qui e ora

Le magnifiche ragazze del volley. L'Italia di Velasco vince l'oro olimpico

Umberto Zapelloni

Egonu trascinatrice in una partita praticamente perfetta: 3-0 agli Stati Uniti, senza lasciare mai il gioco in mano alle avversarie. E' la prima volta che l'Italvolley femminile conquista una medaglia olimpica

Qua e ora. La festa è qua e ora come recita il mantra di questa squadra arrivato nella testa delle giocatrici direttamente dall’esperienza del loro maestro argentino. Julio Velasco era ai margini o dell’impero quando l’anno scorso Busto Arsizio lo riportò su una panchina femminile, accendendo la luce che poi lo ha portato sulla panchina azzurra. In pochi mesi ha costruito un sogno e lo ha realizzato con ragazze che prima litigavano e ora si adorano. Ha creato una squadra che ha scritto la storia della pallavolo e dello sport azzurro che aspettava da troppo tempo una medaglia come questa. 

L’ultimo oro, il dodicesimo di questi Giochi parigini arrivarti a quota 40 come a Tokyo, arriva da chi non aveva mai portato a casa neppure una medaglia. Le ragazze della pallavolo azzurra che pure per anni avevano dominato il mondo, arrivavano ai Giochi e inciampavano. Questa volta non hanno sbagliato un colpo, perdendo un solo set alla prima partita con la Repubblica Domenicana. E contro gli Stati Uniti hanno fatto una partita praticamente perfetta senza lasciare mai il gioco in mano alle avversarie. Tre set a zero. Una partita mai cominciata per le nostre avversarie.

Se Paola Egonu è stata il martello pneumatico dell’impresa (22 punti alla fine), quasi un’arma illegale usata con questo cinismo, le altre non hanno sbagliato nulla. Monica De Gennaro il libero, Alessia Orro l’implacabile, Caterina Bosetti la chirurgica, la capitana Anna Danesi, Miriam Sylla una furia, Sara Fahr magistrale e le alternative sempre presenti nel momento del bisogno: Carlotta Cambi, Ekaterina Antropova e Gaia Giovannini. Meritano tutte i baci che Velasco sta distribuendo in mezzo al campo, commosso anche lui che pure di cose ne ha vinto. “Dove metto questa medaglia nella mia classifica persinale? Ve lo dirò quando andrò su una panchina con il mio cane”. C’è tempo per la nostalgia e le classifiche.

Le ragazze di Velasco entrano in campo con quegli occhi da tigre che piacciono tanto al loro maestro argentino, che sembra proprio avrebbe toccato le corde giuste della sue giocatrici. È un inizio a rullo. Le americane vanno subito sott’acqua e sul 5-1 chiamano il primo time-out che cambio poco o nulla, perché il rullo tricolore marcia indisturbato fino al 12-6 e poi vola fino al 25-18 che in 25 minuti chiude il primo set, con una Paola Egonu stratosferica, autrice di 9 punti.

Nel secondo set gli Usa provano a reagire, vanno sul 3-1, ma questa è un’Italia che ha imparato a soffrire e a non tenere a lungo la testa indietro. Sul 5-4 c’è il primo ribaltone e poi con un muro dietro l’altro le azzurre costruiscono la prima mini fuga 13-9. Il vantaggio aumenta fino al 21-16 con tre punti di fila di Caterina Bosetti mentre Antropova dà un po’ di riposo a Egonu. E anche Ekaterina partecipa alla festa con la bomba che procura il primo set-ball. Si chiude sul 25-20 in 24 minuti.

Il terzo set è una volata senza paure. L’Italia viaggia leggera verso un’ora straordinario. In altri 24’ chiude il discorso sul 25-17 mentre dagli altoparlanti comincia a suonare “Sarà perchè ti amo”. È la colonna sonora di questa impresa, la compagna di viaggio di queste ragazze che ci hanno fatto innamorare. Nello sport italiano abbiamo le Farfalle e le Fate. Come possiamo chiamare queste ragazze? Le magnifiche. Può bastare?

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