del Napoli, accompagnato dai ricordi, vittorie e sconfitte che hanno caratterizzato decenni di brillante carriera. I suggerimenti dell'ex giocatore: "Gli consiglio di isolarsi"

Chi lo conosce bene assicura che non ci penserà molto. Giusto una manciata di secondi da lasciare scorrere velocemente nella mente con immagini e flash che si susseguono in rapida sequenza. Un riassunto da incipit di serie tv: “nelle puntate precedenti...”. Stasera Antonio Conte entrerà al “Maradona” per il suo esordio stagionale in una competizione ufficiale col Napoli: avversario il Modena, in Coppa Italia. E, inevitabilmente, farà i conti coi ricordi del posto. Visitò questo stadio, allora si chiamava solo “San Paolo”, per la prima volta il 5 novembre 1989 con la maglia del suo Lecce. La missione affidatagli da Carletto Mazzone era di quelle che può toglierti il sonno: marcare, pedinare e limitare la stella di casa, Diego Maradona. Il Napoli vinse 3-2, a fatica. Il Pibe de oro non entrò nel tabellino dei marcatori, a differenza del giovane Antonio che mise la sua firma sul momentaneo 2-2 sfruttando un assist di Pasculli segnando il primo storico gol in Serie A. Sarebbe rimasto l’unico in sette anni di Lecce. “Ho un grandissimo ricordo di quella giornata, marcavo proprio Maradona, ma andavo all’attacco senza paura. E’ vero che perdemmo, ma rimane un pomeriggio indimenticabile nella mia carriera” ha detto Conte durante la prima intervista al canale ufficiale del Napoli, mettendo sapientemente da parte le polemiche che seguirono il gol decisivo di Carnevale, secondo molti (allora non c’era la VAR) in posizione di fuorigioco sul passaggio di tacco di Maradona. In campo c’era, da avversario con la maglia azzurra, anche Massimo Mauro. Uno che conosce bene stadio, squadra e società: “Non mi sono dimenticato di quella partita: dovevamo assolutamente vincere per tenere il passo. E mi ricordo eccome di Conte: si capiva al volo che non era solo un centrocampista di contenimento e che sapeva buttarsi in area con coraggio”.

 

“San Paolo” stadio iconico anche per il Conte in versione allenatore. Sulla panchina della Juve, il 20 novembre 2011, sotto 3-1 contro la squadra di Mazzarri, mise nel cassetto il suo abituale modulo 4-4-2 per sperimentare quel 3-5-2 che ancora oggi è il suo credo tattico, il marchio di fabbrica. Quella partita finì 3-3 e la Juve col passare delle giornate vinse il primo di tre scudetti consecutivi essendo poi capace nel 2014 di raccogliere 102 punti, record contiano ancora imbattuto. Quella rimonta di Napoli fu, insomma, un momento di svolta. Il “San Paolo” è stato anche lo stadio della sua 100esima vittoria da allenatore (nessuno dei suoi colleghi raggiunse così velocemente il traguardo) il 6 gennaio del 2020: 3-1 alla guida dell’Inter. Proprio al periodo nerazzurro risale l’ultimo ingresso nell’impianto napoletano, il 18 aprile di tre anni fa con un pareggio, 1-1, che interruppe la striscia di undici vittorie consecutive sulla via del tricolore.

 

Chiuso il libro dei ricordi, veniamo al presente. E chi meglio di Massimo Mauro, anche lui in carriera napoletano e juventino, può dare consigli al nuovo tecnico azzurro? “Se fossi in lui mi isolerei da tutto non leggendo i giornali e non ascoltando nessuno. Sono convinto che lo farà: credo a tutto quello che dice. Quando assicura di essere diventato il primo tifoso del Napoli non usa una frase di circostanza. Ho passato un anno a raccontare in tv che sarebbe stato l’allenatore perfetto per la ricostruzione della Juve. A maggior ragione lo è per il Napoli. Non lo darà a vedere, ma stasera all’ingresso in campo proverà brividi ed emozioni. Anche lui che è un duro di natura”. 

 


L’avventura di Conte al Napoli comincia quindi dalla Coppa Italia, che compare in un’unica copia nella sua ricca bacheca: la alzò - da giocatore juventino - solo nel 1995. Da allenatore forse l’ha sempre considerata un obiettivo inferiore rispetto al campionato, vinto tre volte con la Juve e una con l’Inter. C’è da scommettere che quest’anno cambierà valutazione: la sua missione è quella di tornare a vincere qualcosa e, soprattutto, di rilanciare il Napoli dopo un anno di lacrime. In una stagione ai “domiciliari”, senza le coppe europee, il trofeo nazionale e lo scudetto sono i soli obiettivi percorribili. L’appuntamento è per le 21.15 (diretta su Italia 1), e di fronte ci sarà il Modena di Bisoli per un 32esimo di finale che fa strano: un ingresso così anticipato nella manifestazione, in zona ferragostana, non capitava al Napoli da 25 anni, stagione 2009/2010, quella che seguiva il triste 12esimo posto con in panchina Reja e poi Donadoni, peggior piazzamento dell’era De Laurentiis. Il tempo del riassunto è finito: è ora di cominciare a vedere la puntata. Quella di Conte al Napoli, siamo certi, promette bene. 

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