Parigi 2024

Le Olimpiadi delle ragazze e di Malagò: "Protagonisti dello sport mondiale"

Umberto Zapelloni

Oro storico per l’Italvolley femminile. La medaglia numero quaranta di una spedizione olimpica trainata dalle donne. Il presidente del Coni, in barba alla politica, si gode il successo: "Siamo andati bene in 20 discipline diverse, forse i migliori al mondo. E prima non era così”

Dentro l’ultimo oro della spedizione azzurra a Parigi c’è un po’ tutto lo sport italiano. La medaglia storica delle ragazze della pallavolo, la prima in assoluto per uno sport dove pure abbiamo spesso dominato il mondo, è un mix di gioventù ed esperienza, di nuovi e “vecchi” italiani e di un italiano acquisito come Julio Velasco che sarà nato in Argentina, ma è in Italia da una vita e avvolto nel tricolore sembrava davvero più italiano di tanti altri.

E’ un successo che puoi leggere culturalmente o socialmente, una vittoria che parte da un gruppo litigarello che si è trovato unito come mai, arrivato a organizzare delle riunioni pre partita senza neppure bisogno che glielo chiedesse il vecchio maestro, arrivato a portare ordine nei suoi pensieri con un mantra che è diventato lo slogan di questo successo: “Qui e ora”. Julio Velasco è un cultore di questa filosofia. Lui vuole godersi quello che ha e non pensare a quello che ha perso. Ha fatto così con la sconfitta di Atlanta, quando la sua generazione di fenomeni perse la finale con gli Stati Uniti. “Non ho mai avuto l’ossessione dell’oro. Io non mi sento come Baggio che dice che non ha pace perché ha sbagliato il rigore, anche lui dovrebbe essere in pace. Succede. La squadra di Atlanta è stata una squadra straordinaria che ha perso una partita per due palloni. L’ho accettato perché è una cosa sportiva”. Un insegnamento. Come quando si è seduto di fronte a Paola Egonu, la nostra superstar, forte quanto fragile, e le ha spiegato come vivere sempre sotto i riflettori, come liberarsi nella testa: “Velasco è riuscito a creare la squadra, a mettere insieme i punti di forza di ogni atleta e mi ha tranquillizzata molto, mi ha dato la possibilità di trovare la serenità per fare le scelte giuste in campo. Questo oro mi ha dato la possibilità di rialzarmi”.

A godersi il dodicesimo oro, la quarantesima medaglia di Parigi 2024, quota che va a pareggiare quella di Tokyo, migliorando però la qualità dei metalli c’è anche il presidente del Coni Giovanni Malagò. Lui in mezzo alle donne ci sta sempre bene. E non è un caso che questi Giochi francesi siano stati un po’ i Giochi delle donne per noi italiani che, soprattutto per quanto riguarda le medaglie d’oro, dobbiamo ringraziare molto la nostra pattuglia rosa che ha messo mano in 9 delle 12 medaglie più preziose. Due volte in coppia (tiro e vela), le altre tutte da sole tra spada, judo, windsurf, tennis, ginnastica artistica, ciclismo su pista e pallavolo, la medaglia di squadra che ci mancava da 20 anni e che ha dato più gusto e peso al tutto. “Credo che nel mondo occidentale stiamo vivendo una rivoluzione silenziosa ed è la rivoluzione delle donne e ci sono uomini che non riescono ad accettare questo cambiamento, ad accettare che sia una donna a decidere. Credo che nello sport i successi delle donne possano aiutarci a cambiare. Quando Rita Levi Montalcini studiava Medicina a Torino era l’unica ragazza, oggi sono la maggioranza… Sull’uguaglianza tra uomo e donna c’è ancora da fare molto, ma i messaggi che dà lo sport devono servire a questo. Non siamo uguali, anzi siamo molto diversi, ma dobbiamo avere la stessa importanza”, dice Julio Velasco nel giorno in cui festeggia una medaglia storica. E’ un altro giorno delle donne alla fine di un’Olimpiade in cui l’Italia aveva raggiunto quasi la perfetta parità nel numero degli iscritti.

Nel mondo di Malagò non c’è mai stata differenza, ha due vicepresidenti donne (Silvia Salis e Diana Bianchedi), ha sempre guardato allo sport femminile come a quello maschile volendo fortemente un doppio porta bandiere. “Le donne hanno stravinto la competizione con i maschietti, mai successo – ha detto – Abbiamo vinto 12 ori: 2 sono prove miste, 3 uomini, 7 donne. A livello individuale 26 donne hanno vinto la medaglia d’oro, gli uomini sono 5. C’è un rapporto uno a cinque, è veramente impressionante”.

Nel giorno del bilancio di fine Olimpiade il presidente si trova ancora dalla parte del vincitore anche se dall’altra parte c’è la politica che non perde occasione di attaccarlo come ha fatto pochi giorni fa in un’intervista alla Stampa il ministro Abodi parlando apertamente di fine ciclo. “Il ministro dello Sport che dice questa cosa, a cinque giorni dalla fine delle Olimpiadi mentre uno ci mette la faccia e soffre, è stato fuori luogo. Questo non è solo un problema di stile. Io non l’avrei mai fatto”. Più cercano di tirarlo giù, negandogli la possibilità di farsi rieleggere per un nuovo mandato che almeno lo porti a Milano Cortina, più lui si tira su. Da Tokyo era tornato da trionfatore con 40 medaglie (10-10-20), da Parigi ne voleva almeno una in più, ma alla fine ha pareggiato il conto aumentando gli ori (12) e gli argenti (13) e diminuendo i bronzi (15). Senza contare che abbiamo trionfato nella classifica delle medaglie di legno con 20 quarti posti che per questione di centimetri, centesimi o pochi voti non hanno arricchito il medagliere. Abbiamo azzerato gli ori dell’atletica, ma in parecchi casi per fattori esterni (la colica di Tamberi, la frattura di Stano, il Covid della Palmisano), abbiamo trovato un nuovo filone d’oro nel nuoto e nel tennis, federazioni con presidenti anti Malagò, ma non importa. “Quaranta medaglie come Tokyo. Avevo detto che volevamo fare da quaranta in su e ci siamo riusciti con una precisa, evidente e analitica situazione che ha caratterizzato la qualità delle medaglie con due ori in più, tre argenti in più e un ruolo da protagonisti dello sport mondiale. Avevo fiducia perché la qualità dei nostri qualificati era alta. Abbiamo vinto più o meno un terzo delle medaglie americane, ma abbiamo fatto 20 quarti posti e 27 quinti posti. Questo ti fa capire quanto sia stata qualitativa questa spedizione. Abbiamo avuto 40 medaglie e 80 medagliati. Siamo un paese chiarissimamente multidisciplinare, siamo andati bene in 20 sport diversi, forse i migliori del mondo. E prima non era così”.

I numeri parlano chiaro. Ma il mondo al contrario in cui vivono i suoi avversari politici non guarda ai risultati evidentemente. Questa potrebbe essere stata l’ultima Olimpiade da presidente del Coni: “Se la politica si prende la responsabilità di tenere questa norma… quella legge è stata cambiata due volte in dieci mesi… Un piccolo pezzo della politica ha ritenuto di non cambiare questa legge solo ed esclusivamente nei confronti del Coni. Questa decisione eventuale di non cambiare la norma è una decisione che va contro il consenso del mondo dello sport”. Come dire lo sport mi vuole (magari non tutto, d’accordo), ma la politica no. Anzi cavalca le polemiche come quelle sulla boxe femminile e la pallanuoto maschile. “La politica ha un ruolo diverso dal mio, non la sto criticando. Ma fa parte del gioco delle parti. Quello che dico è che io, tra Angela Carini e un’atleta di qualsiasi altro paese, secondo voi da che parte sto? Io non apprezzo chi fa il tuttologo. Chi fa il medico ed è scienziato e ha competenze su questa faccenda cromosomica ha detto che questi pugili possono gareggiare e sono donne. Poi ad altri non sta bene in base a cosa? In base alle sembianze. L’Iba non è più la federazione internazionale perché è stata screditata, è una organizzazione privata che ha un nemico evidente che è il Cio. E io da che parte dovrei stare? Ditemelo voi. Questo è il punto centrale. Khelif combatte a questi livelli da otto anni…”. Una cosa Malagò dovrebbe migliorare: la scelta delle premiazioni effettuate come membro Cio. Non ne ha azzeccata una. Aveva scelto fioretto femminile, nuoto di fondo e salto in alto. Vedrete che qualcuno lo attaccherà anche per questo.

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